19 settembre 2017 – Corriere del Trentino

Artigiani, levata di scudi contro la Fiom

Reazione dopo la richiesta di un sostegno di tutta la Cgil e di escludere i fornitori «non allineati» Ianeselli: «Non può dettare compiti a Via Muredei». Segatta: «Difenderemo le nostre aziende»

Levata di scudi contro l’iniziativa della Fiom Cgil sull’integrativo provinciale dei metalmeccanici artigiani, vale a dire la richiesta agli industriali di mettere paletti in modo che le fabbriche non diano più lavoro ai fornitori che hanno firmato l’accordo quest’estate. Le critiche arrivano soprattutto da Cisl e Uil, oltre che dagli stessi Artigiani. Intanto in via Muredei la questione si candida ad essere un tema caldo nel prossimo direttivo del 29 settembre.

Come riportato sul Corriere del Trentino di domenica, la Fiom, per difendere il contratto del 2016 e la decisione di non aderire alla piattaforma 2017, ha deciso all’unanimità di «investire del problema il direttivo della Cgil del Trentino, al fine di mobilitare l’intera Confederazione su un tema tanto cruciale per tutto il mondo del lavoro di questo territorio». Inoltre vuole inserire nel rinnovo dei contratti aziendali delle industrie «precisi vincoli sulle forniture», affinché le fabbriche diano lavoro solo agli artigiani che seguono Fiom, e agli altri niente. Altrimenti ci saranno «adeguate azioni di lotta».

Franco Ianeselli, segretario della Cgil, ribadisce la «Confederazione farà di tutto per ricucire» con Artigiani, Fim Cisl e Uilm. Detto ciò, se la Fiom stava per affrontare nel suo comitato direttivo una questione così delicata, «era il caso che chiamasse a partecipare anche la Confederazione», nella seduta di giovedì sera. Anche perché «non può essere che la Fiom si metta a dettare i compiti, sperando che poi la Cgil esegua» dice il segretario. La frattura fra Ianeselli e i metalmeccanici della Cgil si era già consumata prima di Ferragosto. Difficile dare un lettura a quanto ora sta accadendo: da un parte c’è la sensazione che Fiom stia cercando di «uscire dall’angolo», dopo aver rinunciato a un accordo con gli Artigiani atteso dal 2001 e che i più considerano soddisfacente. Dall’altro sembra che si voglia mettere in difficoltà lo stesso Ianeselli, che però, sulla questione più spinosa dei «fornitori», rimanda alla discussione in direttivo a fine mese.

Sulla questione sono molti gli interventi esterni. Lorenzo Pomini, segretario generale della Cisl, afferma: «Mai vista una cosa di questo genere, sembra di essere tornati agli scontri del 2000. La Fiom ha una posizione ideologica: o con me o contro di me. C’è la presunzione di condizionare le imprese industriali, proprio quando è in corso la ripresa e si cerca di rendere sempre più fluidi i rapporti. Nell’ipotesi che un’azienda accettasse il diktat — prosegue —, il fornitore artigiano che applica il contratto firmato dalla sua associazione probabilmente sarebbe costretto a chiudere».

Il presidente di Assoartigiani, Marco Segatta, propende per considerare quella di Fiom più che altro una boutade, in ogni caso si esprime in questi termini: «Se loro non hanno firmato è perché si sono alzati dal tavolo. Inutile che adesso insistano a dire che non va bene l’accordo. In ogni caso noi siamo sempre disponibili al dialogo, le porte sono aperte. Ma fino a un certo punto: se intendono dar seguito a iniziative specifiche, noi come Artigiani tuteleremo le nostre aziende».

Per la categoria dei metalmeccanici, interviene Luciano Remorini della Fim Cisl, che quel contratto l’ha firmato. «Non capisco dove la Fiom voglia andare a parare. Il loro non è un atteggiamento sindacale. Voglio vedere come si porranno al tavolo delle trattative con la Provincia e l’assessore Olivi quando si discuterà di sostegni per l’indotto delle aziende. La Fiom chiederà di aiutare solo chi si riferisce all’integrativo 2016? E i dipendenti delle altre aziende li lasciamo licenziare? Mi chiedo cosa ne pensi il segretario Ianeselli: se appoggiasse una simile posizione ci sarebbe qualche serio problema».

Per la Uil prende posizione Alan Tancredi, segretario confederale all’industria e artigianato. «Qui si è fatto un errore clamoroso: è stata confuso l’artigianato con l’industria. Noi da tempo cerchiamo di costruire relazioni sindacali con questo comparto e siamo riusciti ad arrivare a un 7-8% di rappresentanza, senza riuscire ad avere un solo delegato. Il percorso è difficile». La Uil non capisce dunque il perché di un rifiuto rispetto a un accordo che comunque prevede un’una tantum, aumenti, malattie pagate ecc. «Chiedo al segretario Fiom Manuela Terragnolo: da ottobre 2016 ad agosto 2017 cosa avete fatto? Se il contratto giusto era quello del 2016, perché non avete fatto azioni di lotta per difenderlo? Quanto ai paletti sui fornitori, le affermazioni sono ridicole e nel contempo di una gravità assoluta. Così non si fa un dispetto solo agli Artigiani come parte datoriale, ma ai lavoratori. E questo non mi va bene. Noi come Uil vogliamo rimanere sul piano pragmatico: fra tre anni l’integrativo provinciale scadrà, potremo dunque migliorarlo. Ma per lo meno ora abbiamo un accordo, che mancava dal 2001».

Scarica il pdf: artigiani ART 190917