13 settembre 2018 – Trentino

Balletto di insegnanti in tante classi. La causa? I precari entrati in ruolo.

Il record è di una classe del liceo Rosmini che ha otto docenti nuovi su nove. Ma Di Fiore (Uil): «La mobilità è stata di 620 su 7000 cattedre totali»

Inizio dell’anno positivo per 850 insegnanti che negli ultimi anni sono passati dal contratto a tempo determinato a quello indeterminato. Ma questo dato ha un’altra faccia della medaglia, se lo si considera sul fronte della mobilità. In scuole dove c’era un alto numero di docenti precari, il risultato è stato che gli studenti si sono trovati con la maggior parte dei professori cambiati. Sarà un’eccezione, ma ieri è successo in una classe quarta del liceo socio psico pedagogico “Rosmini” che gli studenti si sono ritrovati con 8 insegnanti nuovi su 9. Il responsabile della Uil scuola Pietro Di Fiore conferma che è un diritto dell’insegnante, garantito dal contratto, quello del trasferimento che prevale rispetto alla continuità didattica.
Si può quantificare il numero degli insegnanti che hanno ottenuto un trasferimento?
«Il dato provinciale – precisa Di Fiore – che è valido anche a livello nazionale è che la mobilità sposta il 15 per cento di media degli insegnanti. Il ventaglioètrail10eil20percento, a seconda delle materie. Quest’anno in Trentino la mobilità è stata di 620 docenti su 7000 totali. Ma se gli insegnanti sono cambiati per le stabilizzazioni, non può che essere una cosa positiva, perché vuol dire che al posto di docenti precari ora si hanno quelli stabili. Ci può essere anche un altro fattore alla base di queste nuove immissioni».
E quale sarebbe?
Fino all’anno scorso era difficile per gli insegnanti che lavoravano in Trentino ottenere il trasferimento, per il vincolo di permanenza che era stato introdotto quando nel passato governo Berlusconi non si facevano immissioni in ruolo e per questo c’era il vincolo di 5 anni di permanenza. Ora che la situazione è migliorata, anche in Trentino si è riportato il vincolo di permanenza a 3 anni e può darsi che questo fattore abbia portato ad una mobilità maggiore di docenti che tornano a casa.
Per chi è entrato di ruolo quest’anno, c’è l’obbligo di mantenere la cattedra per 3 anni?
Dipende, perché la cattedra può essere vacante, ma può anche essere temporaneamente disponibile, per cui un insegnante può avere la titolarità magari un anno dopo o rimanere soprannumerario. Ma in Trentino abbiamo puntato alla continuità didattica non con un vincolo minimo di anni, ma premiando chi s’impegna.
Con che criterio si premia la continuità didattica?
Chi mantiene la titolarità sulla stessa cattedra per 5 anni riceve un premio in termini di punteggio e questo meccanismo è già entrato in vigore. Questo per favorire la continuità, anche se spesso i cambiamenti di insegnanti non dipendono dalla volontà dei singoli, ma per i meccanismi perversi del sistema di assegnazione delle cattedre e dalla scarsa volontà di stabilizzare le cattedre. Noi in Trentino abbiamo scelto i meccanismi premiali.
Da cosa nasce la difficoltà di stabilizzare le cattedre?
Questa sarà la vera battaglia su cui ci muoveremo quest’anno. La commissione europea, ma anche la legge nazionale vieta di avere stipendi diversi a parità di lavoro, mentre nella scuola questa disparità rimane. Se sei di ruolo scatta l’anzianità, mentre se sei precario no, così si pagano meno gli insegnanti. Su questo le organizzazioni sindacali hanno fatto ricorsi, siamo partiti nel 2011 ed abbiamo vinto il primo grado e l’appello, ora siamo in attesa della sentenza della Cassazione. Gli insegnanti ricorrenti hanno già iniziato a prendere i riconoscimenti economici che spettano loro.

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