28 settembre 2021 –  Corriere del Trentino

Biodistretto, scontro sul referendum flop. I sindacati: «Punto di non ritorno»

TRENTO Non ha vinto né il «sì» né il «no», a trionfare al referendum di domenica per l’istituzione del biodistretto provinciale è stata l’astensione. Domenica alla chiusura dei seggi non è stato raggiunto il quorum del 40% necessario per validare la consultazione. Colpa del «silenzio istituzionale» dice Fabio Giuliani, presidente del comitato promotore, che raggruppa una trentina di associazioni. «Non si può cambiare radicalmente dall’oggi al domani» è invece il commento di Mario Tonina, vicepresidente e assessore all’ambiente della Provincia.Se avesse vinto il «sì» Piazza Dante sarebbe stata obbligata a disciplinare l’istituzione di un distretto provinciale per promuovere i «metodi biologici». Ma alle urne si sono recati solo 60.081 cittadini (di cui 36.896 femmine e 31.185 maschi), su un totale di 437.113 aventi diritto. Il Comune in cui si è registrata l’affluenza più alta è stato quello di Cavizzana (38,16%), mentre a Sporminore (5,07%) quella più bassa. «Molte persone non sapevano neppure che ci fosse il referendum – denuncia il presidente del comitato per il «sì» – La Provincia ha contribuito poco alla campagna di informazione istituzionale». Secondo i promotori si tratta di una grande occasione persa. «Con la vittoria – prosegue Giuliani – avremmo imposto un tavolo politico, invece ora la strada per ottemperare agli obblighi dell’agenda europea è in salita». In Trentino l’incidenza del bio sui terreni coltivati è del 5,4%, percentuale minore rispetto alla media nazionale del 15% e ancora lontana dall’obiettivo del 25% dell’Agenda 2030. «Non credo sia un’occasione persa – replica Tonina -. Il mondo agricolo si sta già impegnando sul fronte dell’agricoltura biologica e come in tutte le cose ci vuole tempo per vedere i risultati e per avere un’adesione importante, anche perché è un cambiamento strettamente legato alle regole del mercato. Se la società civile avesse ritenuto questo referendum una svolta sarebbe andata a votare, ma non l’ha fatto». Per i sindacati Cgil, Cisl e Uil – sostenitori del «sì» – il referendum ha segnato un «punto di non ritorno»: «Si è rimasti lontani dal raggiungimento del quorum, peraltro fissato su percentuali elevate, ma si è avviato un processo democratico importante. Adesso la sfida è ampliare ancora il coinvolgimento».

Diverse le interpretazioni all’interno del fronte degli «scettici». «I due milioni di euro spesi per il referendum sarebbero stati utili per la ricerca sulle varietà resistenti – considera Barbacovi (Coldiretti), che accusa il comitato promotore di non averli coinvolti – Noi continueremo ad agevolare chi fa agricoltura bio e lavoreremo per rendere quella integrata sempre meno impattante». «Un metodo di produzione come quello biologico non può essere imposto ma si deve creare un percorso di consapevolezza – commenta Diego Coller, presidente di Confagricoltura del Trentino – Potrà orientare sicuramente la creazione di filiere condivise tra produttori e consumatori, per le quali ci mettiamo fin d’ora a disposizione».

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