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Azienda sanitaria. Nella squadra di comando si governa “in deroga”
Cgil Cisl Uil: la quasi totalità delle nomine del consiglio di direzione è composta da facenti funzioni. Scelta discrezionale e poco trasparente che aumenta l’incertezza in una fase delicatissima. Serve accelerare sul bando per il nuovo dg
“Quattro su sei dei professionisti entrati nella squadra del nuovo direttore generale facente funzioni dell’Azienda sanitaria, Antonio Ferro, sono figure prive dei requisiti di legge e assumono il loro incarico, a loro volta, come “facenti funzioni”. Di fatto dunque sono nomine in deroga alla legge, che allungano un’ombra profonda sulla trasparenza con cui sono individuati i vertici dell’Azienda sanitaria trentina”. Commentano così i segretari generali di Cgil Cisl Uil quanto emerge dalle delibere di Via Degasperi con cui sono stati nominati i nuovi componenti del consiglio di direzione che ha il compito di affiancare il dottor Ferro. “Non contestiamo la professionalità e la competenza di chi è stato chiamato a ricoprire questi ruoli – proseguono Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -, riteniamo però quantomeno singolare che dopo aver cambiato due direttore generali in poco meno di un anno, adesso l’Azienda sanitaria si ritrovi con un vertice in cui la gran parte delle figure apicali non sono nella piena titolarità dei propri uffici. Non vorremmo che questa scelta sottenda la volontà di qualcuno di avere le mani libere dentro l’Azienda e rileviamo che, a differenza di quello che fece il dottor Benetollo giusto un anno fa, oggi la gestione della Apss da parte del direttore generale facente funzioni assume un’impronta del tutto discrezionale, scarsamente trasparente e non rispettosa della normativa. Non ci pare un buon viatico”.
Cgil Cisl Uil contestano questa serie di scelte che derogano alla legge provinciale e per questa ragione espongono le stesse nomine al rischio di impugnativa, aumentando la situazione di incertezza e instabilità in cui versa l’Azienda ormai dall’inizio della legislatura. “Questo rischia di compromettere l’operatività dell’Apss in un momento in cui l’emergenza Covid non è ancora conclusa e si preparano profondi cambiamenti organizzativi per la sanità trentina”.
Senza dimenticare che agendo in questo modo, di fatto, non sono state rispettate le priorità di altri professionisti presenti negli albi e in possesso di tutti i requisiti mentre non si conoscono quali criteri è stato nominato un professionista piuttosto che un altro. “Bypassare le norme vuol dire mettere in pericolo l’autonomia dell’Azienda sanitaria, autonomia che è fondamentale per garantire un servizio sanitario efficiente e di qualità per tutte le cittadine ed i cittadini. E’ per questa ragione che riteniamo molto grave la scelta operata”, denunciano i tre segretari generali.
Cgil Cisl Uil quindi chiedono a gran voce un impegno politico chiaro da parte dell’assessora Segnana affinché il bando per il nuovo direttore generale venga licenziato e pubblicato entro poche settimane, comunque prima di ferragosto, in modo da avere finalmente un’Azienda sanitaria con la piena titolarità dei suoi vertici a partire da settembre. “Bisogna accelerare il processo di individuazione del nuovo direttore generale per superare questa surreale fase di incertezza che dura da fin troppi mesi. La Giunta ha tutti gli strumenti per farlo”, concludono Grosselli, Bezzi e Alotti.
Trento, 22 luglio 2021




Indennità regionali, scelta sconcertante.
Cgil Cisl Uil contestano metodo e merito del provvedimento sostenuto da Svp e Lega Salvini
“Mai contrari all’adeguamento equo dei compensi, ma così ci si fa gioco della sofferenza dei lavoratori”
“L’aumento delle indennità regionali deliberato con un vero e proprio blitz, in barba alle regole del confronto democratico, è inaccettabile ed è sconcertante che chi ha proposto quell’emendamento così come quanti hanno votato a favore non si rendano conto che in questo modo si dà uno schiaffo a migliaia di lavoratrici e lavoratori che in questo anno di pandemia hanno visto pesantemente ridotti i loro redditi, e soprattutto a quei lavoratori che la crisi ha messo in ginocchio come gli stagionali del turismo per i quali ieri l’Aula non è stata capace di trovare, tra le pieghe dell’assestamento regionale, nemmeno un euro”. Cgil Cisl Uil non fanno sconti alla decisione assunta ieri sera in Consiglio regionale con l’appoggio di Svp e Lega Salvini.
“Non siamo mai stati contrari all’adeguamento delle indennità, ma troviamo inaccettabile che si preveda un meccanismo di automatismo che non esiste per nessun contratto di lavoro né pubblico né privato – sottolineano i tre segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -. Per di più il colpo di mano di ieri ha cancellato un percorso di confronto sulla revisione delle indennità già avviato sul disegno di legge 33. Tutto il percorso fatto fino a questo momento non è servito a nulla”.
Sul metodo Cgil Cisl Uil, infatti, puntano il dito contro un emendamento che ha fatto carta straccia del confronto già in essere sulla revisione delle indennità e dei criteri per aumentarla. Temi su cui gli stessi sindacati con Acli nel marzo scorso avevano presentato delle osservazioni esprimendosi non contro l’adeguamento delle indennità, ma bocciandone l’automatismo.
“Siamo sempre stati per l’individuazione di un meccanismo equo. Adesso, invece, non solo si inserisce un automatismo per gli aumenti, ma si ha anche l’arroganza di indicizzarlo alla media dell’inflazione Istat di Trento e Bolzano. Siamo fuori dal mondo”.
Nel merito Cgil Cisl Uil contestano anche un meccanismo che esclude, nei fatti, la libertà dei consiglieri di rinunciare agli arretrati. “Quelle somme potevano essere accantonate in un fondo e usate per famiglie e lavoratori in difficoltà. Non si potrà fare nemmeno questo”.
L’emendamento cancella con un colpo di spugna anche tutte le ipotesi sul tavolo per un adeguamento calcolato su un paniere di contratti pubblici e privati. “Questo avrebbe garantito aumenti congrui e sicuramente più equi”.
Infine la beffa dell’adeguamento quinquennale e non annuale. “E’ una funzione, perché in ogni caso si recuperano i cinque anni pregressi. Sempre di automatismo si tratta”.
Resta lo sconcerto per una decisione che viene assunta da quella stessa maggioranza Lega Salvini – Svp che non ha accolto la proposta di Cgil Cisl Uil del Trentino e dell’Alto Adige per stanziare risorse indirizzate a riconoscere i contributi previdenziali ai lavoratori stagionali per i periodi scoperti dalla Naspi e quindi privi anche dalla contribuzione figurativa. “Alla luce di questa posizione la scelta di ieri appare ancora più grave. Di fronte alla sofferenza dei lavoratori e delle lavoratrici la maggioranza non solo si svolta dall’altra parte, ma colpevolmente passa all’incasso”, concludono i tre segretari provinciali.
Trento, 22 luglio 2021


“Un’occasione persa il mancato sostegno previdenziale agli stagionali del turismo”
Assestamento Regione TAA. “Un’occasione persa il mancato sostegno previdenziale agli stagionali del turismo”
Cgil Cisl Uil del Trentino amari: “Si parla tanto di Regione e non se ne sfruttano nemmeno le competenze. Ma per gli aumenti dei consiglieri regionali si procede per emendamento”. Apertura della Regione invece sul fronte dei benefici per disoccupati e cassintegrati iscritti alla previdenza complementare
“Nell’assestamento di bilancio della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, la Giunta Fugatti-Kompatscher si è dimenticata del futuro pensionistico delle lavoratrici e dei lavoratori del settore turistico che l’inverno scorso, sia a Trento che a Bolzano, non hanno lavorato per colpa della pandemia e non hanno avuto la copertura degli ammortizzatori sociali e della contribuzione previdenziale figurativa. La cosa è ancora più censurabile visto che invece per garantire gli aumenti delle indennità dei consiglieri regionali, la maggioranza SVP-Lega procede senza timore con un emendamento blitz, bypassando il lavoro della commissione che aveva audito anche le organizzazioni sindacali”. Con queste parole i segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti commentano con amarezza la discussione in Consiglio regionale oggi a Trento della manovra di assestamento che, tra l’altro, “regala” 100 milioni di euro a ciascuna Provincia autonoma.
Nell’aprile scorso, insieme ai sindacati altoatesini, Cgil Cisl Uil del Trentino avevano scritto alla Giunta regionale per proporre l’introduzione di un meccanismo per il riconoscimento dei contributi previdenziali ai lavoratori stagionali per i periodi scoperti dalla Naspi e quindi privi anche dalla contribuzione figurativa, garantendo un sostegno economico pari al corrispettivo del costo del riscatto e quindi al versamento dei contributi volontari effettivamente pagati all’Inps.
“Capiamo le esigenze finanziarie delle due Province – incalzano Grosselli, Bezzi ed Alotti – ma così migliaia di stagionali, discontinui e precari resteranno con mesi di buchi contributivi che peseranno un giorno sulle loro pensioni, visto che ormai siamo tutti nel sistema contributivo. C’è poi lo sconcerto nel rilevare il fatto che le forze politiche trentine, in particolare quelle di maggioranza, non perdono occasione per ribadire la necessità di rivitalizzare la Regione e dotarla di maggiori funzioni. Poi, però anche quando su una specifica tematica, quella previdenziale, la Regione ha piena competenza statutaria, ci si guarda bene dall’utilizzarla, anzi vi si abdica in quattro e quattr’otto per esigenze di cassa a livello provinciale. Il tutto mentre si va verso la conferma degli aumenti delle indennità dei consiglieri regionali. Ecco allora che la scelta di non sostenere dal punto di vista previdenziale gli stagionali rappresenta una doppia occasione mancata e uno schiaffo morale verso tutte le lavoratrici ed i lavoratori che non godono di aumenti automatici ma che anzi in un anno e mezzo di pandemia hanno subito riduzioni drastiche di stipendi e salari”.
I sindacati trentini non si danno per vinti e torneranno alla carica proprio a livello provinciale. “In Trentino la Giunta non ha saputo spendere i 13 milioni stanziati sulla legge 3 lo scorso anno e anche il sostegno agli stagionali del turismo previsto dalla legge 7 probabilmente non utilizzerà tutti e 18 i milioni di euro messi in preventivo a maggio. Chiederemo quindi formalmente che parte di queste risorse disponibili e non spese vengano dirottate al sostegno previdenziale di stagionali, discontinui e precari. Sostegno che – lo ricordiamo – sarebbe stato garantito automaticamente se la Giunta provinciale avesse scelto di utilizzare il Fondo di solidarietà del Trentino”.
C’è invece una parziale apertura da parte della Regione per quanto riguarda i benefici garantiti da Pensplan a disoccupati e cassintegrati iscritti ai fondi di previdenza complementare. “Come sindacati trentini e altoatesini avevamo chiesto alla Regione – confermano Grosselli, Bezzi e Alotti – di neutralizzare i periodi coincidenti con l’emergenza sanitaria, coperti dagli interventi a sostegno dei versamenti alla previdenza integrativa di chi è senza lavoro o sospeso. Da molti anni infatti la Regione tramite Pensplan supporta i lavoratori aderenti alla previdenza integrativa con versamenti di 10 euro o 30 euro a settimana rispettivamente se il lavoratore è in cassa integrazione o in disoccupazione. Su questo fronte ci dovrebbe essere un parziale accoglimento della nostra proposta”. Infatti le provvidenze di Pensplan acquisite in forza di condizioni di disagio occupazionale a partire dal 23 febbraio 2020, con lo scoppio dell’emergenza sanitaria per la pandemia da Covid-19, per almeno 26 settimane non verrebbero computate al fine del calcolo del numero massimo di settimane di sostegno – fissato dal regolamento regionale in 208 settimane durante tutto l’arco della vita lavorativa – per tutti gli aderenti ai fondi pensione complementari.
Trento, 21 luglio 2021

Occupazione in Trentino. “Rimbalzo dell’industria. Ora serve consolidare la ripresa in tutti i settori”
Occupazione in Trentino. “Rimbalzo dell’industria. Ora serve consolidare la ripresa in tutti i settori”
Positivi i dati delle assunzioni nel manifatturiero. Ora sono essenziali l’incontro domanda-offerta e le politiche attive. In miglioramento anche ricettivo e ristorazione: “Per questi settori, il green pass è l’unica opzione contro le incertezze del Covid e l’ipotesi di nuove restrizioni”
Sono positivi i dati sulle assunzioni a maggio in Trentino. Il report mensile di Agenzia del Lavoro conferma le tendenze registrate ad aprile. A maggio infatti i nuovi contratti di lavoro sono stati complessivamente 10.128, il doppio dello stesso mese dello scorso anno, ma anche il 25% in più del 2019. Nei primi cinque mesi dell’anno, però, risultano oltre 7mila contratti in meno rispetto al 2019: le assunzioni registrate nel periodo quest’anno sono state infatti 41.464 contro le 48.583 di due anni fa. Mancano, dunque, all’appello 7.340 contratti di lavoro nel settore terziario rispetto ai primi cinque mesi del 2019, a dimostrazione che l’impatto della mancata stagione sciistica invernale e della lenta ripresa del settore turistico in primavera si fanno ancora sentire, anche se sempre meno.
A sostenere le buone performance del mercato del lavoro provinciale è il settore industriale, in particolare il manifatturiero. Da gennaio a maggio le assunzioni sono addirittura aumentate rispetto allo stesso periodo del 2019 (+4,6%), dimostrando che il settore industriale è già ritornato ai livelli pre crisi. “Il rimbalzo del settore industriale è ormai avviato – spiegano i segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti – ed a confermarlo c’è anche il drastico calo nel ricorso alla cassa integrazione rispetto ai mesi precedenti”. Per il manifatturiero ora è urgente migliorare i servizi di incontro tra domanda e offerta di lavoro e le politiche attive per dare risposte certe alle aziende industriali che cercano personale. I sindacati ricordano quanto scritto alla Giunta provinciale ormai a marzo: serve un piano per la riqualificazione dei disoccupati per garantire un veloce reinserimento occupazionale nei settori dove la domanda è forte.
“Se a poche settimane dallo sblocco dei licenziamenti – continuano Grosselli, Bezzi e Alotti -, in Trentino non si registrano situazioni allarmanti è anche perché la ripresa del settore manifatturiero continua. Confidiamo che nei prossimi mesi la tendenza si confermi. Se così sarà, dovremo affinare le politiche provinciali per sostenere le assunzioni stabili in maniera selettiva, non come fatto fino ad oggi. Nei primi cinque mesi dell’anno infatti le assunzioni stabili sono state 5.155, con un saldo negativo di ben 3.147 assunzioni a tempo indeterminato rispetto allo stesso periodo del 2019”.
Ma per i sindacati l’impegno deve essere anche quello di consolidare la ripresa in tutti i settori, anche nel terziario dove a maggio si registra un aumento significativo delle assunzioni di 2.795 unità (+27,6%) rispetto allo stesso periodo del 2019, ma se si osservano complessivamente i primi cinque mesi dell’anno i livelli del mercato del lavoro restano ancora distanti dall’epoca pre pandemia. Solo con i dati di giugno – quando due anni fa si registrarono oltre 15mila assunzioni in un mese – si potrà effettivamente verificare se il settore turistico, come nel 2020, potrà contare su una stagione estiva davvero positiva. “Purtroppo la diffusione delle varianti del Sars-CoV-2 – ammettono i segretari di Cgil Cisl Uil del Trentino – rendono la stagione turistica più incerta rispetto a quella dello scorso anno. Ma i segnali sembrano ancora positivi. E’ però ormai certo che l’unica possibile opzione per ridurre le incertezze provocate dal Covid sul settore alberghiero e della ristorazione è la campagna vaccinale e l’utilizzo del green pass anche in vista della stagione invernale. Su questo fronte il Trentino deve attrezzarsi subito per evitare nuove restrizioni che risulterebbero esiziali per il settore”.
Trento, 21 luglio 2021
