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COMUNICATO STAMPA
06/09/2017
7° rapporto 2017 sulla cassa integrazione in Trentino (luglio 2017)
LUGLIO 2017: IN GENERALE LA CIG IN ITALIA CONTINUA A CALARE (-41,8%), MA IN TRENTINO SUBISCE UN’IMPENNATA IN TERMINI DI ORE RICHIESTE (+11,2%) NONOSTANTE IL DECREMENTO MAGGIORE SIA NEL NORD DEL PAESE (-49,1%)
I dati di luglio confermano, a livello nazionale, un generale decremento delle ore di cassa integrazione. Complessivamente sono state autorizzate alle aziende 226,4 milioni (pari a 190 mila posti di lavoro salvaguardati) di cui il 61,7% di cassa integrazione straordinaria (con una prevalenza della causale “solidarietà”).
Rispetto allo stesso periodo del 2016, però, si evidenzia una notevole crescita di ore richieste in 15 province, tra cui quella Autonoma di Trento (+11,2%).
In generale, questi aumenti (35 milioni di ore autorizzate, con un +27,1% su giugno 2017), se confermati nei prossimi mesi, attesterebbero come in tutta Italia, nonostante la crescita (costante, ma lenta) dell’Economia, non si possano escludere possibili processi di ristrutturazione aziendale come è deducibile, appunto, dall’utilizzo della cassa straordinaria. Nello specifico, poi, non è difficile intuire quanto da noi in Trentino la vicenda Sait abbia avuto il suo considerevole peso, confermato dal fatto che lo sbalzo più significativo è, appunto, nel settore produttivo del commercio (195.580 ore autorizzate nei primi 7 mesi del 2016 contro le 647.129 del 2017).
I numeri non sono confortanti, ma sono soprattutto i valori percentuali a impressionare (sempre nel commercio abbiamo una variazione percentuale pari a 230,9 e seconda solo al Molise, mentre quella totale, +11,2%, è seconda solo alla Puglia). I numeri assoluti, però, ridimensionano in parte il problema e sembra chiaro che l’impennata, sostanzialmente relativa alle contingenze di un breve lasso di tempo (da giugno a luglio 2017), non può adombrare trend generale tutto sommato positivo e caratterizzato da un forte decremento soprattutto al Nord (-49,1%).
Sarà comunque importante che anche le istituzioni trentine intervengano opportunamente sulla regolazione degli ammortizzatori sociali, compresa la cassa Integrazione, per far si che possano essere gestiti al meglio i delicati processi di ristrutturazione aziendale scongiurando eventuali licenziamenti, con particolare attenzione a commercio, edilizia e industria. Servono inoltre, in particolare per giovani e anziani, politiche attive in grado di far incontrare domanda e offerta in vista di ricollocazioni e nuove occasioni di lavoro.
Walter Alotti
Scarica il pdf: COM 060917 cassa integrazione (1)



Comunicato stampa 31 agosto 2017
Mediocredito. Non si dia nulla per scontato se non l’interesse dei cittadini trentini. Chiediamo cautela sul destino di un istituto “spintonato” verso CCB
Bene i dati sulla ripresa degli investimenti industriali in Trentino, anche se non tutti gli osservatori finanziari esprimono lo stesso ottimismo dello staff dirigenziale di Mediocredito. Vogliamo però concentrarci sulle parole del Presidente Senesi e sul suo auspicio che redditività, solidità patrimoniale e competenze della banca trentina «possano essere messe al servizio del nuovo gruppo bancario del credito cooperativo in fase di costituzione».
Riteniamo, infatti, fuori luogo – dal momento che non si sa ancora nulla né sul valore dell’asset, né tanto più sull’advisor che dovrà valutarlo – una presa di posizione partigiana che vede il Presidente di un istituto controllato dall’ente pubblico sbilanciarsi a favore di un preciso soggetto privato.
La nostra posizione è nota e la positività dei dati tecnici la avvalora. Una maggior prontezza e una più trasparente volontà della PAT avrebbero permesso l’eventuale partecipazione, oltre che di banche più solide dell’ancora costituendo Gruppo di Cassa Centrale Banca, anche di una partecipazione diretta degli stessi risparmiatori trentini – perché no – orfani di una banca locale dai tempi della chiusura della Popolare del Trentino, della Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto e della Banca di Trento e Bolzano, ma con molti risparmi a disposizione per comprare azioni di Mediocredito certo più soddisfacenti delle quote di proprietà delle casse rurali.
Non dimentichiamo che l’ente pubblico controllante di Mediocredito dovrebbe avere più a cuore l’interesse dei cittadini trentini (trascurato finora dall’operatività di Mediocredito orientata per il 50% fuori regione) piuttosto che gli interessi di un mondo bancario privato come quello del costituendo gruppo cooperativo che – ricordiamolo – è a minoranza trentina, di proprietà di Cassa Centrale Banca e costantemente a rischio, nei prossimi anni, di essere fagocitato dal gruppo cooperativo romano.
Oltretutto, nell’ipotesi Senesi, Mediocredito andrebbe maggiormente al servizio di Cassa Centrale Banca, avendone bisogno per raggiungere il valore minimo del miliardo di euro di patrimonio, invece che essere al servizio dei cittadini e del territorio trentino.
Ci attendiamo perlomeno, al di là di chi la spunterà, che le partecipazioni azionarie pubbliche saranno opportunamente e congruamente remunerate, evitando favoritismi come, ad esempio, i passaggi di pacchetti azionari totali immediati, magari con pagamenti rateali dilazionati nel tempo e valutazioni di comodo.
Walter Alotti
Segretario Generale
CSR UIL DI TRENTO
Scarico il pdf: 310817 COM mediocredito
