20 febbraio 2020 – Corriere del Trentino

BORSE DI STUDIO,SISTEMA SBAGLIATO. Alotti: «Sfavorite le famiglie povere»

Da tempo la Uil, sindacato dei cittadini, critica il sistema trentino delle borse di studio. I dati dell’Ufficio statistica del Comune di Trento raccontano di un tasso di iscrizione degli studenti trentini alla locale università degli studi stabile, anzi in leggero calo — uno dei più bassi in Italia — con numeri che vanno dalle 6.578 (2014) alle 5.790 (2018) matricole in cinque anni.
Dato il permanere di questo tasso di crescita, anzi decrescita, per quel che riguarda gli iscritti trentini all’ateneo, dopo il taglio alla metà del decennio scorso degli incentivi del Fondo Giovani (bando 5B) e del Prestito d’onore, abbiamo avuto modo di criticare spesso le politiche promosse dell’ex assessora all’università Sara Ferrari e in particolare i cosiddetti «piani d’accumulo» proposti dalla giunta Rossi. Per la Uil quello strumento, partendo ad inizio della carriera scolastica e rivolgendosi alle famiglie, più che allo studente interessato, lasciavano intravedere il rischio di tagliare fuori chi, comprensibilmente, non ha ancora le idee chiare sul proprio futuro e, dato lampante, le famiglie meno benestanti, costrette oggi a mettere mano al portafogli per tante altre politiche pubbliche, dalla sanità ai servizi sociali.
I fondi stanziati per questi piani ci sembrarono inoltre troppo ridimensionati rispetto alle precedenti erogazioni e rivolti, più che altro, alle famiglie con abbastanza lungimiranza e i mezzi economici e culturali per provvedere al futuro dei propri figli, con così largo anticipo (il sostegno arrivava, infatti, a chi versava almeno 50 euro al mese dall’inizio delle scuole superiori).
Le nostre perplessità rimasero anche dopo che il sistema fu avviato, e oggi crescono a fronte di un’assoluta mancanza di dati e dell’assenza di un qualsiasi monitoraggio della situazione. Temiamo per la solitudine delle famiglie e degli studenti meno abbienti che, rispetto al venir meno delle sempre più risicate provvidenze pubbliche disponibili per l’incentivazione al proseguimento degli studi, sono costretti a rinunciare sovente anche a quell’opportunità. Escludendo così la ripartenza di uno degli ascensori sociali più efficaci, quello della conoscenza, dello studio e del merito, da troppo tempo bloccato, e quindi non più utile a sviluppare e migliorare la condizione e posizione sociale dei ceti subalterni e dei ragazzi delle ragazze non abbienti, pur meritevoli.
Si parla sempre bene della nostra Università, dei tanti neolaureati che scappano all’estero, ma poco si dice e si sa dell’ammontare finanziario stanziato e del sistema di incentivi in essere, a casa nostra, proprio per quei giovani diplomati meritevoli di proseguire gli studi all’università, locale e non.
Ci risulta peraltro che a tutto il 2017 fosse stato utilizzato solo un terzo della somma impegnata dall’amministrazione a questo scopo e siamo certi che con la prosecuzione di quelle misure si sia ridotto ancora di molto l’impegno finanziario provinciale e aumentato il risparmio. Anche il successivo spostamento del limite Isee di accesso agli strumenti di sostegno, per nucleo famigliare, pur aumentato (come richiesto dagli studenti e dal sindacato), non ha prodotto quel salto di qualità e diffusione delle altre borse di studio previste. Ed infatti non si registrano significativi incrementi di iscrizioni nell’ateneo trentino. Inoltre — cosa per noi molto importante — per incrementare le iscrizioni ai «piani di accumulo», si decise che potessero aderire direttamente anche i ragazzi di quinta superiore, in prossimità dell’esame di maturità, spesso il vero momento in cui i ragazzi e le famiglie (anche con una certa impulsività) ragionano sull’opportunità di continuare gli studi. Poi più nulla…I risultati di questi interventi non si conoscono, come non si conoscono le linee guida dell’attuale giunta provinciale in merito.
In questi giorni è uscito il bando per le borse di studio degli studenti che hanno conseguito alla maturità 100 e lode, con uno stanziamento della Provincia di soli 104mila euro. Sarebbe interessante a questo punto per gli studenti, le famiglie trentine e per noi, conoscere lo stato d’avanzamento dei famosi «piani d’accumulo». Quante famiglie vi hanno aderito? Quanto è costato e a quanto ammonta il montante dell’accumulo? E l’assessore Bisesti ha sott’occhio la situazione o pensa a qualche piano alternativo? A quanto ammontano le risorse investite nell’istruzione accademica dei nostri giovani?
La Uil rimane dell’idea che siano urgenti misure diverse, provvedimenti specifici che premino l’impegno degli studenti meritevoli e meno abbienti (che non abbiano conseguito necessariamente soltanto la votazione di 100 e lode), che favoriscano e sostengano il loro proseguimento degli studi universitari o di alta formazione, per una più consona e adeguata preparazione che permetta e renda loro possibile anche una futura migliore occupazione.

* Segretario provinciale della Uil

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