CORRIERE DEL TRENTINO – 06 maggio 2023

Carriere docenti, i presidi indicano le criticità in un documento

TRENTO Sono serviti più incontri e accese discussioni con qualcuno che avrebbe lasciato la seduta anzitempo prima di riuscire a trovare un punto di incontro e confezionare un documento unitario. D’altronde non sorprende che anche tra i dirigenti scolastici ci sia qualcuno che nutre ancora dubbi sulla riforma delle carriere docenti. Il disegno di legge dell’assessore Mirko Bisesti continua a far discutere e non convince, almeno non del tutto, i principali attori del mondo della scuola, a partire dagli stessi docenti e i sindacati che hanno evidenziato in più occasioni i punti deboli di una riforma che sostanzialmente, hanno detto, «è una scatola vuota». «Un bluff», l’ha definita la Uil Scuola.
Il presidente dell’Associazione dirigenti scolastici (Anp), Paolo Pendenza, usa parole più pacate e parla di un «testo piuttosto scarno ed essenziale, con alcuni aspetti critici per i quali chiederemo la modifica», spiega. I presidi hanno stilato un documento unitario che sarà presentato domani in Quinta commissione (nel corso della seduta saranno sentite anche la Consulta dei genitori e la Consulta della famiglia). Nel testo i presidi analizzano alcuni punti ritenuti critici della riforma e che dovranno essere rivisti. Questa è la richiesta. «C’è stata un’animata e strutturata discussione che, però, non considero negativa, è giusto che ci siano punti di vista differenti — ci tiene a precisare il referente dei presidi — ma alla fine siamo arrivati a una conclusione unanime e sugli elementi fondamentali siamo tutti d’accordo».
Quali? «Riteniamo la riforma essenzialmente positiva, l’introduzione attraverso questo disegno di legge di un processo di sviluppo della carriera può essere un’opportunità di crescita per l’intero sistema scolastico con ricadute significative sulla qualità dell’apprendimento degli studenti e su questo siamo tutti d’accordo», chiarisce. Ma ci sono delle richieste, aspetti critici per i quali i presidi chiedono la modifica che si possono sintetizzare in quattro punti. Il primo riguarda il tetto massimo agli incarichi di docente delegato all’organizzazione, il disegno di legge prevede che la giunta stabilisca un numero limite per ciascuna istituzione scolastica, mentre i presidi vorrebbero eliminare il tetto.
Un altro punto, tema tuttora divisivo anche tra i dirigenti scolastici, riguarda l’obbligo, previsto nel testo di legge, che la figura di delegato all’organizzazione sia solo un docente esperto o un ricercatore, come previsto dal comma 2 dell’articolo 98 bis 4. «Su questo aspetto — chiarisce Pendenza — la posizione è diversificata. Alcuni chiedono l’eliminazione del comma, mentre altri hanno una posizione più morbida e ritengono necessario fare delle eccezioni o chiedono che il comma entri in vigore solo quando sarà raggiunta la soglia del 40% di docenti con la qualifica di esperti o ricercatori». Il rischio è minare la libertà di scelta del preside e il suo potere discrezionale. «I docenti delegati all’organizzazione sono una figura cruciale e fiduciaria del dirigente scolastico», ragiona il presidente dell’Anp.
Altro punto critico, evidenziato nel documento, riguarda gli esoneri e i semi esoneri. Il testo di legge non li prevede per i docenti esperti mentre ne possono usufruire i ricercatori e i delegati all’organizzazione. Ultimo punto, non meno importante, abbraccia un po’ tutta la struttura del disegno di legge, «un po’ scarno». «Molti aspetti — spiegano i presidi — verranno decisi nei regolamenti. È una scelta politica ma è fondamentale che i dirigenti scolastici partecipino alla loro stesura, perché non è una riforma solo per i docenti, ma è una riforma della scuola».
Ma se i presidi sono dubbiosi, lo sono ancora di più i docenti. Alcuni di loro hanno formato un gruppo di lavoro che in un documento di sette facciate analizza nel dettaglio i punti deboli, da rivedere, della riforma. Difficile sintetizzare, le osservazioni sono molto circostanziate, ma gli insegnanti esprimono forti preoccupazioni anche sulla collaborazione tra docenti, «pesantemente disincentivata anziché favorita da procedure selettive volte a definire diversi “livelli” di professionalità», scrivono in un testo, rimbalzato anche sui social. Il disegno di legge inoltre «introduce procedure destinare a moltiplicare le occasioni di competizione interna e quindi di conflittualità». Poi c’è il tema della mobilità e quello relativo alla definizione dei posti di docenti ricercatori «che posta in capo — scrivono — al decisore politico».

 

 

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