29 aprile 2020 – Corriere del Trentino

Cgil, Cisl e Uil: necessario il metro di distanza sui bus

Il metro di distanza sui traporti pubblici « non si tocca. Semmai — dice Montani della Filt Cgil — ragioniamo sugli orari di scuola e lavoro». Il segretario riflette sul piano d’azione del trasporto pubblico annunciato dal dirigente provinciale Roberto Andreatta. «Veniamo sempre coinvolti e c’è collaborazione» afferma. Ma i nodi restano. «Il tema del trasporto pubblico penso sia cruciale nella fase due ma va a intersecarsi con il mondo della scuola e i tempi della città. Vediamo di modificare alcuni orari. Quali? Il confronto va allargato a più tavoli: bisogna attivare lo smart working il più possibile. La Provincia, in quanto datore di lavoro, potrebbe modificare alcuni orari, facendo così in modo che le ore di punta siano meno di punta. Un ragionamento andrà fatto poi con il mondo della scuola». E qui il tema si fa spinoso: se dovesse essere mantenuto il metro di distanza rischiano di restare a piedi due terzi degli studenti secondo quanto riferiva Andreatta. «Non so se la soluzione siano i doppi turni ma di certo il trasporto pubblico non è in grado di gestire i numeri di prima. C’è un bici plan da completare: facciamolo, per evitare che tutti si buttino sul mezzo privato».Delle soluzioni andranno trovate anche perché c’è un punto su cui Cgil, Cisl, Uil e Faisa-Cisal non sono disposte a discutere. Andreatta ha definito limitante il metro di distanza di sicurezza previsto dal dpcm di Conte e punta a ottenere una riduzione di questa misura. I sindacati però sono contrari: «Non si deroga, così come su uso per tutti di mascherina a bordo e uscita e entrata separate — spiega Montani — Che senso ha chiedere i due metri in classe e poi viaggiare per mezz’ora a mezzo metro da un altro ragazzo? Ne va della sicurezza anche del personale». Infine Montani spezza una lancia per gli impiantisti: «Devono avere risposte per essere pronti a partire in estate». Sempre sul fronte scuola una protesta arriva da un gruppo di genitori del Garda scuola che, tramite l’avvocato Alfonso Pascucci hanno scritto al presidente Carlo Modena. Chiedono, a fronte delle poche ore di didattica a distanza svolte (3 a settimana, dicono, sulle 40 curriculari) un rimborso delle retta, soprattutto per le attività pomeridiane saltate e se possibile un intervento della Provincia.

 

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