CGIL CISL UIL – TRENTINO * CRISI ECONOMICA: «LA GIUNTA FUGATTI SI È DIMENTICATA DEI LAVORATORI, RISPOSTE INADEGUATE PER LE FAMIGLIE COLPITE DALL’EMERGENZA COVID»

Crisi economica. Cgil Cisl Uil: “La Giunta Fugatti si è dimenticata dei lavoratori”. In apertura di conferenza stampa questa mattina i tre segretari Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti si sono soffermati sulla tragica fine di Agitu Ideo Gudeta. I tre segretari hanno espresso profonda tristezza e sconcerto per quanto accaduto, condannando con fermezza la violenza cieca che ha portato all’uccisione di una donna determinata che con coraggio aveva preso in mano il proprio destino sfidando difficolta e ostacoli. Un positivo esempio di integrazione nella nostra comunita. “Non ci può essere mai nessuna giustificazione di fronte all’omicidio di una persona, un atto efferato e violento che ha posto fine all’esistenza di una donna coraggiosa e appassionata. Ci auguriamo che il prima possibile si faccia piena luce sulle cause“

 

Crisi economica. Cgil Cisl Uil: “La Giunta Fugatti si è dimenticata dei lavoratori”. Per i sindacati risposte inadeguate per le famiglie colpite dall’emergenza Covid. Sono 15mila gli stagionali del turismo senza lavoro. Il personale dei centri per l’impiego non potrà far fronte allo sblocco dei licenziamenti. “Unici in Italia a non garantire il rinnovo dei contratti pubblici”

In un anno drammatico per l’occupazione in Trentino la Giunta Fugatti ha concretamente garantito alle lavoratrici e ai lavoratori colpiti dagli effetti dell’emergenza Covid solo lo 0,035% del prodotto interno lordo provinciale come risorse aggiuntive rispetto ai consueti stanziamenti. Lo denunciano Cgil Cisl Uil del Trentino, che nel tracciare un primo bilancio di questo terribile 2020, ricordano come, di fatto, a sostegno dei redditi della famiglie trentine falcidiati dalla crisi economica, sono stati spesi dalla Provincia solo poco più di 7 milioni di euro, finiti per la gran parte nell’integrazione ai sospesi.

“In pratica – incalzano i segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti – si è trattato di circa 500 euro lordi medi a 12mila cassintegrati. Briciole. Complessivamente nel corso di quest’anno la Giunta ha stanziato altri 32 milioni di euro per politiche attive e passive del lavoro, senza però mai poterli spendere davvero. Così la Giunta provinciale si è dimenticata dei lavoratori e così invece di contenere la crisi, l’ha aggravata”.

Le cause di questo stallo per i sindacati sono da attribuire a scelte del tutto inopinate del Governo provinciale che, in un caso, ha stanziato risorse aggiuntive con grave ritardo (con una variazione di bilancio la Giunta ha destinato ad Agenzia del Lavoro 15 milioni di euro in più solo ad ottobre rendendo impossibile impegnarli in corso d’anno) e, in un altro, ha congegnato misure troppo restrittive (i 13 milioni di euro stanziati dalla legge “Riparti Trentino” sull’assegno unico sono di fatto sono ancora in gran parte inutilizzati).

Eppure i drammatici numeri della crisi economica avrebbero dovuto consigliare altrimenti il presidente Fugatti e l’assessore Spinelli. “In meno di un anno – ricordano i segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino – abbiamo registrato 21,5 milioni di ore di cassa integrazione autorizzate dell’Inps in provincia, il doppio dei tre anni successivi alla crisi finanziaria del 2008. A ciò si aggiunga il fatto che con tutta probabilità chiuderemo il 2020 con circa 30.000 assunzioni in meno rispetto al 2019, pari ad un -20% in un solo anno. A dicembre infatti le ormai consuete 15.000 assunzioni di stagionali per l’avvio del turismo invernale non ci sono state e forse mai ci saranno”.
E’ proprio sugli stagionali di alberghi, ristoranti e commercio al dettaglio che i sindacati chiedono interventi urgenti alla Giunta. “Sono lavoratori privi di cassa integrazione – avvertono i sindacalisti -, molti hanno finito la Naspi e vivono dei bonus statali. Ma per quanto? Abbiamo chiesto un incontro alla Giunta senza avere risposta. Per Fugatti e Spinelli questi lavoratori non esistono. Eppure i soldi da spendere ci sono e gli strumenti – assegno unico e fondo di solidarietà del Trentino – anche”. Per Cgil Cisl Uil servono infatti sostegni al reddito immediati perché se anche il turismo invernale prendesse finalmente avvio, molti stagionali avranno contratti di durata e retribuzione dimezzata.

All’orizzonte c’è poi lo sblocco dei licenziamenti a fine marzo. “E’ inutile – avvertono Grosselli, Bezzi e Alotti – continuare a ripetere che servono le politiche attive del lavoro se poi non si fa nulla per rafforzare Agenzia del Lavoro e i centri per l’impiego oggi sotto organico di ben 55 addetti, ma neppure il Servizio Lavoro o per l’Uopsal che si occupano di contrasto all’illegalità e di tutela della salute nei luoghi di lavoro. Il paradosso è che invece di assumere per concorso, si trasformano i 20 lavoratori esternalizzati di Agenzia del Lavoro in interinali, riducendo loro gli orari di lavoro. Chi si prenderà allora carico dei disoccupati se a fine marzo le aziende cominceranno a licenziare? Chi progetterà la formazione e la riqualificazione professionale? Chi li ricollocherà?”.

C’è poi il tema del rinnovo del contratto di lavoro dei 35mila dipendenti pubblici tra enti locali, provincia, scuola e sanità. Su questo fronte solo il Trentino non ha un euro stanziato a bilancio per il rinnovo dei contratti pubblici. Lo ha fatto lo Stato e lo ha fatto l’Alto Adige. “In Trentino nulla, zero, neppure un centesimo – denunciano i segretari di Cgil Cisl Uil – perché i lavoratori pubblici per questa Giunta sono solo dei paria, anche i 12mila dipendenti dell’Azienda sanitaria e delle Case di riposo che a parole vengono definiti eroi, insieme ai vigili del fuoco, agli addetti della protezione civile, agli operatori sociali, agli insegnanti, compresi quelli hanno riaperto le scuole dell’infanzia a luglio, ai funzionari comunali e provinciali che hanno garantito i servizi ai cittadini in tutti questi mesi difficili. Nessuno di questi avrà un euro di aumento, a differenza di quanto accade a nord e a sud del Trentino. Una volta Autonomia significava solo fare meglio del resto d’Italia. Da un paio d’anni a questa parte non più, almeno per le lavoratrici ed i lavoratori trentini”.