24 marzo 2020 – Trentino

Chiude solo Luxottica. Tutti gli altri si ritengono strategici

Lo sconcerto dei lavoratori. La linea delle aziende lagarine è chiedere la cassa integrazione ma non sospendere la produzione. Marangoni per esempio invoca i suoi contratti con le aziende trasporti di Firenze e Torino. Il sindacato scrive al Questore: decida chi è indispensabile e chi no

Come previsto, ma peggio di quanto si potesse immaginare. Di colpo tutte le aziende della Vallagarina (con la sola eccezione di Luxottica, che ha chiuso i battenti di propria iniziativa prima ancora che i criteri fossero specificati) si sono scoperte strategiche per la produzione nazionale. In altre parole, nessuna, nemmeno tra quelle che già avevano chiesto la cassa integrazione “causa coronavirus” ha ritenuto ieri di poter sospendere l’attività e lasciare a casa i dipendenti. Con ripercussioni immaginabili sui lavoratori, che si trovano costretti a spostarsi e andare in fabbrica, spesso in condizioni tutt’altro che inappuntabili dal punto di vista dei presidi disponibili e delle distanze di sicurezza, nello stesso momento storico in cui si sentono trattati da delinquenti se vanno a fare la spesa a 200 metri da casa invece che a 150.
Era prevedibile perché la norma fissa delle maglie straordinariamente larghe, tanto da permettere a qualsiasi azienda di riconoscersi, del tutto o in parte, tra quelle che concorrono alla parte indispensabile della produzione del Paese. E difendono lo loro lettura della norma del Governo davanti e dipendenti e sindacato, senza sentire ragione.
Ieri è stato affrontato a fondo un caso, quello della Marangoni, ma solo per caso: c’era un incontro già fissato per discutere della cassa integrazione. E l’azienda alle richieste esplicite del sindacato di sospendere l’attività, ha risposto di essere strategica. La ragione: tra i suoi clienti ci sono degli enti pubblici come le aziende trasporto di Firenze e Torino. Così come le sue gomme da camion sono fondamentali per garantire la logistica, fondamentale forse più oggi che l’emergenza blocca parte delle produzioni locali, di prima. Quindi cassa integrazione sì, per ridurre il numero di dipendenti in azienda e produrre quindi solo quanto il mercato richiede, ma fermarsi nemmeno per idea. È un caso, appunto, ma esemplare perché risposte analoghe, con le dovute variazioni, hanno avanzato un po’ tutte le aziende interpellate.
E a questo punto? Il sindacato rimette la questione al Questore: è lui il soggetto terzo cui spetta, per la legge, dirimere le questioni interpretative del decreto. Quindi stamattina arriverà sul tavolo di Cracovia una richiesta di valutare la “indispensabilità” di Marangoni. Alla quale ne seguiranno a breve altre decine, se non centinaia. Come farà poi la Questura a valutare e decidere entrando in un campo così complesso e articolato è difficile immaginarlo. Ancora di più, quanto tempo le servirà per farlo. E tempo, dice il sindacato, non ce n’è. Tanto che in parallelo si comincia anche a pensare a degli scioperi di categoria.

Scarica il pdf: Rovereto ART 240320