17 marzo 2018 – Corriere del Trentino
Contratto unico delle «partecipate»
Trattativa arenata, il tempo stringe I metalmeccanici si oppongono al «terziario». La Uil abbandona: «Ci siamo stufati»
Bloccato forse definitivamente il negoziato fra sindacati e Provincia per il contratto unico delle partecipate, che riguarda una dozzina di società per circa 600 dipendenti. L’altra sera la Uil ha abbandonato il tavolo, ma anche i metalmeccanici di Fim Cisl e Fiom Cgil hanno detto di non accettare le condizioni di Piazza Dante. A questo punto, a circa 6-7 mesi dalle elezioni provinciali, è difficile che si riesca a reimpostare il tutto. C’è solo la speranza di trattare ancora per qualche giorno. Su tutto la «spada di Damocle» della disdetta dell’integrativo, minaccia sospesa che potrebbe tornare d’attualità senza un accordo. Da vedere però se il centrosinistra autonomista, già bastonato dalle elezioni politiche, andrà fino in fondo.
La proposta sul tavolo l’altra sera era di scegliere come contratto unico delle partecipate il contratto nazionale del terziario. «Ma di fatto veniva imposto solo a noi di Informatica Trentina — afferma Luciano Remorini segretario della Fim Cisl —. E in assemblea i nostri lavoratori hanno detto di no. Anzi di valutare scioperi e azioni legali in caso di forzature». Informatica Trentina ha la fetta più consistente di lavoratori (268). Va a fusione con Trentino Network (63), che accetta di passare al terziario, praticamente l’unica azienda a favore. Fra le altre ci sono Cassa del Trentino e Patrimonio del Trentino che non si sa più se si fonderanno, nelle quali i ricchi contratti dei bancari in vigore non si vogliono mettere in discussione. Itea non si è ancora espressa. Trentino Sviluppo e Trentino Marketing, che hanno il terziario con un importante integrativo, chiedono di mantenere le condizioni attuali.
«L’ultima proposta che ci è stata fatta si basa un testo immodificabile — dice Walter Alotti, segretario generale Uil — Quel testo noi non lo firmiamo. Eravamo disposti ad accettare la precedente versione dello scorso 27 febbraio: terziario con flessibilità sui tempi e le adesioni, con tempi diversi per i bancari (anche per le fusioni in atto) e l’esclusione di Itea (in maggioranza con il contratto degli enti locali). Ma i metalmeccanici si sono opposti, dicendo che o era terziario per tutti, o niente. Adesso non accettano nemmeno la nuova versione.
La Uil è stufa di aspettare». Ma i metalmeccanici non possono accettare un contratto che «non regola le parti normative basilari, come la reperibilità e altre questioni — prosegue Remorini —. La nostra proposta è di armonizzare i contratti a seconda dei poli, come era previsto all’inizio, quindi lasciando il contratto metalmeccanici nel polo Ict. Con una regolamentazione della mobilità da un’azienda a un’altra. Poi, con il nuovo interlocutore politico, si potrà riprendere».
Di fatto solo TNet ha accettato le condizioni della Provincia. C’è chi propone di andare avanti con chi è rimasto, nella speranza di nuovi scenari. «La trattativa è in corso, non è stata conclusa. In alcune società non sono state fatte le assemblee dei dipendenti — osserva Ianeselli —. L’idea di regolare le partecipate con criteri omogenei ci può stare, solo che occorre valorizzare le competenze. Sono stati anni densi di ostacoli. Vedremo se qualcosa si sbloccherà nelle prossime ore». Altri si chiedono: ma se si volevano solo ridurre i costi, era proprio necessario costringere interlocutori così eterogenei ad accettare un contratto unico?
Scarica il pdf: partecipate ART 170318
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