29 settembre 2018 – Corriere del Trentino

Critiche al governo

Una pioggia di critiche e qualcuno che si limita a esprimere preoccupazione, attendendo i risultati dei prossimi mesi. All’indomani della decisione sul nuovo debito da contrarre per finanziare il programma di governo, le reazioni tra le parti sociali in Trentino sono di segno negativo.

«Molto preoccupato» si definisce il presidente di Confindustria, Enrico Zobele, che sottolinea «la differenza tra contrarre debito per fare investimenti, o per produrre nuova spesa».
«L’aumento di un solo punto percentuale sul tasso d’interesse sul debito—ricorda — ci può costare fino a 7 miliardi e la reazione dei mercati, con lo spread che ha toccato quota 280 e la Borsa sotto del 3,7%, mi pare parli chiaro». Anche la pace fiscale non convince gli Industriali. «Per fare cassa, il governo del cambiamento ricorre a un sistema noto: prendere in giro chi ha pagato le tasse, questo quando in Europa vantiamo il primato dei maggiori evasori di Iva. La campagna elettorale — conclude Zobele — dovrebbe essere finita da un pezzo, mi pare continui».

Più attendisti gli Artigiani.
«Quando si parla di tagliare le tasse — premette il presidente Marco Segatta — non possiamo che essere d’accordo e anche la revisione della Fornero può essere un bene se permetterà l’ingresso di giovani, ma il reddito di cittadinanza rischia di alimentare l’assistenzialismo. Tutte queste misure, flat tax, pensioni e reddito di cittadinanza sono fatte in deficit, è un bene? Le prime reazioni sono negative. Vedremo».

Attendista anche la posizione di Confcommercio, espressa dal vicepresidente Marco Fontanari. «La reazione dei mercati è quella attesa, bisogna capire se si tratta di un effetto transitorio. La preoccupazione c’è, ma le nostre aziende vivono della capacità di spesa della gente. Le teorie sulla bontà del debito solo se finanzia investimenti sono solo teorie. Vedremo quali saranno gli effetti sull’aumento della capacità di spesa».

Tutte di segno negative le reazioni dei sindacati. «Ricorrere al deficit per finanziare il lavoro e lo sviluppo — premette il segretario della Cgil, Franco Ianeselli — può essere utile, ma non pare ci siano misure di questo tipo e questo è un enorme problema. Se il debito non produce crescita, finisce per scaricarsi sui lavoratori e per produrre altro debito innescando una spirale pericolosa. Non dimentichiamo poi, che 5 miliardi saranno ricavati da tagli su scuola, sanità e welfare, che il condono fiscale e la flat tax significano togliere ai poveri per dare ai ricchi. Sulle pensioni non conosciamo ancora le penalizzazioni per l’uscita anticipata, quanto al reddito di cittadinanza, nei fatti sarà molto simile al reddito di garanzia».

«È una manovra che pagheranno i lavoratori — sintetizza il segretario della Cisl, Lorenzo Pomini — Si è voluto fare come Macron fingendo di non sapere che la Francia non ha il nostro debito. Mi sembra di tornare al ‘94, “lasciatelo lavorare” si diceva di Berlusconi. È finita a un passo dal default e la Lega dovrebbe ricordarlo».

«Il rischio — aggiunge il segretario della Uil, Walter Alotti — è che il conto di tutto questo lo si faccia pagare ai giovani. Sono scelte forti che preoccupano molto. Mi sorprende che i cittadini non ricordino come eravamo messi pochi anni fa».
A cercare di tranquillizzare tutti prova il ministro Riccardo Fraccaro: «Al di là delle turbolenze prevedibili, non mi sembrano catastrofiche, i mercati vogliono stabilità politica e noi siamo un governo coeso. Diciamo le cose come stanno: chi oggi ci critica ha messo in ginocchio l’Italia con le politiche dell’austerity e ci ha lasciato piu’ debito pubblico. È ora di cambiare. Con la manovra del popolo per la prima volta mettiamo al centro i cittadini, i loro diritti e le loro istanze per tornare a crescere come paese».

Scarica il pdf: Governo ART 290918