Il T – 17 giugno 2023

Da luglio tagli al salario: via 1.800 euro l’anno ai commessi delle Coop

«Il dato di maggio è un primo segnale positivo nella direzione di un raffreddamento dell’inflazione – affermano i segretari provinciali di Cgil Cisl Uil Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti – È ancora troppo presto però per essere ottimisti. Di fatto i prezzi stanno continuando a salire, lo fanno solo più lentamente e questo anche per la politica restrittiva imposta dalla Bce sui tassi d’interesse che si scarica comunque sulle famiglie con mutui variabili, erodendo ulteriormente il potere d’acquisto». Anche per questo tante categorie di lavoratori e lavoratrici sono impegnati in vertenze per nuovi contratti e aumenti di salario: dai 39.000 addetti del settore pubblico trentino in trattativa sui contratti provinciali, agli addetti al sociale, senza integrativo da 14 anni, ai 31.000 del turismo, 15mila fissi e 16mila stagionali, e 20.000 del commercio, per un totale di 51.000 addetti, interessati dal rinnovo dei contratti nazionali di settore. Tra essi ci sono anche i 1.900 commessi e commesse delle Famiglie cooperative, coinvolti nella partita nazionale per il nuovo contratto della cooperazione di consumo. A cui, però, intanto, dal 1° luglio verranno decurtati dalla busta paga in media 150 euro al mese, 900 euro nel secondo semestre, 1.800 euro in un anno. Perché, se non partono le trattative, scatta la disdetta del contratto integrativo decisa dalla Cooperazione. «Siamo disponibili al confronto ma dalla Cooperazione per ora non arrivano segnali» dice Lamberto Avanzo della Fisascat Cisl, che, insieme a Filcams Cgil e Uiltucs, segue la vertenza dei negozi coop. Il contratto integrativo è stato disdetto unilateralmente perché, dicono in Federcoop, 34 Famiglie cooperative, la metà del totale, hanno chiuso il 2022 in perdita a causa degli aumenti dei costi. Se non succede niente, la disdetta parte dal primo luglio. «Oggi un commesso prende 1.350-1.400 euro netti al mese – spiega Avanzo – Da luglio in busta paga avrà 1.200-1.250 euro, 130-150 euro al mese in meno. E per i livelli superiori si arriva a perdere anche 500-600 euro». I delegati sono convocati venerdì prossimo 23 giugno per fare il punto. «Se non ci sono risposte, lo stato di agitazione sarà prorogato a fine anno e a settembre potremmo tornare a scioperare».
Intanto il prossimo 7 luglio Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil hanno proclamato uno sciopero dei metalmeccanici delle regioni del centro-nord, mentre il 10 luglio toccherà al sud e al Lazio, su occupazione e investimenti. Sull’inflazione, il contratto di categoria prevede la clausola di salvaguardia e questo mese scatta il recupero del 6,6%. Ma in Trentino c’è una questione in più: l’appalto per la depurazione delle acque reflue e il futuro dei 200 lavoratori del comparto. «La Provincia continua ad ignorare le nostre richieste di confronto a pochi mesi dalla scadenza dell’appalto – dicono Fim, Fiom, Uilm e le Rsu aziendali dei tre bacini – nonostante nell’incontro dell’agosto 2022 con l’assessore Mario Tonina e l’Agenzia per la depurazione ci fosse stato garantito il coinvolgimento. È fondamentale che siano garantiti i livelli occupazionali, normativi e salariali previsti dal contratto provinciale della depurazione per i 200 addetti». I sindacati sono allarmati per l’ipotesi di assegnazione del servizio al massimo ribasso, ma anche per i crescenti ritardi nei pagamenti alle aziende da parte di Piazza Dante. Fiom, Fim e Uilm chiedono un incontro urgente alla Provincia.

 

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