26 maggio 2019 – Trentino, Corriere del Trentino

Decreto Dignità, effetti in Trentino «Somministrazione, contratti dimezzati Ma il precariato resta»

L’esito è agrodolce. Luci e ombre che Lorenzo Sighel riepiloga, dati alla mano. Il segretario di UILTemp del Trentino ripercorre le performance occupazionali, censite dati dei Centri per l’Impiego, riferite ai primi due mesi del 2019 e, in particolare, ai riflessi del «Decreto Dignità».
«Le 759 assunzioni in meno (-4,1%) si traducono in un proficuo e importante (ma evidentemente insufficiente) aumento dei rapporti a tempo indeterminato (+42,8%) che accompagna un sostanziale crollo delle assunzioni a termine (-11,8%), soprattutto nella somministrazione (-46,7%)», riflette Sighel, che aggiunge: «Si vede anche che il calo delle assunzioni interessa perlopiù giovani (-489) e 30-54enni (-368) mentre aumentano le assunzioni della fascia più anziana over 55 (+98)».
Ed ecco la riflessione che segue un duplice registro: «Come si evince da questi dati il decreto Dignità, che si profila come un freno al contratto a tempo determinato, ha fatto sì aumentare le stabilizzazioni, ma non in quantità tale da compensare il brusco calo delle assunzioni complessive e, come UILTemp del Trentino, pur approvando il decreto nelle sue buone intenzioni, non possiamo che prendere atto di quello che, almeno per
il momento, si configura come un esito di fatto negativo». Per essere ancora più chiari: «Il precariato, insomma, non è stato adeguatamente contrastato e, per quanto le 1094 assunzioni a tempo indeterminato restino un dato incoraggiante, non rappresentano un’adeguata compensazione — dice — In sostanza, il decreto e i ristretti limiti di durata del determinato hanno causato più danni che benefici e, approssimativamente, per ogni lavoratore stabilizzato ce ne sono due che sono stati lasciati a casa».
Ciò detto, ricorda Sighel, «non va dimenticato che le stabilizzazioni nella somministrazione (staff leasing) sono caratterizzate da una possibilità di recesso in più rispetto ai tradizionali contratti a tempo indeterminato (già peraltro compromessi dalle cosiddette “tutele crescenti”), ovvero il famigerato “art.25”, il licenziamento per mancanza di occasioni di lavoro».
Non solo. Al computo finale il segretario somma l’exploit di partite Iva (+7,9% in un anno a livello nazionale, di cui il 45% al Nord; +5,6% in Trentino nel primo trimestre 2019 rispetto al 2018 secondo l’Osservatorio partite Iva del Dipartimento delle finanze) «legato ai vantaggi della cosiddetta flat tax, ovvero dell’estensione del regime forfettario».
Un fenomeno, che per Sighel in definitiva «fa sospettare, purtroppo, la copertura di una certa sostanziale subordinazione con un’anomala veste di lavoro formalmente autonomo che merita maggiori tutele». Come a dire: il precariato, oggi, abita anche altrove.

Scarica il pdf: dignita ART 260519