01 maggio 2019 – Corriere del Trentino

 Diecimila Neet in Trentino «Avvicinare scuola e lavoro» Primo maggio, l’analisi di Salomone. «Occupazione, quadro positivo».

Largher (UILTuCS): «Oggi molti supermercati saranno aperti. Serve una riflessione»

Il mondo del lavoro trentino? Dovrebbe ambire al «bollino blu» come la certificazione che premia le coste migliori in tutta Italia: più pulito e più di qualità. È questo il desiderio di Riccardo Salomone, direttore dell’Agenzia del lavoro di Trento, espresso proprio nel giorno della festa dei lavoratori. «Soprattutto il primo maggio, a ritornare al centro della discussione deve essere la dignità e la qualità del lavoro. Dietro i numeri ci sono le persone. Le recenti discussioni sul reddito di cittadinanza hanno tolto attenzione al tema più importante: prima le persone che lavorano, poi tutto il resto».
Un augurio che prende le fila dagli ultimi dati diffusi dalla stessa Agenzia del lavoro e relativi all’ultimo trimestre del 2018. «Un quadro che da diversi punti di vista è rassicurante perché recupera l’incertezza del trimestre precedente e che soprattutto è in miglioramento su tutti e tre gli indicatori — tasso di disoccupazione, tasso di occupazione e tasso di attività — rispetto allo stesso periodo del 2017. Numeri che anche in termini comparativi ci pongono al di sopra di Veneto e Lombardia». A rappresentare i maggiori responsabili di questo scarto positivo sono soprattutto gli uomini, assunti prevalentemente nell’agricoltura e nel terziario. Alberghi, ristoranti e agricoltura rappresentano quindi ancora i settori trainanti. «Ci fa particolarmente piacere notare che ad aumentare sono i contratti a tempo indeterminato. In un mondo del lavoro in cui servono anche 36 mesi per stabilizzare le posizioni lavorative,è importante sostenere la creazione di rapporti più solidi fin da subito». In quest’ottica il Trentino può diventare luogo di buone prassi. «Abbiamo una buona struttura sindacale, un buon tessuto imprenditoriale, una buona amministrazione — commenta Salomone — Partendo da qui si può solo fare meglio».
Pur in una situazione generalmente positiva, ci sono ancora alcuni nervi scoperti. «Tra i dati più preoccupanti quello relativo ai cosiddetti Neet, i giovani che non studiano, non lavorano e non sono alla ricerca di un impiego. Una ricerca recente ne registra oltre 10mila in tutto il Trentino. Se il numero fosse confermato sarebbe molto grave — denuncia Salomone — Si deve intervenire per avvicinare il mondo della scuola e quello del lavoro, con il recupero di chi è a rischio di esclusione sociale. Una sinergia tra enti pubblici e privati risponderebbe alle esigenze di tutti: le imprese, il mercato e le persone disoccupate».
Altro tema caldo quello dell’impiego dei richiedenti asilo, per i quali era stata lanciata dalle tre sigle sindacali la proposta che i corsi di inserimento lavorativo, eliminati in seguitoaldecretonazionale,venissero reintegrati dall’Agenzia del lavoro. «Certamente bisogna ragionare su strumenti che mettano queste persone in condizioni di essere inserite nel mondo del lavoro — commenta Salomone — Ma la priorità è sui corsi di italiano, nell’interesse dell’intera collettività. Senza conoscenze linguistiche i migranti non possono essere inseriti nel mercato del lavoro con danno per l’erario e per il sistema di accoglienza. Al di là delle posizioni ideologiche, bisogna trovare soluzioni concrete». Ultima, non per importanza, la delicata questione delle cooperative che lavorano in appalto. «È un punto molto critico che va affrontato con risolutezza perché coinvolge moltissimo anche la pubblica amministrazione. I cambi di gestione con le gare al ribasso ricadono sulle spalle dei lavoratori che si vedono garantire la continuità lavorativa ma a condizioni sempre peggiori. La situazione va gestita con rapidità: è quasi tardi».
A puntare il dito contro le cooperative anche Walter Largher della UilTucs, che ugualmente sottolinea come la vera battaglia sia da combattere sul piano culturale più che sindacale. «Fino a qualche tempo fa il primo maggio era l’ultimo baluardo festivo, ma anche oggi molti supermercati resteranno aperti. Contro le aperture indiscriminate serve una riflessione complessiva della società per capire quali sono le priorità — commenta Largher — Il consumatore è pigro ed egoista, ma bisogna capire che continuare a tenere aperti i negozi porterà a un costo in termini di welfare per le famiglie che è ancora organizzato sulla settimana di cinque giorni».

Scarica il pdf: neet ART 010519