Il T – 21 novembre 2023

Discriminazioni sul lavoro, in Trentino casi ridotti. I sindacati: «Problema sommerso»

Sono tanti gli elementi che concorrono a creare il clima aziendale in cui interagiscono dipendenti a vari livelli e datori di lavoro. Si va da quelli più positivi, come la collaborazione tra colleghi o il buon rapporto con clienti, alunni o pazienti; a quelli che invece costituiscono vere e proprie forme di discriminazione o violenza. Il report dice due cose positive: di dipendenti vittime di mobbing, o aggressioni fisiche, nelle tre regioni Euregio ce ne sarebbero davvero poche e in Trentino i casi sarebbero particolarmente contenuti. Ma c’è un’altra faccia della medaglia: le donne si trovano più degli uomini destinatarie di aggressioni. Questi aspetti, presentati ieri mattina a Innsbruck, sono stati analizzati nello studio Euregio sulle condizioni del lavoro. Sulla base dell’Indagine sulle condizioni del lavoro (Ewcs), condotta ogni cinque anni da Eurofound a livello europeo, l’Euregio si è posto l’obiettivo di condurre un’indagine analoga, svolgendo circa 1.500 interviste per territorio, per un totale di 4.500. Il report finale (elaborato
congiuntamente da Camera del lavoro del Tirolo, Istituto Promozione Lavoratori di Bolzano e Agenzia del lavoro del Trentino) consente di mettere a confronto i tre territori e l’impatto che ciascun sistema economico ha a livello di condizioni di lavoro.
Discriminazioni
Talvolta sul posto di lavoro si ritrovano insulti, minacce, molestie, bullismo, penalizzazioni e mobbing. Violenze fisiche o psicologiche che costituiscono vere e proprie discriminazioni con un impatto sulla lavoratrice o il lavoratore che ne diventa vittima. Stando ai risultati dell’indagine, il contesto lavorativo trentino può dirsi perlopiù sano. Dallo studio emerge che in Provincia di Trento solo il 3% degli intervistati dichiara di avere subito minacce o maltrattamenti verbali nell’ultimo mese contro il 7% dell’Alto Adige e il 13% del Tirolo. Le discriminazioni sul luogo di lavoro in Trentino colpiscono invece un 4% di addetti ai servizi e al commercio, un 3% di personale non qualificato, un 6% di professionisti e si attesta al 3% tra i dirigenti. Emerge però una dinamica di genere che non si può ignorare. Tra i settori, quello in cui vengono evidenziati più episodi discriminatori è il manifatturiero (un 8% dei lavoratori riferisce di queste situazioni), seguito da sanità, istruzione e pubblica amministrazione (6%). Le donne dell’Euregio si trovano ad affrontare comportamenti aggressivi sul lavoro più spesso degli uomini (11% contro 9%). In Trentino, si parla di un 8% contro un 4%: il primo valore fa riferimento alle lavoratrici intervistate che dichiara di avere subito una discriminazione di genere, il secondo alla percentuale di uomini.
Violenza sessuale
C’è poi i l dato delle violenze sessuali. La percentuale di quanti hanno subito attenzioni sessuali non richieste in Trentino è dell’1%, contro il 3% del Tirolo. «I dati sembrano collocare il Trentino in una posizione comparativamente migliore. In effetti, in questi anni una spinta all’attrattività dei talenti è partita anche dall’attenzione a migliorare il clima lavorativo», il commento di Riccardo Salomone, presidente dell’Agenzia del Lavoro. Il clima lavorativo determina infatti la capacità di un’organizzazione di attrarre risorse. «Un ambiente di lavoro positivo può influenzare notevolmente la soddisfazione delle persone che lavorano, la loro motivazione e, di conseguenza, la loro produttività. Investire nell’ambiente di lavoro non è solo un bene per le nostre imprese, è anche una strategia di sistema territoriale saggia», prosegue Salomone.
Tirolo maglia nera?
La regione austriaca è quella che, nell’ambito Euregio, indossa la maglia nera. In tutta Europa, una media di quasi un dipendente su dieci (9%) ha sperimentato una qualche forma di discriminazione o di penalizzazione nell’anno precedente l’indagine, ma nella provincia del Tirolo la percentuale è del 15%. Le percentuali riferite a minacce o maltrattamenti verbali sono rispettivamente del 24% tra i dipendenti non qualificati, del 19% tra addetti a servizi e commercio, del 18% per i professionisti e del 14% tra i dirigenti. Tobias Hölbling, ricercatore Ipl e psicologo del lavoro, legge in una duplice chiave. È vero che può voler dire che in Tirolo la situazione sul lavoro è «più difficile che a sud del Brennero». Ma può anche essere sintomo di una maggiore tendenza a riconoscere e denunciare criticità, in virtù di una «consapevolezza del fatto che certi comportamenti non vanno bene».
Sindacati: punta di un iceberg
Anche secondo i sindacati la ragione del divario sta nella maggiore facilità a far emergere queste situazioni in Tirolo. Un gap di percezione che rischia di sfasare il quadro generale, non privo di discriminazioni in Trentino, ritardando così le risposte. «La fotografia fornita dall’indagine rimanda un’immagine positiva e migliore per il Trentino – evidenziano i tre segretari provinciali di Cgil Cisl Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti presenti ad Innsbruck – Come hanno messo in luce gli stessi ricercatori, però, alla base di questo scarto nella percezione tra i tre territori c’è una diversa sensibilità legata ad una differenza culturale. Sarebbe bellissimo se in Trentino non esistesse il problema delle discriminazioni nei luoghi di lavoro, ma purtroppo sappiamo che non è così». Insomma, quel 3% di discriminazioni non sarebbe che la punta di un iceberg. Le parti sindacali chiedono una maggior diffusione dell’accesso «ai servizi offerti dal consigliere di parità con maggior raccordo con i centri per l’impiego». Oltre a una valorizzazione «dell’educazione culturale proprio per favorire la consapevolezza delle discriminazioni e degli strumenti per contrastarle».

 

Scarica il pdf: IL T discriminazioni 211123