05 marzo 2022 – l’Adige

Donne, giovani e fragili: le parti sociali firmano il «Patto per il lavoro»

Stati generali del lavoro: un percorso che ha richiesto un anno, l’impegno di 14 esperti stabili e 12 tecnici, tutti coordinati dal giuslavorista e presidente dell’Agenzia del Lavoro Riccardo Salomone e l’audizione di 104 operatori legati, nei diversi ruoli, al mondo del lavoro provinciale. Il percorso si è chiuso ieri con la presentazione di un rapporto finale che in 104 pagine rende conto della mole di dati raccolti e partendo da quelli propone 20 possibili linee di intervento e tre progettualità più definite, queste ultime finalizzate all’inserimento nel mondo del lavoro di donne, giovani e soggetti a rischio di esclusione e al potenziamento della formazione di base e continua.

Il rapporto è la base del Patto per il Lavoro che a fine presentazione hanno firmato Provincia, categorie economiche e parti sociali. Materialmente rappresentati al tavolo dall’assessore Achille Spinelli, dal coordinatore provinciale degli imprenditori Roberto Simoni e dal sindacalista Andrea Grosselli a nome di Cgil, Cisl e Uil. Il patto sancisce l’impegno di tutti a collaborare nel cercare di dare attuazione alle linee guida individuate dagli Stati generali e raccolte nel rapporto finale.

Nella presentazione analisi e possibilità di intervento non hanno potuto che essere tratteggiate solo nelle linee generali. I dati hanno fatto emergere il quadro di un Trentino che ha dei punti di forza: un tessuto sociale coeso, la particolare condizione amministrativa garantita dall’autonomia, la solidità delle istituzioni, il poter contare su una risorsa importante come il turismo ma anche su un tessuto produttivo solido, una buona ricerca e formazione avanzate. Sono gli elementi che possono dare alla nostra provincia l’energia e le risorse per ripensarsi e rilanciarsi, spingendo su Transizione e Sviluppo: le due parole chiave sulle quali si giocherà secondo gli esperti il futuro della nostra economia. Abbiamo anche degli elementi di debolezza specifici: su tutti la denatalità (in soli 15 anni, ha rilevato Grosselli, i giovani sono passati da 80 mila (2004) a 63 mila (2019). Con una perdita di forza lavoro che è anche banalmente numerica.

Ma le imprese lamentano anche il progressivo scollamento che si è verificato nei decenni, col rapido evolvere delle modalità produttive, tra formazione e professionalità richieste dalle aziende.

Con la difficoltà oggi a reperire sul mercato lavoratori adatti agli impieghi contemporanei, mentre ci sono ampie fasce di popolazione che cercano lavoro ma non lo trovano non potendo offrire competenze adeguate. Restando alle indicazioni fornite ieri, la partita dei prossimi mesi ed anni per impresa, sindacato e Provincia dovrebbe essere legata proprio ad affrontare a 360 gradi questi due problemi. Da una parte riaggiustando le agenzie formative (scuola, formazione professionale e università) e dall’altra creando le condizioni perché il Trentino e le sue aziende possano essere attrattivi per i lavoratori, anche non solo trentini. Che potrebbero trovare formazione e lavoro nella nostra zona, finendo per supplire alla cronicizzata denatalità. Ma anche il bacino degli inoccupati, perché mai entrati nel mondo del lavoro o perché espulsi dallo stesso va aggredito, con politiche del lavoro che al mero sostegno economico affianchino una effettiva attività formativa e di aggiornamento per il loro reinserimento nelle attività produttive. Un impegno che sulla carta spazia dalla formazione continua fino alla revisione al rialzo degli stipendi e al contrasto della precarizzazione, che vedono il Trentino oggi meno competitivo delle zone confinanti.

«Quello che presentiamo oggi è una base di partenza, non un punto di arrivo», hanno detto tutti. Ed in effetti se gli obiettivi sono condivisibilissimi, sarà nella effettiva volontà e capacità di tutti i soggetti coinvolti di sostenerli nel concreto che si misurerà l’efficacia del Patto per il Lavoro. Gli Stati generali hanno permesso di fissare una lettura condivisa della situazione attuale. Si parte da qui.

Sempre sulla concertazione ha posto attenzione l’analisi del sindacato con Grosselli, insieme anche a Michele Bezzi e Walter Alotti, rispettivamente segretari di Cisl e Uil. «Gli Stati generali del lavoro -commentano i tre sindacalisti -sono stati un’occasione positiva e utile per tracciare e condividere le politiche per ammodernare il Trentino e metterlo nelle condizioni di affrontare i cambiamenti in atto. Uno dei punti di forza di questa esperienza è stato il metodo adottato: si è messo in atto un modo di procedere concertativo in linea con i più avanzati paesi d’Europa che fanno del dialogo sociale il fulcro del loro sviluppo. È importante però che questo ritorno alla concertazione non si esaurisca in questa esperienza ma diventi metodo di riferimento esteso a tutte le politiche, dal fisco al welfare, dalle politiche industriali all’assetto istituzionale. Il Trentino è più forte solo rende tutti corresponsabili di un progetto condiviso di crescita. Per questo chiediamo ancora una volta un vero e proprio patto per lo sviluppo e la crescita della nostra comunità. Servono riforme coraggiose e lungimiranti che possono essere messe in campo solo con un lavoro di condivisione trasversale».

Scarica il pdf: Patto ART 050322 2