24 maggio 2019 – Corriere del Trentino

Edilizia pubblica.  BASTA ALIBI L’ITEA DEVE COSTRUIRE

Il recente intervento del segretario della Uil, Walter Alotti, in tema di politiche abitative pubbliche, ha messo in evidenza come tali politiche siano del tutto assenti in Trentino. Ci si limita a gestire il costruito dell’Itea, a riciclare gli esistenti alloggi pubblici di risulta e si è messo in campo una modesta politica di social housing a canone moderato che ha portato alla costruzione o all’acquisto di 500 abitazioni in dieci anni.
In Europa però — e nei sistemi di welfare degni di questo nome —, le politiche abitative hanno svolto, e svolgono ancora, un ruolo fondamentale. Mediamente nei Paesi europei il patrimonio abitativo pubblico, gestito dagli enti locali o da agenzie a hoc, rappresenta il 20–25% del totale dello stock di alloggi esistenti, con la rilevante eccezione dei Paesi del Mediterraneo. In Italia,e in Trentino, il patrimonio pubblico può essere stimato attorno al 3 % del totale. Una percentuale risibile. Va detto tuttavia che in Italia, come in Spagna e in Grecia, questo dato trova una parziale spiegazione nel fatto che il 70–80% delle famiglie sono proprietarie dell’abitazione, mentre di norma negli altri Stati europei non si supera il 50%. In ogni caso l’offerta pubblica appare assolutamente inadeguata rispetto alla domanda sociale — domanda fra l’altro in crescita per effetto dell’immigrazione e della crisi economica mondiale — determinando così una situazione che non consente alcuna politica d’efficace contenimento degli affitti.

Le case non mancano, solo che spesso non corrispondono alle esigenze e/o alle tasche delle famiglie. Accade così che in un mercato sempre più segmentato e articolato per fasce di reddito e tipologie famigliari possano coesistere enormi eccedenze nell’offerta complessiva d’abitazioni e allo stesso tempo carenza anche significativa di offerta rispetto alla struttura della domanda effettiva d’abitazioni. Il mercato non è in grado di dare risposte socialmente soddisfacenti: se così fosse, dato il livello di ricchezza cui sono giunti i Paesi dell’Occidente europeo e del Nord America, il problema sarebbe stato, in quei Paesi, risolto da tempo. La situazione della nostra provincia, e più in generale quella dell’Italia intera, può diventare drammatica e socialmente ingestibile, se a essa non verranno date risposte nuove in grado di fare i conti con la realtà e con il fatto che occorre trovare risorse pubbliche e private in grado di riscrivere una puntuale politica delle abitazioni. Va però rimarcato, a scanso di equivoci, che la casa è il bene fondativo dell’essere cittadini in ogni parte del mondo e che il diritto alla casa dovrebbe quindi essere riconosciuto universalmente come lo è, teoricamente, nella nostra Costituzione. Per far si che tale diritto si trasformi in azioni concrete credo sia indispensabile che si cominci, come sostiene Walter Alotti, da una decisa ripresa dell’edilizia pubblica a carattere residenziale. Da troppo tempo Itea è sostanzialmente ferma e non soddisfa nemmeno lontanamente la domanda d’edilizia economico- popolare. È ora e tempo che Itea diventi un ente costruttore e non solo un ente di gestione del patrimonio esistente o un buon acquirente sul mercato immobiliare. Credo non ci siano più alibi, né legislativi né urbanistici, per un ripensamento e una ridefinizione strategica delle politiche abitative fin qui seguite. Non è più tempo per indugi e tentennamenti: il rischio sempre più reale è di fare soffrire i cittadini.

Scarica il pdf: Itea ART 240519