l’Adige – 30 dicembre 2022

«Fondo alberghi sì, ma solo per qualità»

TRENTO -Un fondo alberghi che sostenga le aziende sane ma in difficoltà con il delicato passaggio del cambio generazionale, o le imprese che vorrebbero investire in qualità e non hanno la forza necessaria per farlo da sole: questo serve e questo piace anche alla Uil, che da tempo segue il settore e soprattutto le scelte politiche strategiche per sostenerlo. Ma un fondo che immagini di acquistare alberghi dismessi, questo anche no, perché significherebbe «ricondurre i rischi d’impresa alle casse pubbliche e i guadagni ai privati». Sarebbe un uso del denaro pubblico non efficiente e, in ultima analisi, non utile al settore. Questa l’opinione di Walter Alotti, segretario generale del sindacato, che guarda alle discussioni di questi giorni con interesse.
Il tema è noto: la settimana scorsa una delibera della Provincia prevedeva l’aumento di capitale in Euregio Plus Sgr Spa: 3.566.984,63 euro. Un’operazione ampia che tra le altre conseguenze ha quella di far diventare operativo anche in Trentino un fondo alberghi, con un plafond tra i 10 e i 20 milioni di euro, operativo dalla prossima primavera. Ma per fare cosa? Lo ha già spiegato a l’Adige l’assessore Achille Spinelli: «Pensiamo di utilizzarlo a più livelli: per aiutare finanziariamente le imprese alberghiere a ristrutturarsi, per affiancarle, per acquistare strutture fuori mercato. Stiamo anche ragionando con un istituto di credito nazionale specializzato nell’acquisto di crediti deteriorati alberghieri».
Un’operazione che in larga misura trova il sostegno del sindacato. «Il sindacato è favorevole agli investimenti e all’aiuto alle aziende anche alberghiere in attività che hanno problemi di passaggio generazionale delle proprietà, di innovazione e riposizionamento sui mercati turistici internazionali». La Uil si mette di traverso, al contrario, ad un’altra operazione, che pur era balenata qualche mese fa: un fondo che permetta di riaprire gli hotel dismessi, che sono purtroppo molti soprattutto nelle valli. «Quello che ci troverà sempre contrari è la prospettata attivazione di un fondo pubblico per la riattivazione e riapertura, a spese delle casse provinciali, delle decine di “relitti alberghieri” dalla cessata attività turistica, da regalare a nuovi o vecchi imprenditori. Ricondurre cioè il rischio delle spese alle casse pubbliche e i guadagni ai privati, un leitmotiv che purtroppo stenta a non essere più suonato in Trentino».
Che fare con gli alberghi dismessi? Secondo la Uil dovrebbero essere riconvertiti in residence o abitazioni: così «diventerebbero attrattivi per investitori privati e potrebbero andare in parte a soddisfare la domanda di casa delle giovani coppie». In alcune aree, potrebbero questa la proposta essere ristrutturate sì con l’aiuto pubblico, ma per diventare case albergo, per ospitare il personale stagionale, soprattutto in aree come Fassa, Fiemme e Garda, dove i lavoratori faticano a trovare alloggio. La possibilità di ospitare la manodopera potrebbe diventare un valore aggiunto, tra l’altro, per il territorio, in un momento in cui è sempre più difficile trovare collaboratori.

Scarica il pdf: ADIGE alberghi ART 301222