25 ottobre 2016 – Corriere del Trentino
«Fondo garanzia affitti. Manca la volontà politica»
Il Fondo di garanzia per l’affitto arranca, invischiato nella melma dei gangli legali e in attesa di vedere sciolti quei vincoli giuridici che impediscono all’assessore Carlo Daldoss di licenziare il regolamento attuativo di una norma inserita non solo nella Finanziaria 2015, ma pure in quella dell’anno precedente (Corriere del Trentino di domenica).
«A mancare è la volontà politica — tuona il segretario generale della Uil trentina Walter Alotti — Capisco che possa non essere semplice, ma se si continua a dire che non ci sono i soldi per l’edilizia pubblica sociale e sul versante privato si va nella direzione di non consumare ulteriore suolo, si deve per forza rimettere in circolo il patrimonio di alloggi sfitti».
E il Fondo, secondo il presidente del Consiglio delle autonomie locali Paride Gianmoena, sarebbe un’iniziativa dotata di un «fondamento di utilità sociale».
Una misura che peraltro il Cal aveva condiviso, individuando quattro Comuni ad alta densità abitativa (Riva del Garda, Rovereto, Pergine e Trento) che avrebbero dovuto sperimentare l’iniziativa, sedendo a un tavolo di lavoro con la Provincia per dare vita a un albo relativo a tutti gli alloggi privati sfitti che i proprietari avrebbero messo a disposizione.
Oltre al Fondo, che, lo ricordiamo, dovrebbe servire a fornire una garanzia nei confronti dei proprietari che non immettono i propri immobili nel circuito delle locazioni per paura di danneggiamenti o morosità, «ci eravamo mossi anche nella direzione di creare facilitazioni a livelli di imposta — sottolinea Gianmoena — per questo tipo di alloggio sociale non si sarebbe dovuta pagare l’Imis».
Domani l’assessore Daldoss riferirà al Consiglio in tema di protocollo di finanza locale per il 2017: «Gli chiederemo conto anche del Fondo di garanzia per l’affitto» avverte Gianmoena. «Perché è un’idea dal fondamento interessante — osserva — in questa particolare congiuntura economica si registrano effettivamente delle difficoltà legate al pagamento degli affitti e al ripristino dell’alloggio così come è stato consegnato: dare garanzie significherebbe far diminuire l’incertezza che accompagna i proprietari. Bisognerà capire cosa fare di fronte ai problemi giuridici, noi siamo orientati a condividere un ragionamento».
Certo, «il Fondo non è sicuramente la panacea per tutti i mali — rileva Alotti — ma noi chiediamo che almeno si sperimenti, dato che oltretutto c’è già anche un finanziamento da un milione di euro che poteva altrimenti essere ricondotto ad altre destinazioni». Quello della casa, secondo il segretario, «è uno dei problemi del nostro tempo». Un tema scottante sul quale lavoratori e pensionati richiedono l’impegno del sindacato. Per questo la Uil si era impegnata ai tempi della genesi della proposta e continua a farlo adesso chiedendo di «accelerare».
Quanto «ai problemi di tipo giuridico» evocati da Daldoss per spiegare la battuta d’arresto (non è chiaro se a fornire le garanzie ai privati possa essere la Provincia o debba toccare a un soggetto esterno, ndr), la replica di Alotti è secca:
«È proprio per questo che avevamo proposto il coinvolgimento nel progetto delle fondazioni bancarie, per la possibilità di utilizzare i loro canali tecnici per la garanzia — conclude — altrimenti ci si potrebbe servire, come si fa con le aziende, di Confidi: è finanziato totalmente dalla Provincia, basterebbe aggiungerci il milione di euro stanziato per il Fondo e allargarne le competenze».
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