24 giugno 2020 – Trentino, Corriere del Trentino

I sindacati: «Negozi chiusi: Fugatti fa, il Pd parla e basta». La Uil: «Spezzatino nelle città? Assurdo, non funzionerà».

TRENTO. «Dobbiamo essere onesti: il centro destra ha fatto in poche settimane quello che il centro sinistra non ha saputo fare in 20 anni: sulle aperture domenicali ora speriamo che Fugatti vada fino in fondo. In questo caso non potremo che sostenere il provvedimento della giunta provinciale».
La “stoccata” al Pd (ma anche al partito di Renzi che nel corso del lock down avrebbe comunque voluto mantenere aperti i supermercati la domenica) arriva dalle sigle sindacali che sul tema delle aperture domenicali stanno trovando una sponda inattesa nella giunta provinciale a trazione leghista. Spiegano Paola Bassetti(Cgil) e Lamberto Avanzo (Cisl): «Da molti anni, come sindacato sosteniamo che sul tema dei negozi aperti la domenica servirebbe accompagnare la battaglia giuridica contro il probabile ricorso dello Stato anche con una battaglia politica. Battaglia politica che, negli ultimi 20 anni, il centro sinistra si è sempre rifiutato di combattere. Fugatti e il centro destra trentino hanno avuto questo coraggio e noi, come sindacato, non possiamo che riconoscerlo. Appoggiare il Friuli Venezia Giulia contro le aperture domenicali potrebbe creare un fronte più ampio tra regioni e questo consentirebbe di far sentire più alta e forte a Roma la voce dei territori».
Ma l’apertura di credito di Cgil e Cisl nei confronti dell’esecutivo provinciale non è incondizionata: «Ora Fugatti deve dirci se ha un piano B nel caso in cui il disegno di legge che intendono presentare venga impugnato dal governo. Perché non ci si può limitare a dire: “Noi ci abbiamo provato, ma lo Stato non vuole”. No, a questo punto bisogna andare fino in fondo e i sindacati fin da ora si dicono disponibili a sedersi al tavolo per contrattare e discutere».
Infine Cgil e Cisl -nell’auspicare che la Provincia mantenga comunque chiusi i supermercati fino al 31 luglio -boccia sonoramente l’ipotesi (Trentino di ieri) di suddividere le città più grandi come Trento, Rovereto e Pergine in zone turistiche (e quindi con negozi aperti la domenica) e zone non turistiche (con negozi chiusi): «Ci sembra -spiegano Paola Bassetti e Lamberto Avanzo -un goffo tentativo di salvare capra e cavoli. I sindacati anche nei recenti incontri con Confcommercio e Confesercenti hanno sempre ribadito di considerare l’asta dell’Adige come territorio non turistico. E da questa definizione non intendiamo derogare».
Su quest’ultimo aspetto è scettico anche il giudizio di Walter Largher della Uil: «Un approfondito studio dell’università di qualche anno fa ha dimostrato che, anche in occasione dei grandi eventi cittadini, i turisti non sono interessati a fare spese al supermercato o nei negozi. Semmai preferiscono bere un aperitivo o cenare al ristorante. Proporre uno spezzatino di zone aperte e chiuse nelle grandi città introdurrà solo elementi di confusione e nessun reale beneficio per l’economia».
Infine Largher lancia una proposta alla grande distribuzione: «Sono pronto ad un confronto sul reale beneficio per il fatturato delle domeniche aperte. Sono anni che chiediamo un confronto sui numeri, ma le aziende non l’hanno mai accettato perché sanno che il beneficio non esiste».

Scarica il pdf: commercio ART 240620 3