15 aprile 2022 – l’Adige, Corriere del Trentino

Il piano per attirare gli stagionali«Contratti lunghi e Naspi più alta»

L’idea dell’Apt «Garda Dolomiti» ha funzionato: la crew card, con un corollario di scontistiche per chi sceglie di lavorare in riva al lago, pare convincere. In poche settimane già 250 persone hanno aderito, colmando le lacune che preoccupano albergatori e ristoratori. Ma serve molto di più: il personale stagionale — cuochi, camerieri, baristi, chef specializzati, manager di strutture, sommelier — è ormai un bene preziosissimo l’Agenzia del Lavoro, per conto della Provincia, sta attivando tutti i canali di cui dispone per reclutare lavoratori indispensabili per i mesi estivi. Che fare di più, allora? L’assessore provinciale con delega al turismo, Roberto Failoni, è pronto a porre il tema alla commissione che riunisce i 21 assessori delle regioni e delle province autonome d’Italia. Se il problema è noto, la soluzione da percorrere va strutturata e Failoni ha una proposta: creare le condizioni per favorire la continuità, evitando che al termine di un contratto un lavoratore faccia altro. «Si tratta allora di garantire una disoccupazione più alta per i mesi che separano una stagione dall’altra e fare in modo che i contratti si allunghino creando una sorta di bi-stagionalità», annuncia. La questione verrà affrontata anche con il dipartimento dell’assessore Achille Spinelli, che è titolare delle politiche occupazionali, per capire se le competenze dell’autonomia consentono di agire subito. «Perché dobbiamo fare presto», dice Failoni.
Le motivazioni per cui il personale stagionale è difficile da reperire sono diverse e ognuno sposa una tesi. Per Valeria Ghezzi, presidente dell’associazione nazionale degli esercenti funiviari (Anef) conta «la passione per il lavoro», che a suo dire manca, e contano «i sussidi» a cui, a suo dire, si affidano i lavoratori. Una sinossi di un fenomeno complesso respinta da Cgil, Cisl e Uil: «Il problema non è la Naspi né altre forme di sussidio, ma la qualità del lavoro e delle retribuzioni. Molte società quest’anno hanno proposto contratti di un solo mese. Così gli operai si spostano altrove» spiegano all’unisono Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Gianni Tomasi che ricordano come gli addetti agli impianti di risalita, dinnanzi a contratti troppo brevi per mantenersi, si sono buttati nell’edilizia trainata dal bonus del 110%. «E tanti — proseguono — quest’anno sono anche rimasti nelle costruzioni, visto che molte società impiantiste a causa dell’incertezza sulla stagione invernale hanno proposto ai loro stagionali storici contratti anche di un solo mese di lavoro e con un reddito così scarso non si può vivere. Dovrebbe esserne consapevole la presidente Ghezzi che molto bene conosce il settore».
Un’analisi condivisa dalla Provincia. «Io non credo sia una questione di stipendio», riflette l’assessore Failoni. «Piuttosto è la continuità e la garanzia di un reddito annuale», dice. I due anni di pandemia hanno del resto fiaccato il turismo, provato dal ritmo vertiginoso di lockdown e riaperture: blocchi della mobilità, strutture chiuse, numeri ridotti, assunzioni pure. «Con simili premesse i lavoratori hanno trovato altri impieghi», ripete Failoni. I soli ristori, fuori di metafora, non bastavano per garantire la sopravvivenza economica (sostenendo mutui e affitti, per esempio).
«Resta il fatto — prosegue Failoni — che in questo momento stiamo facendo il possibile per risolvere il nodo del personale mancante: l’Agenzia del Lavoro è impegnata nei career day che uniscono domanda e offerta per essere davvero incisivi, poi abbiamo lanciato la campagna “Il turismo trentino cerca te”». Il fabbisogno di personale è elevato: la stagione turistica estiva ha sempre richiamato in Trentino circa 15mila lavoratori stagionali. Tanti per un settore, il turismo, che sostiene il 24% del Pil del Trentino. Considerata l’emorragia di personale di quest’anno — assorbito, come detto, da edilizia e in parte manifattura, — c’è chi si è ingegnato. L’Apt «Garda Dolomiti» s’è inventata una card con un pacchetto di sconti e benefit destinati al lavoratori che scelgono il lago. «Un’idea lodevole, mi complimento con loro», dice l’assessore che non esclude la replicabilità del paradigma.
Però serve molto di più. «Il problema è grande e va risolto — prosegue l’assessore — voglio presentarlo al tavolo della commissione che riunisce i 21 assessori al turismo delle regioni e delle due Province autonome». Failoni intende fare delle proposte: «Per dare garanzie ai lavoratori è necessario fare in modo che i contratti abbiano una lunghezza congrua, per poter ragionare su una bi-stagionalità — dice — di pari passo i mesi di stacco, che in questo modo si riducono, devono essere coperti da una indennità di disoccupazione più alta». Per evitare che il personale migri altrove, per comprensibili necessità di sopravvivenza economica, detta altrimenti serve maggiore solidità reddituale durante l’arco dell’anno, evitando buchi troppo gravosi.
«Il Trentino — conclude l’assessore — ha bisogno di strutturare un’offerta sempre più di qualità, con personale di qualità». Anche figure nuove. «Per esempio profili capaci di raccontare i nostri vini, i nostri piatti, le nostre montagne». Rafforzando i servizi.

 

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