IL WELFARE TERRITORIALE È DI TUTTI. Sottoscrivi l’appello ora!

 

Difendiamo insieme il diritto alla salute e all’assistenza per famiglie, lavoratori/trici e cittadini/e. Pretendiamo politiche ambiziose e condivise. Promuoviamo la valorizzazione e il coinvolgimento delle professionalità del sistema pubblico e del terzo settore
Il Trentino nel corso degli anni ha saputo costruire un sistema di inclusione che ha garantito benessere diffuso e coesione sociale. Lo dimostrano, fino ad oggi, i lusinghieri piazzamenti della nostra provincia nelle diverse classifiche nazionali. Il welfare territoriale nelle sue molteplici componenti (politiche sociali, sanitarie, abitative, politiche del lavoro e per le famiglie) rappresenta da sempre un investimento imprescindibile per il consolidare questi standard e per sperimentare, anche in forza delle possibilità offerte dall’Autonomia speciale, soluzioni innovative di fronte a sfide che, di volta in volta, minacciano i nostri livelli di benessere.

Oggi la pandemia, l’invecchiamento della popolazione, la contrazione della natalità, l’aumento delle disuguaglianze, delle povertà e del lavoro instabile e precario e le conseguenze ormai visibili dei cambiamenti climatici ci dimostrano ogni giorno quanto il nostro welfare sia fragile, a fronte di sempre più forti pressioni sul sistema sanitario e di protezione sociale che mettono a rischio una delle fondamenta del Trentino, il capitale territoriale inteso come equilibrio e rapporto dinamico tra ambiti urbani e delle valli. Queste sfide e le trasformazioni necessarie ad affrontarle, in termini di maggiore prossimità, prevenzione, innovazione, digitalizzazione e personalizzazione delle cure nei servizi sanitari e socio-sanitari, non possono essere vinte con politiche di piccolo cabotaggio, slogan o misure spot dal fiato corto. Serve al contrario una strategia condivisa promossa dal Governo provinciale dentro la quale tutti gli attori del welfare possano riconoscersi.

In particolare la sanità trentina sembra in crescente difficoltà nel far fronte ai bisogni di salute della popolazione, e mancano risposte adeguate tanto negli ospedali, quanto sul territorio e nelle RSA. È solo grazie al prodigarsi dei lavoratori della sanità e del sociale se il sistema socio sanitario trentino ancora sta reggendo. I dati di C.R.E.A. Sanità sulle performance dei servizi sanitari regionali del 2019 ci vedono perdere quattro posizioni (passando dal 1° al 5° posto), mentre quelli di Agenas restituiscono un quadro preoccupante sulle prestazioni sanitarie del 2021, in particolare in campo oncologico, dove in tre anni il Trentino è peggiorato più di tutti gli altri territori del Paese nei tempi di risposta alle richieste di visite specialistiche e di presa in carico per gli interventi chirurgici. Tutti i servizi, i reparti ospedalieri, le Apsp, il territorio sono sempre più in difficoltà.

Mancano professionisti della salute e non vi è la capacità reale di trattenerli e attrarne di nuovi e questo mina la tenuta del sistema sanitario pubblico. Molti fuggono nel privato o verso altre Regioni. Gli operatori del Terzo Settore, sulle spalle dei quali si regge gran parte del sistema di assistenza territoriale, subiscono un gap retributivo ormai insostenibile e il personale fugge in altri ambiti mentre i servizi rischiano di contrarsi.

Le difficoltà che la popolazione ha nel trovare risposte ai bisogni di salute si sommano alla crisi socioeconomica che stiamo vivendo e ai problemi nell’accesso alla casa per troppe persone e questo mina la coesione sociale del nostro territorio. La povertà è uno delle principali determinanti della salute, non ultimo perché ostacola l’accesso alle cure, che in un contesto di privatizzazione più o meno strisciante, è messo a rischio proprio per le fasce più deboli della popolazione. Serve una svolta di metodo: una situazione complessa come quella che sta attraversando il nostro welfare necessita di una sorta di Stati generali che permettano un confronto permanente tra tutte le parti in causa: Provincia, Apss, Consulte, Ordini professionali, sindacati, Upipa, terzo settore, Università, associazionismo. Un luogo dove confrontarsi e addivenire a soluzioni condivise.

Nel merito chiediamo una programmazione complessiva, secondo principi di appropriatezza e qualità delle cure, che dia certezza dei livelli essenziali di assistenza, a partire dai servizi territoriali di prossimità e dall’integrazione socio sanitaria, con l’attuazione originale ed inclusiva del DM 77 e del Pnrr; vanno arginate la deriva verso la privatizzazione dei servizi e la fuga di personale, investendo in possibilità di sviluppo professionale e adeguando i contratti, compresi quelli dei lavoratori delle cooperative sociali; serve ripensare il ruolo delle RSA, potenziare e stratificare ulteriormente l’offerta di servizi per gli anziani, investendo in prevenzione e invecchiamento attivo; infine vanno date risposte ai crescenti bisogni sociali della popolazione più debole, vanno garantite politiche di inclusione per i cittadini stranieri e rese più efficaci le politiche per la casa e per la natalità, superando bonus e iniziative spot.

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