11 marzo 2022 – l’Adige

IntesaSanPaolo, lunedì sciopero

 

TRENTO – Bancari di IntesaSanpaolo in sciopero lunedì prossimo in tutto il Trentino Alto Adige con presidi in mattinata davanti alle sedi di Trento e Bolzano. La protesta, coordinata da Fabi, First Cisl, Cgil Fisac, Uilca e Unisin, è l’ultima e più drastica mossa decisa dai sindacati per segnalare all’opinione pubblica il perdurante ridimensionamento dell’Istituto (che in regione vantava una presenza storicae gloriosa con la Banca di Trento e Bolzano) e le sempre più difficili condizioni di lavoro per gli operatori.
«Ci rendiamo conto che proporre un’azione eclatante in un contesto come quello che stiamo vivendo in questi giorni – affermano Stefano Guolo (Fisac) e Salvatore Farace (Uilca) – non è semplice, ma visto che gli ultimi due incontri con l’azienda e il tentativo di conciliazione con Fabi hanno dato esito negativo abbiamo deciso per lo sciopero».
Sul tavolo. Conseguenza di questa politica di ridimensionamento – segnalano i sindacati è l’aumento del disagio di lavoratrici e lavoratori, spesso costretti a lunghi spostamenti da una località all’altra per recarsi sul posto di lavoro, l’aumento dei carichi di lavoro, con il rischio di un servizio meno efficiente nei confronti della clientela. «Il taglio del personale – si lamenta Domenico Mazzucchi di Fabi – porta a condizioni di lavoro sempre più stressanti cui vanno aggiunto un carico maggiore di burocrazia e di spinte verso performance commerciali più sfidanti». Particolarmente difficile la situazione del personale di Trento, una ventina di dipendenti, che è stato spostato a Bolzano per far fronte alle esigenze delle sedi altoatesine, sempre più a corto di personale (che evidentemente fa scelte di vita diverse). «Le dimissioni volontarie -spiega Mazzucchi -escludendo gli esodi volontari previsti dagli accordi negli ultimi tre anni sono circa 30 prevalentemente in Alto Adige e riguardano personale di lingua tedesca».
Per cercare di porre un freno a questo stato di cose, dalle assemblee delle ultime settimane è emersa forte la richiesta che IntesaSanpaolo «provveda a colmare gli organici della rete con nuove assunzioni, possibilmente operate in loco, per diminuire i carichi di lavoro, per continuare a fornire un servizio efficiente alla clientela e per operare finalmente un minimo di ricambio generazionale».
«I dati – continua ancora Mazzucchi di Fabi – dicono che le risorse impiegate nel territorio sono passate dai 401 dipendenti (di cui in rete 342) a maggio 2019 ai 318 (di cui in rete 274) di oggi, con ben 14 filiali chiuse».
Desertificazione. «La riduzione del personale – aggiunge Farace – ha portato alla chiusura di tanti presidi periferici con aggravi quasi esclusivi per i lavoratori». E non sarebbe finita qui, visto che dal piano industriale 2022/25 dell’Istituto i sindacati calcolano un’altra quarantina di uscite per prepensionamenti. Digitalizzazione. «Un altro aspetto di questa campagna di ridimensionamento – spiega Francesca Prada (First) – è che si tende a togliere il contatto umano ai nostri clienti, di fatto obbligandoli, anche quelli meno avvezzi alle tecnologie, a trovarsi di fronte a procedure informatiche a volte non semplici. Ricordiamoci che per la gente comune le banche sono il luogo di deposito dei piccoli risparmi»

Scarica il pdf:ADIGE credito ART 110322