13 agosto 2019 – Corriere del Trentino

Istruzione. Menoburocrazia, più didattica.

RITORNO AL FUTURO, I NODI DELLA SCUOLA

Il dibattito comparso negli ultimi tempi sulla stampa su temi legati alla scuola sembra porre in contrapposizione il sistema nazionale rispetto a quello trentino. In verità è una dicotomia ideologicamente costruita: non esiste una «scuola trentina». Esiste una scuola «in Trentino» che è incastonata nel sistema nazionale, nei limiti delle competenze dello Statuto speciale e con le finalità e gli obiettivi posti dalla Carta Costituzionale. Libertà d’insegnamento e tutela dell’autonomia scolastica, diritto allo studio e validità dei titoli di studio: i cardini del sistema scolastico nazionale. Non possiamo né dobbiamo permettere deroghe.
Molte risorse, poca autonomia
E quanto la scuola italiana sia di grande qualità ce lo dimostrano sia gli esiti di test nazionali ed europei, sia il gradimento e la fiducia che gli italiani nutrono verso la nostra scuola. Ma proprio gli esiti delle prove Invalsi degli ultimi anni, offrono un’indicazione solo apparentemente sorprendente: in Trentino si sono conseguiti risultati di ottimo livello, a dimostrazione della qualità della nostra scuola; ma esiti sostanzialmente equivalenti vengono raggiunti in tutto il Nord Italia, con alcune punte di eccellenza in Veneto e Lombardia.
Sorge quindi spontanea una domanda, anche in considerazione delle richieste di autonomia differenziata, all’interno del sistema d’istruzione: la regionalizzazione della scuola potenzia l’autonomia scolastica?
L’esperienza trentina, ascoltando le persone che lavorano a scuola, sembra dimostrare come le importanti risorse investite non abbiano contribuito a un potenziamento dell’autonomia scolastica e della libertà di insegnamento. Unica significativa crescita appare nei carichi burocratici di lavoro e nell’ingerenza dell’amministrazione provinciale. Non vi sono dati significativi relativi a una diversa spendibilità dei titoli di studio. Riapriamo oggi il confronto, quindi, tenendo lo sguardo diretto verso i sopraccitati cardini costituzionali.
Diritto allo studio validità legale dei titoli rilasciati
Guardando al dettato costituzionale « i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi»: dobbiamo ripristinare un sistema che indirizzi i nostri sforzi al successo dei nostri ragazzi, nessuno escluso. Si rimodulino, all’interno del calendario delle lezioni, interventi di recupero, si attesti il superamento delle difficoltà prima dell’iscrizione all’anno scolastico successivo. Al contempo si valorizzino le eccellenze.
Libertà d’insegnamento e tutela dell’autonomia scolastica
Abbiamo più volte scritto di come la «provincializzazione» della scuola abbia di fatto derubricato il principio costituzionale dell’autonomia scolastica da motore pedagogico a strumento per la gestione della scuola trasformata in un comparto dell’amministrazione da organizzare secondo iter burocratici sostenuti da meccanismi procedurali. Occorre un ripensamento di sistema che riporti in campo la riflessione e il confronto didattico-educativo.
Garante dell’autonomia scolastica e sistema di rendicontazione del lavoro a scuola sono due temi da non sottovalutare. Sarebbe bello farlo in un modo condiviso, perché le riforme vanno condivise e discusse con il mondo delle persone di scuola. Per questo vanno elaborate con pazienza. Attorno alla figura del sovrintendente (ieri è stata indicata per tale ruolo Viviana Sbardella) non si chiede il ripristino di un’inutile funzione come quella abrogata quindici anni fa. Serve piuttosto una figura che, su una poltrona scomodissima, sia riconosciuta dal mondo della scuola e da quello della politica come indipendente e autorevole. Occorre quindi aprire un confronto sulle competenze da attribuire, sulla struttura degli uffici affidati al Sovrintendente, sulla durata di un incarico così delicato. Pena il fallimento degli obiettivi che si vogliono perseguire.
E arriviamo all’ultimo tema. Molto si è discusso sull’inutilità del sistema delle mance premiali: siano esse camuffate da «valutazione dei dirigenti scolastici», siano esse mascherate da improbabili «valorizzazioni del merito». Uil Scuola chiede, da tempo, sia aperto un tavolo di confronto tecnico–politico al fine di costruire un sistema indirizzato alla valutazione dell’intero sistema scuola. Una comunità scolastica che lavora in squadra, che opera per raggiungere gli obiettivi formativi che si è autonomamente posta, deve essere valutata proprio in relazione al raggiungimento delle mete che si è prefissata di raggiungere. Cancelliamo il sistema delle mance, comunque attribuite con discrezionalità, ed elaboriamo un sistema che permetta di fare squadra, che sviluppi la cosiddetta «interdipendenza positiva». Oggi più che mai è necessario aprire un confronto pacato, competente nelle sedi appropriate. Meno burocrazia e più didattica vorremmo fossero le direttrici di marcia. Altro che triste ritorno al passato, ai grembiulini (magari di lana infeltrita): chiediamo un ritorno al futuro. «Festina lente», dicevano i Romani.

* Segretario generale Uil suola del Trentino

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