22 dicembre 2017 –  Corriere del Trentino, Trentino

La crisi del consorzio:  Sait, fuga delle coop «pagata» dagli operai
Sette milioni in meno nel 2017 per l’addio di quattro famiglie: «Esuberi inevitabili». La Filcams Cgil: «Dalpalù si dimetta»

 

Anche la fuga delle Famiglie Cooperative dal Sait è tra le cause del licenziamento di 80 dipendenti del consorzio, indicata – nero su bianco – all’interno dell’accordo firmato al servizio lavoro: «Nel 2016 è uscita un’importante famiglia cooperativa dalla compagine sociale – si legge nel verbale – e nel corrente anno altre tre famiglie cooperative hanno dato comunicazione di recesso, con una diminuzione dei fatturato stimato in circa 7 milioni di euro già nel 2017». Lo crisi dello spirito cooperativo – fanno notare i sindacati – si vede anche da qui: la fuga delle cooperative (alla ricerca di condizioni migliori) ha avuto effetti diretti sui lavoratori. Ma anche il mondo sindacale esce da questa vicenda con le ossa (un po’) rotte. Ieri sulla vicenda sono arrivati tre diversi comunicati stampa dai sindacati confederali, oltre a un quarto comunicato, questa volta unitario, diffuso dai tre segretari provinciali. E Roland Caramelle (della Filcams Cgil) ha convocato una conferenza stampa – assieme ai delegati aziendali Ivo Berengan e Adriano Paissan – per ribadire che la Cgil ha firmato l’accordo solamente per rispetto della volontà dei lavoratori (espressa attraverso il referendum) ma resta tutta la contrarietà sul metodo della trattativa e sulla gestione dell’azienda. Conclusione? «Non si è mai visto un referendum sulla sorte dei lavoratori, Dalpalù dovrebbe dimettersi o quantomeno rimettere il suo mandato al consiglio di amministrazione in modo che i consiglieri si prendano la responsabilità di quanto accaduto ». I sindacalisti della Filcams Cgil si sono detti molto preoccupati anche per chi resta all’interno di Sait: «Sia per la gestione aziendale, sia per i carichi di lavoro (impossibili) a cui dovranno far fronte i lavoratori che resteranno in azienda ». Secondo i delegati sindacali i tetti fissati dall’azienda per il raggiungimento dei premi aziendali sono troppo alti, soprattutto con personale che comincia ad avere una certa anzianità: «Questo significa – hanno detto – che gli incentivi all’esodo saranno pagati anche dai lavoratori che non percepiranno in futuro i premi per la produttività». Sulla vicenda sono tornati anche i sindacalisti di Fisascat Cisl e Uil Tucs. Lamberto Avanzo (Fisascat) ha messo in evidenza i risultati raggiunti attraverso la contrattazione: «Senza accordo saremmo rimasti ai 116 esuberi dichiarati dal Sait, senza nessun incentivo e nessun piano sociale occupazionale. E’ necessario essere realisti: non è possibile chiedere 100 e ottenere 100. Il tanto peggio tanto meglio non può essere la linea di condotta di un’organizzazione sindacale: no a fomentare la guerra tra poveri ». Walter Largher (Uil Tucs) ha dichiarato che “gli approcci ideologici (il riferimento è alla Filcams Cgil) si sono scioltic ome neve al sole davanti al mandato chiaro e ineccepibile dei lavoratori che si sono espressi contro lo scenario dei 116 esuberi (senza incentivi e senza piano sociale) preferendo i 60 esuberi all’interno del piano concordato dai sindacati ».

L’amarezza dei dipendenti: «Ora siamo tutti contro tutti»

Con le lacrime agli occhi. Questo è lo stato d’animo di chi ha trentanni di Sait alle spalle, ha avuto prima la sfortuna della cassa integrazione e poi la fortuna di essere richiamata in servizio, ma oggi amareggiata e delusa ha solo un commento: «Ci hanno tolto il senso d’appartenenza ». Si perché chi lavorava al Sait si sentiva parte di una famiglia e credeva anche nello spirito cooperativistico: «All’esterno eravamo considerati alla stregua della peggior immagine dei dipendenti provinciali cioè dei nulla facenti e questa considerazione non aiuterà certo a trovare lavoro. Ma non era per nulla così: la maggior parte di noi si impegnava come se fosse un lavoro in proprio». Però con la votazione di mercoledì i lavoratori hanno di fatto avvallato il piano di ristrutturazione aziendale: «Mi sono sbilanciata oltre il limite in assemblea – prosegue la lavoratrice che abbiamo incontrato ieri mattina davanti ai cancelli del Sait, ma che preferisce restare anonima – ma è stata una farsa finita con una votazione pilotata. I voti contrari sono stati 69 cioè inferiori al numero degli operai in cassa integrazione che di fatto non sono stati chiamati a prendere parte alla votazione. La realtà è che da tempo si sapeva che l’azienda voleva salvare 20 dipendenti dei 116 esuberi e si è mossa in quel senso, centrando l’obiettivo». Un’accusa pesante: «Pensiamo a come sono andati i fatti. L’assemblea della mattina si era conclusa con un nulla di fatto. Una volta chiusa con molti che se ne erano già andati, compresa la delegazione sindacale della Cgil, viene indetta una votazione per dare o meno mandato ai sindacati di firmare un accordo che sarebbe stato comunque definito nel pomeriggio ». Questa votazione imprevista da chi è stata convocata «Dai sindacati che non avevano abbandonato la sede». Spirito cooperativistico tradito? «Sicuro, perché non si è voluto fare ricorso alla mobilità o altre soluzioni di mediazione che avrebbero potuto evitare scelte drastiche. I problemi economici ci sono, ma non certo ad un livello tale da costringere il Sait a portare i libri in tribunale». Adesso cosa succederà? «È un tutti contro tutti. Perché in pratica saranno i lavoratori a dover indicare chi dovrà essere licenziato. Una soluzione che toglie la responsabilità al Sait e la passa sulle spalle dei dipendenti. Senza la firma sarebbe stato il Sait in prima persona a decidere senza alibi o scusanti. In più è proprio la Cooperazione a costituire un precedente che potrà far comodo ad altre aziende per trovare una soluzione alla crisi interna». Ivo Berengan della rsu spiega: «È la legge a prevedere che se un dipendente impugna il licenziamento, lo possa fare solo indicando il nominativo di chi ritiene licenziabile innescando un conflitto tra i dipendenti. Siamo arrivati ad una imposizione ben lontana da un concetto di solidarietà».

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