19 giugno 2018 – Trentino

«La maternità? Un valore aggiunto»

Welfare aziendale e lavoro: così si cerca di fermare l’emorragia di donne che si licenziano

Il welfare aziendale non è solo buoni-benzina, ma misure che vanno incontro alle esigenze dei genitori lavoratori e di chi assiste un familiare malato. Attenzione però alle politiche esclusivamente “pro-mamme”: congedi e permessi rischiano di confermarne il ruolo tradizionale e limitarne le prospettive di carriera. Questi sono alcuni aspetti emersi alla tavola rotonda sul welfare aziendale promossa da Cgil-Cisl-Uil e dal Consiglio regionale Unipol presso la Fondazione Caritro. Il dibattito è stato moderato dal direttore del Trentino Alberto Faustini, che ha sottolineato: «Le madri che si licenziano per incompatibilità famiglia-lavoro sono invisibili, ma sono 25mila persone ogni anno, un paese di medie dimensioni».
Franco Ianeselli, segretario della Cgil del Trentino ha introdotto il tema: «Il welfare aziendale è la moda del momento: è rappresentato non solo dai buoni-benzina, ma dall’insieme di servizi che rispondono ai bisogni del lavoratore».
Sabina Tarozzi, responsabile welfare aziendale Unipol, ha illustrato alcune iniziative del gruppo: «Abbiamo attivato convenzioni con asili ed aziende di babysitting ed assistenza compiti, ma abbiamo previsto anche un assistente sociale in grado di sostenere chi si occupa di persone non-autosufficienti. Promuoviamo la contaminazione lavoro-famiglia, con la “Festa Bimbi in ufficio” e aderiamo al programma “Maam”, il master per la formazione dei genitori lavoratori aperto anche ai partner dei dipendenti».
Elisa Vimercati, responsabile ricerca e sviluppo Maam, descrive il programma: «Maam è un corso online che insegna un metodo per usare il tempo tra lavoro e famiglia e portare anche al lavoro le abilità apprese come genitori. Hanno partecipato 2000 genitori, di cui 300 neo-papà. Un primo risultato è il ridimensionamento dei problemi: un rapporto sano tra famiglia e lavoro porta a individuare le priorità e a ridurre i conflitti sul lavoro».
Anna Bassi è una madre-lavoratrice che ha testato “Maam”: «La capacità di risposta rapida ad emergenze improvvise tipica di una madre è una grande risorsa anche sul lavoro».
Luciano Malfer, dirigente Agenzia per la famiglia della Provincia Autonoma di Trento, ha illustrato il “Family Audit”: «Con questo “bollino” diamo una certificazione alle aziende che si dimostrano “amiche della famiglia”: andiamo a privilegiarle aumentando i contributi e incrementando i punteggi per gli appalti».
Barbara Poggio, pro-rettrice dell’Università, sottolinea come un welfare aziendale approssimativo possa portare dei rischi: «I sistemi di welfare aziendale non si possono copiare, ma devono essere cuciti su misura. Altrimenti si rischiano misure che non coinvolgono i lavoratori con contratti atipici, privilegiando i dipendenti, e percorsi che paradossalmente penalizzano le madri lavoratrici. Della serie: “Già ti vengo incontro con la conciliazione lavoro-famiglia, non penserai di far carriera?”».

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