22 dicembre 2020 – Trentino, Corriere del Trentino

La Provincia vuol ripartire il 7 gennaio con lezioni in aula al 50 per cento

La proposta. Preparato un documento che sarà presentato oggi alla conferenza Stato Regioni per avere maggiore flessibilità rispetto al 75% voluto dalla ministra Azzolina. I sindacati, però, chiedono che si faccia di più sul tema del trasporto pubblico: «L’occupazione al 50% dei mezzi sia reale»

TRENTO. Scuola, avanti piano, ma avanti. Sembra essere questo lo slogan che la Provincia, insieme a tutte le altre regioni italiane, ha in mente per il ritorno sui banchi dal 7 settembre. Il Dpcm del governo Conte prevede la ripresa delle lezioni alle superiori in presenza al 75% subito dopo l’Epifania. La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in questi giorni va dicendo che questa è la linea del Piave e che si dovrà ripartire con una dose massiccia di lezioni in aula. Ma i presidi, a partire da quelli trentini, non sono per niente d’accordo. Già nella riunione di due settimane fa, subito dopo lo stop al tentativo di ripartire prima di Natale, i dirigenti scolastici avevano chiesto all’assessore Mirko Bisesti flessibilità e gradualità. Tradotto: non si può prevedere un tetto del 75% uguale per tutte le scuole e non lo si può adottare subito. E il documento che la Provincia di Trento ha preparato insieme alle altre regioni ( domani verrà presentato al governo) chiede proprio questo, con una parolina magica. Un avverbio «almeno» che segna un confine tra quello che si potrà e quello che non si potrà fare. Il documento, infatti, dice che per il primo periodo si dovrà ripartire per il primo periodo con le lezioni in presenza «almeno» al 50%. Non è specificato quanto dovrà essere lungo questo primo periodo, ma, come spiega Bisesti, potrà essere anche fino a primavera. Anche se l’assessore tiene a precisare che la richiesta di flessibilità è dovuta a ragioni di prudenza, visto il quadro della pandemia che resta drammatico, e non a motivi di carattere organizzativo: «Noi, come ci è stato chiesto anche dai dirigenti scolastici, puntiamo a tornare in presenza, ma con flessibilità. Nel documento si prevede una soglia minima del 50%, ma ciascuna scuola, se si sente pronta, potrà ripartire con il 60 o il 70 o
anche il 75%. Qui in Trentino, con tutti gli investimenti che abbiamo fatto per allargare le aule e per assumere nuovi insegnanti in modo tale da ridurre gli alunni per classe, potremmo ripartire dall’Epifania anche tutti in presenza, ma i dati del contagio consigliano prudenza. E per questo abbiamo chiesto la possibilità di avere un tetto più basso, al 50% delle lezioni in aula». Il documento sarà illustrato oggi alla conferenza Stato-Regioni e gli enti locali si aspettano che il governo lo accolga nonostante le resistenza della ministra Azzolina. Altro nodo caldo è quello dei trasporti, con la Provincia di Trento che sostiene di essere in grado di scendere ben al di sotto del 75% di occupazione dei mezzi previsto all’inizio dell’anno: «Noi ci tiene a sottolineare Bisesti abbiamo fatto investimenti sui mezzi e anche a novembre siamo riusciti a recuperare cinquanta autobus di ditte private che ci permettono di far scendere al 60% la percentuale di occupazione dei mezzi di trasporto. Questo, insieme alla riduzione della quota di scuola in presenza, dovrebbe ridurre i problemi».
Ieri la proposta è stata illustrata in due riunioni separate in videoconferenza ai sindacati dei docenti e del personale Ata, mentre nel pomeriggio Antonio Ferro dell’Apss ha fatto il punto per quanto riguarda i contagi tra il personale.
I punti più combattuti e sui quali i sindacati hanno chiesto più chiarimenti sono stati due: come organizzare il 50% di lezioni in presenza e la quota di occupazione dei mezzi di trasporto che deve scendere al 50% acquisendo altri autobus. Per quanto riguarda l’organizzazione, Pietro Di Fiore della Uil attacca: «Chiediamo con forza che non vengano divise le classi. Non si potrà avere una parte di classe in presenza e l’altra parte che segue da casa. E sui trasporti rileviamo che ci sono per forza dei problemi, altrimenti non si capisce perché siamo andati in didattica a distanza alle superiori».
Sulla suddivisione Bisesti spiega: «Molte scuole si stanno già organizzando prevedendo che le classi vadano in presenza tre giorni a settimana, per chi va anche il sabato, oppure 3 giorni una settimana e due l’altra per chi fa lezione sui 5 giorni».
Con un comunicato congiunto, Flc Cgil, Gilda e Satos chiedono attenzione soprattutto al trasporto pubblico: «Non servono false partenze. La scuola, studenti e personale stanno già pagando a caro prezzo gli effetti dell’emergenza sanitaria, per questa ragione la ripartenza del 7 gennaio deve essere preparata in ogni minimo dettaglio. Per quanto riguarda il trasporto pubblico non è sufficiente parlare di percentuali al 50 o al 75 per riaprire il secondo ciclo. Bisogna avere la capacità di tradurre in concreto la nuova organizzazione potenziando il numero di mezzi sottolineano Cinzia Mazzacca, segretaria generale della Flc del Trentino, Ennio Montefusco, segretario di Satos e Paolo Cappelli di FGU-Gilda Per l’ennesima volta alla scuola, in corso d’anno, si chiede uno sforzo organizzativo non semplice. Bisogna fare ricorso al maggior numero possibile di mezzi. La soglia del 50% di capienza va rispettata per non ripetere gli errori di settembre».

 

Scarica il pdf: scuola ART 221220 3