12 dicembre 2018 – Corriere del Trentino

LA SANITÀ HA BISOGNO DI SCELTE RADICALI

Riguardo all’emergenza «esodo medici», problematica rilanciata dal Corriere del Trentino e speriamo all’attenzione del nuovo assessore alla salute Segnana, la Uil rilancia una proposta forte già indirizzata anche da diversi operatori e studiosi del settore — per esempio Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri — al Servizio sanitario nazionale. Una proposta rivoluzionaria a nostro modesto parere: si assumano a tempo pieno i giovani laureati italiani in medicina e si elimini per loro la possibilità dell’«intramoenia» (la possibilità cioè per i medici ospedalieri di esercitare la professione negli ambulatori pubblici), evitandone così la fuga verso l’estero, fenomeno in costante aumento, e aumentando al contempo la disponibilità di specialisti per le visite del servizio pubblico.
Una simile impostazione darebbe infatti la possibilità di ridurre i tempi delle liste d’attesa, allargando quantomeno — storica richiesta della Uil anche in Trentino — le fasce orarie di fruizione delle visite specialistiche e della diagnostica. Uno scenario che fino ad oggi nessun assessorato alla salute del Trentino, a prescindere dal nome dell’assessore in carica, ha mai neanche sperimentato, neanche solo parzialmente, aprendo magari i servizi al sabato o in orari serali. E se proprio non si volesse eliminare l’esercizio della professione privata bisognerebbe introdurre una diversa logica: la regola per cui chi richiede visite od esami a pagamento aspetti di più rispetto a chi si affida al Servizio sanitario pubblico.
Certo un provvedimento fuori dai canoni. Il cambio di registro operativo e di filosofia organizzativa che vorremmo e ci dovremmo aspettare in una Provincia autonoma. Il nostro territorio potrebbe gestire una delega con buone risorse, ma ricorre purtroppo spesso a modalità gestionali dal mero obiettivo della riduzione dei costi strutturali del sistema o «della produzione di risparmi per il servizio sanitario provinciale», come recitano solitamente burocraticamente le relazioni che accompagnano le delibere relative alle cicliche riorganizzazioni dell’Azienda sanitaria provinciale.
L’altra proposta che la Uil del Trentino fa riguardo alla carenza di medici e alla necessità di evitare che chi comunque accetta di restare in Trentino lo faccia solo per poco tempo, nonostante i compensi di base superiori alla media nazionale, è quella di creare, aumentare o realizzare maggiori occasioni di studio e formazione specialistica a livello locale, per far sì che, in sinergia con il Tirolo austriaco, l’Alto Adige ed il Veneto si creino le condizioni — Facoltà o Dipartimenti universitari — per, sia concesso il brutto termine, una «produzione» di laureati in medicina o di corsi di specializzazione, più vicina al territorio, sempre nel settore della cura delle persone. Ci auguriamo, infine, che il nuovo assessore esprima quindi capacità di visione e strategie nuove, mai nemmeno sperimentate nella sanità provinciale, utili a migliorare il servizio ai cittadini e a valorizzare veramente le nostre prerogative autonomistiche, anche nel servizio sanitario pubblico, per far sì che non siano bersaglio, ma piuttosto esempio virtuoso di sviluppo e modello di governo da emulare, anche fuori dai nostri confini.

Scarica il pdf: sanità ART 121218