19 novembre 2020 – Corriere del Trentino

L’allarme del mondo della scuola:«Lezioni a casa, socialità a rischio»

Ceschi: «Sono state sacrificate le relazioni dei ragazzi» Il garante dei diritti dei minori: «No alla mascherina» Chiara Marsilli

TRENTO La scuola rischia di perdere nella pandemia le sue tre funzioni principali: relazionale, educativa e di ascensore sociale. È questo il grido d’allarme che giunge da più parti, a dieci giorni dalla ripartenza della didattica a distanza in tutte le scuole superiori della provincia e con l’incognita di quanto durerà questa condizione.

«Siamo in forte sofferenza — ammette Giovanni Ceschi, docente di latino e greco al liceo Prati di Trento, nonché presidente del consiglio provinciale del sistema educativo —. Si è scelto di sacrificare la scuola e le relazioni dei ragazzi per allentare il carico sui mezzi di trasporto pubblici, ma è una scelta sostenibile per qualche settimana, non certo mesi. Già al rientro di settembre abbiamo dovuto tamponare ciò che non è stato possibile fare nella scorsa primavera. Di fatto è stato un quadrimestre perso».

Interrotta la funzione relazionale della scuola e messa a rischio quella didattica, la pandemia rischia di inficiare anche il compito della scuola dell’obbligo di limitare le differenze sociali, economiche e familiari. «La Dad non mette tutti gli studenti nelle stesse condizioni — ricorda ancora una volta Ceschi —. Il collegamento internet che salta e i dispositivi tecnologici obsoleti rappresentano ostacoli materiali. Ma a ciò si devono aggiungere le condizioni sociali, economiche e familiari da cui provengono i ragazzi: avere a disposizione una camera tutta per sé o un contesto quotidiano sereno e silenzioso sono lussi che non tutti hanno. Questa modalità non fa che aumentare il divario, invece che colmarlo. Senza parlare dei ragazzi con esigenze speciali».

«Siamo in una situazione di grave difficoltà — commenta Pietro Di Fiore della Uil Scuola —. Da una parte la didattica a distanza delle scuole superiori e dall’altra elementari e medie in presenza, ma spesso senza la necessaria tutela delle persone che ci lavorano. Ormai da tempo riceviamo segnalazioni che nelle mense non vengono rispettate le distanze di sicurezza e i bambini mangiano molto vicini gli uni agli altri, ovviamente senza mascherina. Molti insegnanti devono comprarsi le mascherina ffp2 da soli perché le scuole non le forniscono. A ciò si accompagna la difficoltà di gestione della didattica: sono molte ormai le classi in quarantena, e gli insegnanti devono barcamenarsi tra lezioni in presenza e didattica online per le classi a casa».

Numeri, quelli delle classi in quarantena, già molto alti e destinati ad aumentare ulteriormente: al momento sono a casa 177 classi delle circa 3300 dell’intero territorio provinciale e sono in corso approfondimenti su nuovi contagi fra bambini e ragazzi che potrebbero portare a ulteriori isolamenti. «Occorre tranquillità, risposte chiare e comunicazione — conclude Di Fiore —. Ad oggi manca completamente il dialogo con l’assessorato all’istruzione e siamo venuti a sapere che l’assessore Bisesti ha intenzione di affidare la sorveglianza delle mense alle cooperative private invece che agli insegnanti leggendo i giornali. Una decisione che riporta la scuola primaria a una condizione precedente al 1970».

Ad aumentare la situazione di tensione è intervenuto anche il Garante dei diritti dei minori Fabio Biasi con una lettera rivolta alle autorità nazionali e provinciali che protesta contro l’obbligo di indossare sempre la mascherina a scuola: «A prescindere da considerazioni circa gli effetti sulla salute fisica che l’uso prolungato delle mascherine comporta, ciò costituisce un’ulteriore limitazione che indice negativamente sull’educazione, sull’equilibrio psichico e sulla qualità delle relazioni sociali».

 

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