Lavoro. Assunzioni in crescita ma mancano 2.500 contratti a tempo indeterminato. Cgil Cisl Uil: la ripresa dell’occupazione è su basi instabili. La Provincia apra gli occhi e intervenga con politiche adeguate

Occupazione in crescita ma sempre più precaria in Trentino. Il lavoro stabile nel 2021 cresce meno dell’anno del lockdown. E’ questo il quadro completo che emerge dagli ultimi dati provenienti dai centri per l’impiego. Se è vero, come è vero, che a dicembre le assunzioni sono tornate a livello pre pandemia, è altrettanto vero che i nuovi rapporti di lavoro attivati sono prevalentemente instabili. Rispetto al 2019 si sono persi circa 2.500 contratti a tempo indeterminato, pari a -14% tra nuove attivazioni e trasformazioni. Le trasformazioni da tempo determinato a contratto stabile si sono ridotte del 28%. “Esiste un problema di qualità dell’occupazione ed è grave che la Provincia e l’assessore al lavoro, Spinelli, ignorino questi dati limitandosi solo a vedere il bicchiere mezzo pieno – fanno notare Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Gianni Tomasi -. In numeri parlano chiaro, se letti in modo completo: solo il 7,68% delle nuove assunzioni è un contratto stabile, era l’8,31% nel 2019. E addirittura l’8,53% nel 2020 nell’anno che ha visto precipitare il nostro nostro Pil di 9 punti percentuali. Oggi in piena ripresa si fa ricorso prevalentemente a lavoro precario”.

Una situazione che non può non destare preoccupazione. “Le imprese non si fidano ancora della ripresa e si muovono con eccessiva cautela scaricando il rischio, di fatto, sulla forza lavoro. Una situazione che potrà essere solo resa peggiore dall’instabilità internazionale anche legata al conflitto in Ucraina”, proseguono i sindacalisti che però sollecitano Piazza Dante a mettere in campo misure adeguate per favorire la qualità dell’occupazione e retribuzioni coerenti con il costo della vita provinciale e in linea con quelle delle regioni confinanti. “Il tema è stato al centro degli stati generali del lavoro ed è il momento che si mettano in campo misure concrete per spingere la dinamica del nostro mercato del lavoro in questa direzione anche agendo sulla leva degli incentivi selettivi alle imprese”.

C’è poi il tema delle politiche industriali: la Provincia deve sostenere con determinazione il passaggio alla digitalizzazione e alla transizione ecologica per rendere più competitivo il tessuto economico locale.

Infine la questione che spesso sta al centro delle preoccupazioni degli imprenditori, la difficoltà di reperire manodopera. “Fino a quando non si investe su offerte di lavoro di qualità ci sarà sempre difficoltà a trovare personale. Servono dunque politiche attive del lavoro e formazione per riqualificare la forza lavoro attuale, ma anche proposte di assunzioni adeguate ai profili professionali e alle competenze ricercate”, proseguono i tre sindacalisti che sulla questione della carenza di manodopera puntano l’accento anche sulla questione demografica. “C’è un problema di numeri: mancano giovani e ne mancheranno sempre di più visto l’andamento demografico. Servono, dunque, anche politiche lungimiranti in tema di natalità, conciliazione vita-lavoro e gestione dei flussi migratori, senza approcci demagogici come quelli che abbiamo riscontrato all’atto di redigere le convenzioni tra Agenzia del Lavoro e mondi del turismo e dell’edilizia”, concludono.


Trento, 2 marzo 2022