Corriere del Trentino – 07 ottobre 2022

Lavoro, mercato in chiaroscuro. In aumento i contratti a termine e cresce il fenomeno dimissioni

TRENTO In un panorama dell’occupazione che nel 2021 «segna un netto miglioramento rispetto all’anno prima» quando il Covid-19 batteva forte si registra comunque, andando nel dettaglio, una situazione in chiaro-scuro. Infatti, se da una parte in Trentino gli occupati complessivi sono aumentati, da un anno all’altro, dell’1,5%, bar e ristoranti crollano, in quanto a occupati, del 16,9%. Se l’industria ha incrementato i propri lavoratori del 7,5%, le costruzioni hanno perso il 6,1%. Inoltre, il turismo è «in affanno a causa del mancato decollo della stagione invernale con cali di oltre il 90% degli arrivi e delle presenze» che non sono stati compensati dal ritorno degli stranieri nel corso dell’estate.
Sono alcuni dati contenuti nel 37esimo Rapporto sull’occupazione in provincia di Trento elaborato dall’Agenzia del lavoro e presentato ieri al castello del Buonconsiglio a Trento. Visto evidentemente anche il momento generale ed internazionale «la situazione sta peggiorando — ha detto Isabella Speziali dell’Agenzia del lavoro — Da giugno di quest’anno si registra un calo di assunzioni nel settore manifatturiero e un aumento, preoccupante, del ricorso alla cassa integrazione speciale».
In apertura, Achille Spinelli, assessore provinciale al lavoro e allo sviluppo economico, ha detto che «gli elementi positivi che si registrano nel settore occupazionale rispondono ormai a dinamiche diverse rispetto al passato. Dobbiamo stare attenti e vigili rispetto ad una situazione in evoluzione». Dal canto suo, Stefania Terlizzi, dirigente generale dell’Agenzia del lavoro, ha affermato che «nonostante i numeri positivi, ci sono dei campanelli d’allarme all’interno di un mondo del lavoro in forte cambiamento». «Siamo in un momento di transizione, di uscita del Covid — ha aggiunto Speziali — In cui l’occupazione è in crescita ma aumenta il peso dei lavori a termine». Cioè dei contratti a tempo determinato che contraddistinguono ormai il nostro tempo, segnato dalla precarietà del lavoro, che è ben precedente la pandemia. I dati accertano che tra 2020 e 2021 i contratti a tempo determinato sono aumentati del 28%, quelli a chiamata del 19,6% e quelli di somministrazione (cioè che prevedono prestazioni periodiche o continuative) del 30,5%.
A fronte di questa situazione, i sindacati Cgil, Cisl e Uil, in una nota congiunta affermano che «c’è un problema di qualità del lavoro. Il rapporto presentato rende evidente come la domanda di lavoro nel 2021 sia cresciuta in modo sostenuto senza trovare però adeguata soddisfazione». «E’ vero che ci sono posti di lavoro — riflettono Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Walter Largher che per le tre confederazioni si occupano del mercato del lavoro — Ma si tratta spesso di contratti a termine, di lavoro precario». C’è poi un altro aspetto che i sindacati, come anche il
Rapporto presentato, mettono in evidenza. «Nel turismo — è scritto nella nota sindacale — solo il 40% dei lavoratori decide di ripetere l’esperienza lavorativa l’anno successivo. Questo vuol dire che i lavoratori non hanno trovato in quel contesto condizioni soddisfacenti in termini di retribuzione e condizioni di lavoro. In una parola, di qualità dell’occupazione».
Nel corso della disanima del Rapporto sull’occupazione, Isabella Speziali dell’Agenzia del lavoro ha sottolineato inoltre che «in conseguenza del Covid-19 c’è stato nel 2021 un aumento delle dimissioni dal posto di lavoro del 13% maggiore rispetto al 2019. Tutti lavoratori che sono andati alla ricerca di un lavoro migliore che spesso hanno trovato. Inoltre, rispetto al 2018 sono mancati 500 lavoratori stagionali stranieri». «La qualità del lavoro — sottolineano i sindacati — è la prima leva su cui agire per rendere più attrattiva la domanda, qualificandola e fidelizzando la manodopera con contratti stabili e condizioni di lavoro dignitose. Vale per tutti i settori ma soprattutto per il turismo dove non ci si può più limitare a lamentarsi della carenza di manodopera». Sulla crisi energetica e l’aumento dei costi delle materia prime i sindacati affermano che «il disegno di legge della giunta Fugatti è totalmente insufficiente ad arginare la tempesta che si potrebbe abbattere sulle famiglie trentine».

 

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