l’Adige – 03 maggio 2023

Le imprese: sia solo il primo passo. Sindacati: risposta parziale del governo, non considera le prerogative dell’Autonomia

TRENTO -«Tutto quello che vanno nella direzione della riduzione del costo del lavoro è certamente positivo». Giovanni Bort, a nome del Coordinamento degli imprenditori trentini di cui è presidente, accoglie con soddisfazione il provvedimento varato dal governo.
«Si tratta di un buon passo avanti aggiunge -. Sarebbe importante, però, che questo non sia un punto d’arrivo, bensì una tappa di un percorso più lungo».
Entrando nello specifico al Coordinamento degli imprenditori preme ricordare che si tratta di una misura «che mette immediatamente soldi nelle tasche dei lavoratori meno ricchi: una scelta importante per ridare potere d’acquisto alle famiglie specie nel momento in cui l’inflazione ha corroso il valore degli stipendi fissi». Benvenuta quindi anche dalla detassazione dei benefit e pure alla cancellazione del reddito di cittadinanza, «che fino ad ora può aver spinto qualcuno a rifiutare proposte di lavoro». Plauso, infine, «alle misure che dovrebbero semplificare e sburocratizzare le procedure di assunzione».
Sull’altro fronte, i sindacati ci vanno cauti: «Provvedimento atteso ma non ancora strutturale -scrivono Andrea Grosselli (Cgil), Michele Bezzi (Cisl) e Walter Alotti (Uil) -È quindi una risposta parziale finanziata in deficit che non si accompagna ad un sostegno reale al rinnovo tempestivo dei contratti di lavoro di cui sono privi almeno 120mila lavoratrici e lavoratori in Trentino, da quelli delle coop sociali al multiservizi passando per i dipendenti pubblici. Senza rinnovi il taglio del cuneo fiscale di fatto finisce nelle tasche dei datori di lavoro. È già successo col bonus Renzi che, di fatto, non ha aumentato i salari reali se non per breve tempo». Per i tre segretari è ancora più grave che nella revisione del reddito di cittadinanza manchi il riconoscimento delle potestà sull’assistenza di Trento e Bolzano. «Non ci si può dimenticare delle prerogative di Trentino e Alto Adige in materia di welfare e assistenza. Lo avevamo chiesto alla delegazione parlamentare del centrodestra. Confidiamo che si corregga l’errore prima della pubblicazione del decreto altrimenti sarebbe l’ennesimo smacco per le Autonomie speciali».
Grosselli, Bezzi e Alotti ricordano come a Trento e a Bolzano da decenni esistano strumenti di sostegno al reddito come contrasto alla povertà. «Tra l’altro, l’assegno unico provinciale -spiegano -garantisce una forte spinta all’attivazione sul mercato del lavoro. Basti pensare che la stragrande maggioranza dei percettori dell’intervento provinciale, più del 90% in pratica, lavora o è esonerato dal lavoro perché anziano, minore o con carichi di minori sotto i tre anni. Un modello virtuoso il nostro, frutto dell’Autonomia, che va quindi difeso o e riconosciuto anche dallo Stato».

 

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