Pensioni anticipate
per i nati dal 1951 al ‘53 Quattordicesime più ricche
ROMA Nel disegno di legge di Bilancio ci sarà un corposo pacchetto per chi è in pensione e per chi sta per andarci. Il costo complessivo dovrebbe essere di 2 miliardi di euro. L’Ape, l’anticipo pensionistico, consentirà di lasciare il lavoro tre anni prima del previsto ai nati tra il 1951 e il 1953. Chi deciderà di usarlo volontariamente subirà un taglio dell’assegno lordo pari al 5% per ogni anno di anticipo. Per le categorie tutelate (disoccupati, disabili e altre da definire) la penalizzazione sarà più bassa, massimo il 3% l’anno. E legata al reddito azzerando il taglio al di sotto dei 1.500 euro lordi al mese. La 14a, l’assegno supplementare fino a 500 euro, sarà estesa a un altro milione di pensionati, alzando la soglia massima di reddito: da 750 a 1.000 euro lordi al mese. Un piccolo ritocco, il 20%, ci dovrebbe essere anche per chi la 14a la prende già. Il premier Matteo Renzi ha confermato che non saranno toccate le pensioni calcolate con il sistema retributivo.
Un taglio del 3,5% all’Ires Super ammortamento sugli investimenti hi-tech
Per le imprese c’è una misura già decisa per l’inizio del 2017 e che nella manovra dovrebbe essere confermata: la riduzione dal 27,5% al 24% dell’Ires, l’imposta sul reddito delle società. Rinnovo possibile anche per il super ammortamento, la possibilità di ammortizzare fiscalmente al 140% del loro valore i beni strumentali nuovi acquistati dalle aziende. La misura potrebbe essere estesa ai beni immateriali. E potrebbe prevedere una soglia ancora più alta, l’ipotesi è il 200%, per alcune categorie particolari di beni strumentali, come gli investimenti ad alto contenuto tecnologico e digitali.
Allo studio, ma ancora tutta da definire, c’è poi una revisione dell’Ace (Aiuto alla crescita economica), l’incentivo fiscale per spingere sulla capitalizzazione delle imprese. Si discute anche l’introduzione della nuova Iri (imposta sul reddito dell’imprenditore) con prelievo che avverrebbe all’atto dell’incasso del credito o del pagamento del debito.
Un miliardo di euro per rinnovare il contratto del pubblico impiego
Per i dipendenti pubblici dovrebbe arrivare lo sblocco del contratto, fermo da sette anni. E un aumento delle risorse da mettere sul piatto, rispetto ai 300 milioni di euro già stanziati. Possibile che si arrivi al miliardo. Il punto è come distribuire i soldi. Il governo è intenzionato a fissare una soglia al di sopra della quale non ci saranno aumenti per lo stipendio base. Si parla di una cifra intorno agli 80 mila euro, che escluderebbe i dirigenti. Per gli altri gli aumenti non dovrebbero essere a pioggia ma legati alla produttività. Una scelta che punta a rendere più efficiente la pubblica amministrazione. Ma che serve anche a evitare un paradosso. Quale? In un primo momento il governo aveva ipotizzato di concentrare gli aumenti sui dipendenti che guadagnano meno, al di sotto dei 26 mila euro lordi l’anno. Ma così facendo una parte di loro avrebbe perso il bonus da 80 al mese, concesso proprio a chi è sotto quella soglia. Sarebbe stato un autogol.
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