TRENTINO – 26 aprile 2023

MEDICINA DIGITALE? C’È GIÀ, MA È VIRTUALE

La piattaforma digitale per la “telemedicina” è certamente un passo positivo verso la realizzazione di un nuovo modello di assistenza sanitaria fondato sulla presa in carico del paziente su un territorio così dilatato e difficile come il nostro e si configura come uno strumento di grande potenzialità per la sostenibilità della nostra medicina. Soprattutto quella territoriale e certamente per alcune problematiche sanitarie, come l’oculistica, la diabetologia e la pediatria o per il monitoraggio da remoto di malati cronici a cominciare da quelli cardiovascolari.
È necessario però, come sottolineato anche dall’Ordine dei medici, una maggiore connessione al sistema socio sanitario ed all’assistenza in RSA e domiciliare agli anziani oltre che un investimento in assunzione e formazione dei medici, degli infermieri, degli Oss e di tutte le figure professionali sanitarie: ostetriche, infermieri pediatrici, fisioterapisti. Nonché il personale amministrativo ed ovviamente quello tecnico.
Bei progetti e annunci di un mirabolante salto nel futuro che però ad una attenta lettura della deteriorata situazione sanitaria trentina e del contatto che il sindacato confederale ha col territorio ed i cittadini ci preoccupa e fa sorgere grandi perplessità.
A noi risulta infatti che il passaggio alla sanità digitale, anzi alla vera e propria “telemedicina” “d’antan”, ci permettiamo di definire la APSS trentina lo abbia già compiuto, ma rispetto ad una terapia che a noi, ignoranti cittadini, sempre pronti comunque ad imparare dai dirigenti luminari della sanità trentina, sembrerebbe di improbabile proposizione ed efficacia via web: la fisioterapia o la fisiokinesiterapia. Una terapia, che a detta delle normali istruzioni sanitarie dovrebbe tradursi in sedute in presenza, durante le quali il fisioterapista, attraverso esercizi fisici mirati, in ambulatori e con attrezzature specifiche mobilizza le articolazioni traumatizzate cercando di far riacquistare al paziente la mobilità perduta.
Ma nel caso segnalato non sono previste sedute terapeutiche in presenza: nemmeno di una (crediamo che almeno una sia non soltanto necessaria, ma doverosa ed essenziale); dopo di che il paziente, imparata la movimentazione dal professionista sanitario e dopo aver pagato il ticket dovuto, coi propri quattrini andrà a comprarsi tappetini, pesi e quant’altro necessario per proseguire la terapia prescritta dalla Visita Fisiatrica del Dipartimento di Riabilitazione dell’APSS della Provincia di Trento.
È una casistica reale e locale, che ci ricorda le lezioni di ginnastica dei programmi mattutini delle televisioni private degli anni Ottanta e che ci fa “accapponare la pelle”: sia se pensiamo che questo potrebbe accadere ai nostri anziani o invalidi, già spesso normalmente in gravi difficoltà di movimento o se lo riferiamo al possibile metodo e alle modalità di declinazione di questa terapia nel servizio sanitario, che potrebbe in breve tempo portare alla marginalizzazione e privatizzazione anche di queste terapie, con possibile (anzi probabile) riduzione di garanzie di serietà delle cure e probabilissima ulteriore riduzione di spesa ed investimento in personale medico e sanità pubblica.
Ci auguriamo che si tratti di un brutto sogno o di un risveglio mattutino sul sofà davanti alla tv, mentre passa la solita trasmissione commerciale di ginnastica presciistica.

(Segretario Generale Uil del Trentino)

 

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