Mercato del lavoro. Serve più manodopera straniera. Cgil Cisl Uil: quote d’ingresso ancora insufficienti. La razionalità prenda il posto della demagogia

Sono poco meno di tremila le quote di ingresso per le lavoratrici e i lavoratosi stranieri in Trentino quest’anno. La quasi totalità, 2.550, è per occupazioni a tempo determinato, annuali o pluriennali, in crescita di 670 unità rispetto al 2019. A questi si aggiungono trecento posti per occupazioni fisse, come richiesto dalle associazioni datoriali. Si tratta, dunque, di numeri in crescita rispetto al passato, ma ancora insufficienti per rispondere al fabbisogno di manodopera del mercato del lavoro locale. E’ per questa ragione che ieri pomeriggio Cgil Cisl Uil, in Commissione per l’impiego, si sono astenuti sul documento di trasmissione delle quote di immigrati. “E’ solo questione di settimane, ma a breve riprenderà la solita litania delle imprese agricole non trovano lavoratori, degli alberghi in affanno per la stagione estiva perché manca manodopera e così via. Il Trentino ha livelli di disoccupazione che si attestano al 3,5 %, fisiologico. Tassi anche più bassi ci sono in altri paesi europei, non solo la Germania ma anche stati dell’est che per anni hanno esportato lavoratrici e lavoratori. In questo quadro è miope non chiedere più ingressi per i lavoratori stranieri”, commentano i segretari provinciali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti, sottolineando che se è vero com’è vero che la decisione sui flussi viene assunta a livello nazionale, è altrettanto vero che sono i territori, quindi la Provincia di Trento, ad avanzare le richieste. “Il tema è affrontare il problema della carenza di manodopera con razionalità e lungimiranza, lasciandosi alle spalle posizioni ideologiche e demagogiche sugli stranieri. A Roma come in Trentino. Purtroppo la giunta Fugatti non ha ancora avuto il coraggio di compiere questo passo, e difficilmente lo farà da qui a fine legislatura. Questo, però, è un freno per le aziende trentine e, di conseguenza, per la crescita della nostra economia”, proseguono i tre sindacalisti che fanno appello anche al mondo delle imprese. “Ci saremmo aspettati delle prese di posizione più nette su questo tema e una reale spinta verso il Governo Meloni affinché si rendesse più efficace il sistema di incontro tra domanda e offerta di lavoro dei cittadini stranieri che vogliono poter lavorare regolarmente in Italia ed in Trentino. E’ chiaro che richiamare lavoratori stranieri vuol dire strutturare un sistema di accoglienza e di integrazione che il Trentino aveva e che questa Giunta ha in gran parte smantellato. Continuando così però si rischia di rallentare la ripresa e di ridurre la competitività del sistema economico provinciale, proseguendo ad alimentare un’assurda contraddizione”, concludono.

Trento, 28 febbraio 2023