30 settembre 2020 – Trentino, Corriere del Trentino

Negozi chiusi, retromarcia di Fugatti: domenica via libera in tutti i Comuni. DURI I SINDACATI «Dalla giunta scarsa coerenza e totale assenza di attenzioni per i lavoratori»

TRENTO. Liberi tutti, in attesa dei giudici della Corte Costituzionale. I negozi -tutti i negozi, non solo quelli che possono vantare le vetrine in bella mostra sui viali dei Comuni a maggiore propensione turistica (almeno secondo i parametri provinciali) -domenica prossima potranno rialzare le proprie serrande. La giunta provinciale si è vista costretta a tornare sui propri passi e ad annullare gli effetti della legge che puntava a rivoluzionare il settore del commercio e che aveva portato alla chiusura, da luglio, degli esercizi trentini, con le eccezioni dei Comuni turistici (o ad alta attrattività commerciale). Una retromarcia che arriva a pochi giorni dal pronunciamento del Tar che non si era limitato a ribadire le ragioni di chi -Shop Center Valsugana e Consorzio Cavalli -si era opposto, per vie giuridiche, alla decisione della Provincia ma che aveva sollecitato un intervento al riguardo del governatore Fugatti.
Ieri mattina, la giunta provinciale è intervenuta dando a tutti (senza più distinzioni) la possibilità di tenere le serrande alzate la domenica, «ma fino -ha specificato -alla pronuncia della Corte Costituzionale», che metterà la parola fine alla vicenda. «Ci attendiamo una risposta dalla Corte Costituzionale entro la fine dell’anno, se poi arriva prima tanto meglio», ha sottolineato il presidente della Provincia Maurizio Fugatti.
In realtà, la retromarcia decisa da Fugatti avrà un effetto pratico limitatamente per il 4 ottobre, visto che dalla domenica successiva, e fino a fine anno, i negozi sarebbero comunque rimasti aperti grazie alle deroghe concesse e stabilite da Comuni e Provincia, in accordo con i rappresentanti di categoria. «La legge da noi voluta non cambia, anche perché non abbiamo cambiato idea su quella che consideriamo una battaglia culturale che ci sentiamo in dovere di portare avanti alla luce, anche, dei molti apprezzamenti che abbiamo raccolto soprattutto dai piccoli negozianti -ha commentato ancora Fugatti -e che ci fanno dire che ci troviamo di fronte a una lotta fra le grandi catene commerciali e i piccoli negozi. A mio avviso si tratta anche di una battaglia politica perché senza l’impugnativa del Governo alla Corte Costituzionale non so se la sentenza del Tar sarebbe stata di questo tenore, mi viene da dire che non ci troveremmo in questa situazione». «La sentenza del Tar aveva finito per creare un grave vantaggio competitivo che abbiamo voluto eliminare con questa delibera, ha specificato l’assessore al commercio Achille Spinelli, annunciando tra l’altro la convocazione di alcuni tavoli di lavoro per il mese di ottobre: «Riuniremo le categorie economiche e i rappresentanti dei lavoratori per valutare l’esperienza di questi mesi e capire se ci sono cambiamenti da attuare».

 

I SINDACATI:

«Il ritorno alle aperture festive dei negozi denota una scarsa coerenza e la totale assenza di attenzione per le ragioni dei lavoratori. Con questa decisione la giunta compie un grave passo indietro». Questa la reazione a caldo dei segretari provinciali di Filcams, Fisascat e Uiltucs del Trentino. «Che la legge Failoni avesse davanti un percorso accidentato era chiaro fin dall’inizio – spiegano Paola Bassetti, Lamberto Avanzo e Walter Largher -. Tornare indietro per paura dei ricorsi e in attesa della Corte costituzionale, senza avere neppure convocato il tavolo sulla contrattazione, è una scelta che denota incoerenza. Così si tradiscono le attese dei lavoratori e delle lavoratrici». Filcams, Fisascat e Uiltucs, dunque, puntano il dito anche di fronte all’immobilismo dell’esecutivo sul fronte della contrattazione di secondo livello. «Proprio perché consapevoli che la norma provinciale era a rischio avevamo sollecitato l’apertura di un tavolo provinciale sulla contrattazione territoriale per affrontare finalmente i nodi sulla conciliazione, sulle turnazioni e sui riconoscimenti economici del lavoro festivo. Un impegno scritto nella legge che però è rimasto totalmente inapplicato nonostante le nostre sollecitazioni». Per i sindacati, dunque, non c’è stata una reale volontà nell’esecutivo di farsi carico delle condizioni dei lavoratori e di fronte all’opposizione dei grandi gruppi commerciali hanno preferito fare marcia indietro. «Per l’ennesima volta si ascoltano le ragioni solo di una parte, mai i lavoratori. Ci chiediamo anche alla luce della situazione sanitaria non eccellente come verranno gestiti adesso i rischi connessi agli assembramenti nei centri commerciali e sui punti vendita di grande superficie», concludono con amarezza i tre segretari.

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