Trentino, Corriere del Trentino, Il T – 05 aprile 2023

Nel 2023 assunzioni in picchiata, -12,5% nel settore terziario

I sindacati: «Servono politiche industriali che incentivino il lavoro stabile. I bonus non sono la soluzione»

Trento Una flessione dopo una crescita. A gennaio 2023, in Trentino le nuove assunzioni diminuiscono del 10,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta di 10.324 nuovi assunti, 1.195 in meno.
La diminuzione ha toccato in particolare il terziario, con una flessione del 12,4%. Si tratta di una riduzione delle assunzioni nel settore dei servizi che ha un carattere generalizzato. Solo i pubblici esercizi fanno eccezione: con un aumento del 12,1% dei nuovi contratti di lavoro anno su anno. Ad avere dato una mano in questo senso sono i buoni risultati della stagione turistica invernale. Male invece il commercio, che rispetto all’anno scorso perde 45 assunzioni (6,4% in meno), e i servizi alle imprese ne perdono altre 35 (-3,5%). Nei comparti rimanenti, la flessione raggiunge le 1.240 unità: una diminuzione del 26,4%.
In calo anche i nuovi contratti nell’industria (-4,8%) e nelle costruzioni (-9,4%). Peraltro, la prima ha fatto registrare un grande aumento delle ore di cassa integrazione, che sono quasi triplicate: il 170% in più dello scorso anno. Questo dato è il frutto dello stato di difficoltà di alcuni settori in cui hanno pesato molto i rialzi delle materie prime e dell’energia. Si tratta, ad esempio, dal comparto tessile, chimico-gomma, plastica e delle cartiere.
Anche in questo caso, i più fragili si rivelano i giovani — che hanno visto le assunzioni contrarsi del 14% — e le donne, con i nuovi contratti in calo del 14,9%. Per quanto riguarda le tipologie, sono scesi quelli a tempo determinato (-13,5%), in somministrazione (-17,7%) e a chiamata (-10,9%).
«Gli indeterminati crescono evidentemente nelle imprese che sono riuscite a consolidare la loro posizione nel mercato del lavoro. Allo stesso tempo, il calo del tempo determinato e della somministrazione sono la conferma di un mero utilizzo flessibile della manodopera — dicono Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Walter Largher di Cgil, Cisl e Uil, che chiedono misure per incentivare l’occupazione stabile — Queste misure hanno bisogno, però, di andare di pari passo con politiche industriali che puntino alla crescita strutturale del nostro tessuto economico. È chiaro come i bonus creino occupazione non duratura nel tempo e dunque non un reale sviluppo e competitività».

 

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