16 giugno 2019 – Corriere del Trentino

«No al lavoro, via al sussidio? Possibile solo per l’assegno unico»

Rifiutare l’offerta di lavora nelle valli dove c’è carenza di manodopera (15.000 gli impiegati ogni nella raccolta della frutta), potrà comportare la perdita del sussidio ai disoccupati o ai lavoratori inseriti nel Progettone (1600 persone circa). Un’ipotesi concreta, questa, contenuta nell’iniziativa della giunta provinciale per far incontrare domanda e offerta in agricoltura favorendo i disoccupati locali, che se venisse decisa attraverso delibere su misura riguarderebbe l’assegno unico provinciale. Sarebbe questa, come spiega il giuslavorista e presidente dell’Agenzia del lavoro Riccardo Salomone la misura che la Provincia potrebbe prendere. «Ma non subito». È un’eventualità alla quale si pensa attraverso uno scenario da costruire e che non riguarderebbe il reddito cittadinanza e il sussidio di disoccupazione, che sono norme statali. «Solo l’assegno unico che ha già determinate regole: tutto sommato non la ritengo una misura drammatica, sarebbe coerente», conclude Salomone.
L’altro aspetto che riguarda il conchiuso approvato dalla giunta Fugatti che coinvolge l’Agenzia del lavoro per richiamare i disoccupati creando liste territoriali, «un elenco ripulito composto da persone potenzialmente adatte per quel lavoro, mettendo in contatto imprenditore e lavoratori», precisa ancora Salomone, è la possibilità già in atto di chi rientra nel Progettone di prendere 15 giorni di aspettativa per distaccarsi e lavorare nelle valli, come prevede il piano. Accolto con favore da Coldiretti. Per il presidente Barbacovi: «È uno strumento che può funzionare se c’è la volontà dei disoccupati a venire nelle campagne, per noi va bene». Ricordando che il fabbisogno ogni anno è di 15mila persone, che fino a due anni fa giungevano per lo più dall’Europa dell’Est «con pullman da Romania, Slovacchia e Polonia, ora molto meno dopo le gelate e il lavoro trovato altrove: vediamo se questo progetto funziona e chi accetterà».
Parallelamente al mondo agricolo c’è l’interesse anche del settore alberghiero che da anni lamenta la carenza di manodopera, dai lavapiatti, agli addetti alle pulizia, ai receptionist e cuochi che coinvolge ogni anno 12.000 persone. «Sicuramente l’iniziativa è interessante — spiega Battaiola presidente Asat — con un distinguo. Per noi i collaboratori sono figure professionali, prendere un disoccupato che non ha mai lavorato nel nostro mondo non è produttivo in un settore dove è richiesta sempre più professionalità e preparazione: serve ragionare su un percorso per qualificare o riqualificare dove servisse».
Sulla formazione del lavoratore, in altri termini, si sofferma anche Fulvio Gaimo segretario della Uil, contrario alla proposta: «È controproducente impiegare disoccupati non capaci, meglio utilizzare persone già formate». E sull’assegno unico: «Colpire chi non se la sente, o non può, non va bene, magri è l’unica forma di sostegno che ha».
Mentre Andrea Grosselli della segreteria della Cgil si sofferma su due aspetti: «Il primo positivo sull’affidamento da parte della giunta provinciale all’Agenzia del lavoro di potenziare i servizi di incontro domanda e offerta di lavoro». E quello negativo: «La giunta non ha atteso di condividere con tute le parti per arrivare all’obiettivo e noi sollecitato giunta per stabilire un principio di ascoltare tutte parti, condividere misure anche nel dettaglio». E entra nel merito: «Si dice che serve riscrivere le regole sulla condizionalità, esistono già a livello nazionale: noi dobbiamo lavorare per offrire migliori servizi di inclusione lavorativa a chi è disoccupato o a chi ha sussidio povertà non regole nuove», conclude.

Scarica il pdf: sussidio ART 160619