07 luglio 2021 –  l’Adige

Occupazione, ora è allarme giovani. I Neet sono il 15,1%: non studiano e non lavorano. Gli Stati generali del lavoro partono da loro e dalla formazione

 

Il 15,1% non lavora e non studia, con percentuali in crescita rispetto al 2019. E in generale hanno poca voglia di imprenditorialità: solo il 12% di loro ha un lavoro autonomo. I giovani trentini non sono un problema, quello no. Ma certo hanno qualche problema con il mondo del lavoro. A dirlo sono i ragionamenti che si sono fatti nell’ambito degli Stati generali del Lavoro, anche nelle audizioni di lunedì. E non è un caso che da questa giornata sono uscite le quattro sfide al centro del ragionamento, in vista del documento finale: trovare una migliore connessione tra il mondo del lavoro e la formazione, coinvolgere il mondo dell’impresa, creare politiche per i giovani e strumenti a sostegno della fragilità. Partendo dai giovani, a far riflettere sono appunto i dati: rispetto ai territori vicini i giovani trentini hanno un tasso più alto di inattività, con un 15,1% di Ente (Neither in Employment or in Education or Training, erano il 13,1% appena nel 2019) e un minore tasso di imprenditorialità. Nonostante si siano messi in campo strumenti per stimolare la nascita di startup, ancora l’88% dei giovani occupati sotto i 35 anni sono dipendenti, solo il 12% sono autonomi. Tra i dipendenti il 35,8% ha un contratto a termine. Inoltre il 30% dei diplomati con un’occupazione dichiara di avere competenze maggiori rispetto alle mansioni assegnate. Le retribuzioni sono leggermente più basse in Trentino rispetto al Nordest. Dalle audizioni è emerso poi un problema di disallineamento (“mismatch”) tra la preparazione dei giovani e le richieste del mercato del lavoro. Per questo si dovrebbero implementare le occasioni di formazione permanente anche per chi è laureato e non ha ancora trovato un lavoro e per chi un lavoro ce l’ha già, ma rischia di perderlo perché le sue competenze rischiano di diventare obsolete o inadeguate.
Quanto alla formazione, sembra di qualità -i test Invalsi sono superiori ad altre regioni -ma sembra poco aderente con le necessità del mondo delle imprese: il 30% dei giovani occupati ad un anno dal diploma dichiara di svolgere mansioni inferiori al proprio grado di preparazione e gli imprenditori prevedono di assumere le figure professionali più elevate solo nel 14,1% dei casi, mentre nel resto del Nordest questo dato sale al 17,1%. La produttività è calata anche a causa dei minori investimenti in ricerca in sviluppo. La propensione all’export delle aziende trentine è del 19% (la media del Nordest è del 35%).
Ecco perché serve concentrarsi su una migliore connessione tra lavoro e formazione, ma serve anche coinvolgere il mondo delle imprese: il personale serve saperlo cercare, non basta avere un lavoro da offrire.
Infine resta il tema fragilità: il Progettone è stato importante, rimane la necessità di un paracadute per chi è vicino alla pensione. Le suggestioni delle audizioni di lunedì contribuiranno a definire il documento finale, base di partenza per le nuove politiche attive del lavoro. L’assessore Achille Spinelli parla della necessità di «iniziare a costruire percorsi profilati». Mentre il presidente di Agenzia del Lavoro Riccardo Salomone parla di confronto importante per «discutere sulle evidenze, sui nodi problematici e sulle traiettorie di intervento che stanno emergendo, grazie all’ascolto di oltre 40 istituzioni locali e nazionali». Quanto ai sindacati, Cgil Cisl e Uil evidenziano che «Giovani e donne ma anche senior: è sulla gestione di questi soggetti che si gioca la sfida per rafforzare i fondamentali del mercato del lavoro trentino».

 

Scarica il pdf: ADIGE occupazione ART 070721