l’Adige – Lunedì 17 Marzo 2025

«Overtourism, serve un coordinamento regionale»

 

ALTO ADIGE La proposta di Picchetti (Uiltucs). Confronto sul focus di un turismo di massa sostenibile

BOLZANO – «Il turismo nasce come soluzione a tutti i problemi e diventa un’industria che deve essere regolata, perché la quantità di turisti nel territorio ha a che fare con la percezione dei residenti». È la sintesi di Anna Scuttari, professoressa associata allo Iulm, bolzanina, al convegno sull’overtourism organizzato nei giorni scorsi dalla UilTucs a Castel Mareccio. Il focus è sul «turismo di massa sostenibile» verso il quale si sta orientando l’Alto Adige e sulle strategie per gestirlo. Trovare una soluzione è possibile, anche pensando ad un coordinamento regionale, dunque con il coinvolgimento del Trentino.

Il problema del lavoro.
Partiamo dai dati dell’Istituto promozione lavoratori (Ipl), presentati al convegno del sindacato dal direttore Stefan Perini. In Alto Adige, un dipendente a tempo pieno del settore ricettivo viene pagato 28.356 euro lordi l’anno, l’8% in meno del valore mediano generale altoatesino, per un carico di lavoro medio di 53 ore la settimana, dieci ore oltre il carico desiderato (43 ore). E solo il 12% dei lavoratori dipendenti nel settore alloggio e ristorazione fa parte di un sindacato, contro il 53% di media di tutti i settori. Sono lavoratori giovani (il 31% ha meno di trent’anni e l’età media è di 39 anni) e assunti per lo più con contratti a tempo determinato (il 66%, contro il 28% medio dell’economia altoatesina). E la pensione? Un lavoratore stagionale, spiega Perini, «dopo 36 anni di lavoro avrà la sorpresa di avere accumulato solo 24 anni di contributi». La povertà in età avanzata è un rischio concreto.

Una rete regionale.
Stefano Picchetti, segretario generale Uiltucs del Trentino Alto Adige, incoraggia un coordinamento regionale. «Il turismo è un’industria seria, che deve essere regolamentata da tutte le parti in campo», sottolinea. Mette in luce la pressione lavorativa e retributiva, il caro vita, la necessità di destagionalizzare (evitando così i picchi) e di ridistribuire la ricchezza prodotta. «Sarebbe auspicabile non avere contratti stagionali, bensì contratti a tempo indeterminato, cercare di ridurre il periodo di inattività (che peraltro pesa sulle casse pubbliche) e aumentare la professionalità dei lavoratori» aggiunge. «Bisogna capire quale tipo di turismo vogliamo. Un turismo di massa che riempie le valli e rovina la vita a cittadini e lavoratori? O andiamo un’altra direzione che però non è quella che porta il benessere?», chiede Mauro Baldessari, segretario generale Uil.

Turismo di massa sostenibile.
Baldessari si riferisce ai palesi effetti negativi: le strade in tilt nei giorni di pioggia, gli annunci immobiliari, le infrastrutture non per forza necessarie ai residenti, le emissioni, la concorrenza tra residenti e turismo per l’uso delle risorse, dal consumo di suolo a quello idrico. Il risentimento cresce più rapidamente di quanto aumenti l’intensità turistica. In realtà il turismo ha anche impatti positivi. Anna Scuttari menziona quelli noti (la creazione di posti di lavoro, ad esempio) ma anche quelli indotti nonché gli effetti socioculturali: la consapevolezza dell’identità locale e del valore del territorio. «Si dice che indirettamente il turismo è uno strumento di conservazione della pace, perché fa sì che i popoli si confrontino e si incontrino in situazioni pacifiche», spiega. Le conseguenze positive sono anche in termini ambientali, come la candidatura Unesco delle Dolomiti e lo spirito di conservazione del territorio e della biodiversità.

 

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ADIGE ART turismo 170325