Il T – 21 aprile 2023
«Paghe più alte e contratti»
Chiarezza sui compensi e pieno rispetto del contratto. E’ questo per i sindacati il primo passo indispensabile per affrontare con serietà la questione manodopera. Dopo l’inchiesta sul campo del T che ha dimostrato come ancora le paghe nel commercio possono essere basse, i sindacati intervengono. «Un barista o cameriere guadagna inmediatrai1000ei1100 euro netti al mese – chiariscono Paola Bassetti, Lamberto Avanzo e Walter Largher, segretari di Filcams, Fisascat e Uiltusc, le categorie che seguono il settore per Cgil Cisl Uil – A questa somma si possono aggiungere le maggiorazioni festive, ma è evidente che non sono cifre altissime per un’occupazione che prevede di lavorare la sera, i sabati, le domeniche e le giornate festive. In molti casi, poi, i contratti sono stagionali o a tempo determinato. Le ore vanno spesso oltre quelle contrattuali e con queste paghe non si sta dietro al costo della vita. Vale per molti lavori, ma soprattutto per questo che chiede un sacrificio importante per la vita privata». Il tema è, per le organizzazioni sindacali, migliorare le condizioni di lavoro e le retribuzioni. «In Trentino abbiamo fatto un passo importante siglando il contratto integrativo per il settore. Quello da solo, però, non basta. Bisogna rendere il settore più attrattivo incidendo e migliorando l’organizzazione del lavoro, valorizzando le professionalità e dunque fidelizzando anche il personale. Per troppo tempo si è preferito non affrontare il problema della basse retribuzioni in questo settore. Era più facile dire che la gente preferiva stara a casa con il reddito di cittadinanza invece che andare a lavorare. Come abbiamo sempre sostenuto, invece, il tema è molto più complesso e va affrontando ai tavoli contrattuali, nazionali e territoriali, partendo dal miglioramento delle condizioni di lavoro. Il turismo trentino, dopo le difficoltà della pandemia, sta vivendo un nuovo periodo d’oro. Questo potrebbe essere il momento giusto per ragionare sul futuro, investendo non solo su un’offerta di qualità, ma anche su un’occupazione di qualità. Senza una visione più ampia ci ritroveremo sempre a questo punto», concludono i sindacalisti.
Per chi cerca lavoro, il settore della ristorazione rappresenta l’ultima spiaggia. Paghe basse e orari che rubano tempo libero disincentivano sempre più persone a lavorare nell’ambito. «È un tema che ci preoccupa ormai da anni. Con la pandemia la situazione è però decisamente peggiorata», spiega Walter Largher. Con la chiusura di ristoranti e bar nel periodo del lockdown, molti dipendenti si sono sentiti costretti a cercare alternative. «C’è stato lo spostamento di risorse umane su altri settori. Persone che poi non sono più tornate nel mondo della ristorazione», continua Largher. La ricerca di ambienti di lavoro con orari fissi e un maggiore equilibrio tra occupazione e vita privata hanno fatto sì che molti si tenessero alla larga dal settore. «Mentre prima non ci si guardava intorno e non si consideravano posizioni aperte per altri ruoli, dal 2020 questo è cambiato». I mesi trascorsi tra le solite quattro mura di casa hanno dato modo di soffermarsi sull’importanza del tempo libero. «Adesso si chiedono orari certi. Si vuole lavorare senza dover sacrificare le sere e i weekend». La scelta non si basa quindi solo sulla retribuzione.
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