Corriere del Trentino, Il T – 06 dicembre 2022

Part time, paghe basse e poca carriera l’occupazione femminile nel terziario

Tanti contratti part-time, stipendi più bassi e livelli contrattuali meno elevati. È questa la fotografia scattata dalla UilTuCs del Trentino Alto Adige per quanto concerne l’occupazione femminile nel settore terziario. «La situazione preoccupante che prima si basava sulle nostre analisi, ora viene confermata anche da dati ufficiali forniti dalle aziende» analizza Walter Largher, segretario generale della UilTuCs del Trentino Alto Adige. Per la prima volta, spiegano i referenti del sindacato, le aziende pubbliche e private che occupano più di 50 dipendenti hanno redatto un rapporto periodico sulla situazione del personale maschile e femminile riferibile al biennio 2020/2021. Dal quale è derivata poi un’analisi condotta e presentata dalla UilTuCs, volta a verificare le differenze di trattamento tra i lavoratori nel settore terziario. Con attenzione soprattutto a tre aspetti: quello relativo alla distribuzione tra i vari livelli contrattuali, quello relativo alla suddivisione tra contratti part-time e full-time ed infine quello riferibile alle differenze retributive che in media intercorrono tra lavoratori e lavoratrici. «La fotografia che ne è scaturita non è sicuramente positiva — commenta Antonio Trifoglio che assieme ad Andrea Greco si è occupato dell’analisi dei dati forniti dalle imprese —. In primis ciò che emerge è che più dell’80% dei dirigenti e dei quadri, nelle oltre 20 grandi realtà regionali analizzate, è di sesso maschile. E che, dunque, le donne raramente occupano posizioni dirigenziali. Un altro dato preoccupante è quello relativo al part-time. Anche qui oltre l’80% è riservato alle donne. Per quanto riguarda il full-time la maggioranza (55%) è da riferire al sesso maschile. Infine, anche per quanto concerne la retribuzione media, quella delle donne è più bassa rispetto a quella degli uomini». Dal quadro evidenziato dal sindacato, appare dunque una costante e continua situazione di disparità. Sia salariale che di ruoli. Ma non sempre è così. «Un caso virtuoso è quello di Farmacie comunali s.p.a. – analizza Annalisa Santin, delegata alle pari opportunità nella segreteria confederale Uil del Trentino – qui i quadri di 1° e 2° livello vedono un’importante presenza femminile. Su un totale di 61 quadri, infatti, 48 sono donne. Normalmente, più alta è la formazione richiesta per svolgere determinate mansioni, maggiore è la presenza femminile riscontrata». Analizzati i dati forniti dalle imprese regionali, la UilTuCs ha presentato tre possibili interventi utili a migliorare la situazione contingente. In primis, secondo il sindacato, potrebbe giovare l’istituzione, così come proposto anche dalla UilTuCs nazionale, di una rappresentanza sindacale specifica che si occupi di disparità e di violenza di genere. «Sarebbe importante inserire una figura sindacale all’interno della contrattazione — precisa Largher —. Un secondo intervento poi lo rivolgiamo al legislatore provinciale. Affinché rediga una normativa che rafforzi la contrattazione di secondo livello con la concessione di aiuti, sgravi e finanziamenti pubblici destinati solo ad aziende con contrattazione collettiva che garantisca il superamento del gender gap». Infine un terzo intervento. Quest’ultimo volto a sensibilizzare la comunità. «Per riuscire a far comprendere questo cambiamento, dobbiamo partire a spiegarlo già in età scolare. Dobbiamo discuterne all’interno delle scuole. Così da riuscire a modificare la cultura patriarcale di cui il sistema produttivo si appropria» conclude il segretario generale della UilTuCs del TAA, Largher.

 

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