25 novembre 2021 – l’Adige

Pensioni basse e tassazione iniqua, la protesta dei sindacati

C’è preoccupazione nel comparto pensionistico ed i sindacati, congiuntamente, chiedono risposte. Il livello economico delle pensioni in Italia e la tassazione, confrontata con il resto dell’Unione Europea, ha sollevato più di qualche critica nel settore e dunque, con i fondi del PNRR sullo sfondo, per le forze sindacali è arrivato il momento di passare ad un’azione concreta.
«Una delle questioni più urgenti da affrontare è la separazione della previdenza dall’assistenza – hanno spiegato Claudio Lucchin (Uil Pensionati Trentino) e Livia Piersanti (segretaria nazionale Uil Pensionati), – poi bisognerà introdurre, nella legge finanziaria, delle detrazioni specifiche per i pensionati. A livello europeo abbiamo le pensioni medie più basse e più tassate, addirittura più dei lavoratori perché ci sono meno detrazioni fiscali. Siamo obbligati a rivedere un sistema che coinvolge 25 milioni di cittadini: la “fedeltà fiscale” del Paese si basa praticamente su di noi e perciò chiediamo che gli otto miliardi di euro destinati alla riduzione della pressione vadano proprio a pensionati e dipendenti».
La riunione tenutasi giovedì scorso al Palazzo della Regione di Trento è stata quindi occasione per manifestare il dissenso rispetto ad una politica che, aggiungono i rappresentanti del settore, penalizza fortemente i pensionati italiani e trentini. «A livello nazionale speravamo che si intervenisse sull’aliquota, dato che la maggior parte dei pensionati rientra nel 23% ed è la fascia più fragile – ha aggiunto Tamara Lambiase (Fnp Cisl). – Ho appreso invece che è stato trovato un accordo sulle aliquote Irpef, mentre per i pensionati al 23% non si è fatto nulla. Spero ora che l’incontro tra sindacati e governo possa portare qualche cambiamento, anche perché a livello locale siamo stati ancora più penalizzati: la giunta provinciale ha infatti abbassato l’aliquota per l’addizionale regionale da 20 mila a 15 mila euro, misura che di contro in Alto Adige è stata spostata dai 28 mila a 35 mila euro, dove tra l’altro si paga sull’eccedente e non su tutto l’importo».
Alle dichiarazioni di malcontento si è aggiunto anche Ruggero Purin (Spi Cgil): «I fondi stanziati sono importanti, ma bisogna decidere di utilizzarli per sostenere chi fino ad ora ha solo pagato. Vanno garantite le rendite minime pensionistiche ai giovani d’oggi che, purtroppo, sono occupati in lavori instabili e frammentati. Parliamo di giustizia e responsabilità sociale, così come sarebbe necessario intervenire sulle pensioni più basse, che rendono le persone veramente povere». Ed in effetti, proseguono i sindacati, il dato inerente la povertà assoluta nel 2020 è incrementato ancora (12,15% rispetto al 12,13% del 2019 e all’11,23% del 2018), sinonimo di qualcosa che non va.

 

 

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