28 ottobre 2017 – Corriere del Trentino

Pensioni: Cgil, Cisl e Uil contro l’Inps

«Niente allarmi, emergenza i giovani»

Sono 28.876 quelle minime, ma il 32,1% dei trentini percepisce più di un assegno I sindacati: «Isolare i bisogni reali e separare la previdenza dall’assistenza»

Poste le evidenti criticità del sistema previdenziale — specie per i giovani che balzellano da un impiego all’altro, scavando voragini contributive nelle pensioni future — l’invito è corale: isolare i numeri reali, quindi trovare soluzioni che intercettino i bisogni di chi, davvero, lambisce la povertà. La posizione di Cgil, Cisl e Uil è la medesima. Se il presidente dell’Inps, Marco Zanotelli, quantifica le 28.876 pensioni integrate al minimo e indica «le crepe del sistema», i tre segretari suggeriscono all’Istituto meno enfasi («Molti cittadini beneficiano di una doppia pensione») e più risposte concrete. Un suggerimento già c’è: trovare un accordo con la Provincia, affinché assegno unico e prestazioni Inps si armonizzino.

Il quadro statistico l’ha dipinto Zanotelli non più tardi un giorno fa (Corriere del Trentino di ieri). In Trentino sono 28.876 le pensioni integrate al minimo, che arrivano quindi alla soglia di 501,89 euro, per 6.524,57 euro annui. Si tratta perlopiù di persone la cui scarna posizione previdenziale arrivava a fatica al primo gradino fissato per legge, quindi l’Inps conguaglia l’assegno per garantire un importo base. A questi si aggiungono 3.107 assegni sociali di 448,07 euro, per tredici mensilità, rivolti a chi dimostra il limite di reddito annuale di 5.824,91 euro.

Numeri alti, che tuttavia i sindacati suggeriscono di leggere con misura. «I dati vanno relativizzati — premette Franco Ianeselli, segretario della Cgil — pensiamo alle persone e non alle pensioni, che possono essere più d’una». L’ultima rilevazione Ispat rende l’idea: il 32,1% dei pensionati trentini riceve più di un trattamento pensionistico. Quasi un terzo. «Fa bene l’Inps a ricordare i dati, ma dovrebbe allo stesso modo occuparsi di erogare gli assegni velocemente e operare con efficienza».

Una stoccata, quella di Ianeselli, a cui segue un suggerimento pratico: «In Trentino abbiamo uno strumento importante anche per i pensionati: l’ex assegno di garanzia, oggi assegno unico. Qui si potrebbe trovare un accordo tra Inps e Provincia». Se, infatti, l’assegno unico integra la posizione reddituale, inficiando così la quantificazione reddituale dell’Inps per l’assegno sociale e viceversa, l’ipotesi è quella di evitare il cumulo e piuttosto trovare formule di sostegno. «Anziché integrazioni monetarie pensiamo a prestazioni sociali, social card, servizi», rimarca Ianeselli. Evitando così la mutuaesclusione (o comunque il temperamento) delle due misure.

Alla fonte, tuttavia, torna il primo problema: isolare i bisogni reali. «Attenzione ai certi toni allarmistici — rimarca Lorenzo Pomini, segretario Cisl — Dobbiamo capire chi sono le persone che ricevono pensioni così basse, vedere se hanno immobili, terreni o altre entrate, se hanno altre fonti di reddito; prima di gridare al pericolo povertà, l’Inps dovrebbe verificarlo». Definito il nucleo di bisogni reali, Pomini suggerisce di individuare una strategia mirata «per contrastare l’indigenza». «Il vero tema però è di prospettiva — rimarca — Sono i giovani con discontinuità contributiva che rischiano di avere una pensione minima ed è questo il problema su cui lavorare».

È dello stesso avviso anche Walter Alotti. Ma il segretario della Uil evidenzia un’ulteriore criticità: «L’Inps continua a confondere previdenza con assistenza: l’integrazione al minimo dovrebbe essere a carico dello Stato». Un equivoco rispetto ai sistemi degli altri Paesi europei che rischia di aggravare la già fragile sostenibilità, specie se si considera l’invecchiamento della popolazione. «Le pensioni integrate al minimo sono pagate dai lavoratori, ma chi ne beneficia ha avuto impieghi saltuari», spiega.

Un inghippo che Alotti invita a correggere. Come? Prima scindere previdenza e assistenza, poi «calcolare i contributi figurativi». Tutto ciò rendendo più omogenei i percorsi professionali (quindi le pensioni future). «È su questi temi che ci piacerebbe incontrare l’Inps». Il messaggio è rivolto a Zanotelli: «Invitiamo il presidente a convocarci per un approfondimento».

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