Comunicato Stampa

UIL del Trentino

11/02/2017

Pesticidi: dalle stalle alle stelle.

Ora che siamo nuovamente i “primi della classe” valutiamo un cambio di prospettiva che dalle mere restrizioni ci traghetti a nuove opportunità economiche e occupazionali.

 

Dopo l’annuncio dell’indagine – con il supporto dell’azienda sanitaria (rappresentata dal nuovo direttore Paolo Bordon) e dell’Istituto superiore di sanità – su incidenze di tipo oncologico, malattie di tipo degenerativo e disturbi dell’apprendimento legati all’eccessivo e sconsiderato uso di pesticidi in Trentino, e dopo le recenti misure restrittive sul tema adottate dalla giunta provinciale, sembra che la nostra regione sia passata, riguardo ai fitofarmaci, “dalle stalle alle stelle”.

Se, infatti, i dati ministeriali sulla distribuzione dei pesticidi per ettaro di superficie agricola coltivata nella nostra provincia parlano di più di 40 chili, 10 di principio attivo, contro una media nazionale di 9 chili di pesticidi con 4,8 chili di principio attivo, proiettandoci tra le regioni meno virtuose – situazione più volte denunciata dalla Uil del Trentino – ora si parla di differenziazioni provinciali rispetto al Pan (Piando d’azione nazionale) che denotano una ben diversa situazione.

La Provincia ha aggiunto, per esempio, le abitazioni private tra i luoghi sensibili (assieme a parchi, giardini pubblici, ecc…) e – altra regola “nostra” – le limitazioni di distanza e di orario riguarderanno tutti i prodotti fitosanitari, a prescindere dal grado di tossicità.

Sulle distanze e sugli orari, appunto, non entriamo nel merito, ma ci basti dire che se un pesticida è tossico e pericoloso a 29 metri di distanza da una casa privata alle 8 del mattino, non è che, invece, a 30 metri alle 7 del mattino diventa un toccasana. Le stesse misure restrittive, poi, tanto più se decise con urgenza a seguito di dati disastrosi – Il Trentino Alto Adige detiene il primato in Italia per il consumo di sostanze attive di fitofarmaci per ettaro di superficie trattabile (fonte ISTAT- anno 2013), con un valore (42,9 kg per ettaro) molto superiore alla media italiana (5,9 kg/ha) – denota una presa di coscienza del problema che non può che incontrare il nostro favore, ma anche un “correre ai ripari” che la dice lunga su quanto il problema sia stato finora sottovalutato.

La verità è che in Trentino l’agricoltura è un settore chiave e l’unico modo per uscirne è quello di incentivare una “cultura del biologico” e della sostenibilità che abbia serie implicazioni economiche legate alla nascita di un forte mercato con conseguenti specializzazioni, consulenze, fabbisogni e, dunque, nuove operatività e mano d’opera. Questo lo si può ottenere solo tentando di convincere con determinazione i cittadini che un organismo sano è estremamente più importante di una mela lucida e a chi ci accusa di “fare terrorismo” rispondiamo che ad essere terrorizzanti sono i reparti di oncologia o gli effetti della salute connessi all’esposizione a fitofarmaci nella “melenosissima” Val di Non. Fintanto, poi, che 78% dei consumatori italiani considera l’agricoltura e gli agricoltori trentini “rispettosi o molto rispettosi” dell’ambiente nonostante la realtà delle cose sia ben diversa, forse l’idea di infondere un po’ di preoccupazione non è poi così malvagia.

In conclusione, quello che vogliamo tutti è un equilibrio virtuoso tra agricoltura, modernità, economia e lavoro. Dal nostro punto di vista questo va conquistato con tutto ciò che può servire a trasformare una necessaria impostazione salutista in una fonte di ricchezza e occupazione. Contiamo, in questo, sul supporto di qualche imprenditore “illuminato”.

 

Il Segretario Generale

UIL del Trentino

Walter Alotti

 

In rappresentanza del Coordinamento Uil Ambiente e Sostenibilità

Lorenzo Sighel

 

Scarica il pdf: COM 110217 pesticidi