24 novembre 2020 – Corriere del Trentino

Piste da sci, pressing sul governo «Senza Natale danni irreversibili»

TRENTO L’anticipazione è arrivata a poche ore dalla conferenza delle Regioni e dalla conferenza Stato-Regioni. «Niente vacanze sulla neve a Natale»: l’indiscrezione sul contenuto del nuovo Dpcm del premier Giuseppe Conte in vista delle prossime festività, che di fatto rinvia al nuovo anno le prime sciate, ieri mattina ha avuto l’effetto di un fulmine a ciel sereno. Inasprendo il clima di una giornata fitta di incontri. E provocando mobilitazioni di ogni genere per chiedere al governo di tornare sui suoi passi: dagli assessori dell’arco alpino (uniti come non mai) fino agli impiantisti.

Il governo
Dunque una giornata che avrebbe dovuto essere di dialogo si è trasformata in una sorta di braccio di ferro. «Il protocollo di sicurezza sulle piste è pronto, ci sono solo alcuni parametri da rivedere», aveva anticipato con fiducia sabato scorso l’assessore Roberto Failoni in vista degli appuntamenti di ieri. Una prospettiva che sabato era stata condivisa da tutti gli assessori dell’arco alpino, pronti a inaugurare la stagione sugli sci almeno per Natale. Ma ieri mattina, prima ancora dell’inizio della conferenza delle Regioni — primo momento di esame del protocollo — lo scenario si è mostrato ben diverso. Con il governo che ha fatto capire di voler bloccare ogni «speranza» di sciate almeno fino a gennaio.

I territori
Di fronte a queste prospettive, la reazione dei territori è stata corale. Prima il vicepresidente della conferenza delle Regioni Giovanni Toti ha parlato di «danno irreversibile all’economia della montagna dei nostri territori» nel caso di una stagione «compromessa» (la conferenza ha approvato quindi il protocollo di sicurezza, eliminando l’obbligo di distanziamento per conviventi e familiari). E poi gli assessori di Trentino, Alto Adige, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte hanno messo nero su bianco la loro posizione. Chiedendo al governo di rivedere i piani. «Siamo tutti coscienti delle difficoltà — scrivono — ma vogliamo e dobbiamo guardare al futuro con atteggiamento positivo, consapevoli dell’importanza che l’industria dello sci ricopre per l’economia italiana». Per il solo Trentino, perdere la stagione invernale vorrebbe dire veder evaporare 280 milioni, come è emerso dai dati della Banca d’Italia. «Confidiamo, nei prossimi giorni, di poter dialogare con il governo: per noi il danno sarebbe di un miliardo», ha sintetizzato Failoni. Con il presidente Maurizio Fugatti a ribadire il concetto: «Il governo deve essere consapevole di cosa vuol dire chiudere gli impianti a Natale per un’economia di montagna. Con dei protocolli rigorosi e una situazione sanitaria gestibile, se continuerà così, sarebbe difficile comprendere una chiusura».

Gli impiantisti

La pensano così anche gli impiantisti. «Dopo mesi che chiediamo chiarezza, dare questa notizia in pasto ai giornali alla domenica sera è folle», tuona Valeria Ghezzi, presidente di Anef. Che ieri, insieme ai vertici di Federturismo e Confindustria, ha chiesto immediatamente un incontro al premier. «Stiamo giocando con la vita di migliaia di persone», avverte Ghezzi. E non solo impiantisti, prosegue: «Ci sono migliaia di stagionali ai quali stiamo dicendo che possono stare a casa. E ammazziamo le piccole attività stagionali». È il metodo, prima del merito, ad aver fatto arrabbiare la presidente: «Sembra quasi che si sia voluto fare un dispetto a quattro imprenditori capricciosi e a chi vuole andare in vacanza. Ma qui non siamo tutti in vacanza. Fare dichiarazioni di questo tipo vuol dire non aver capito che lo sci permette di mantenere la montagna abitata, non sapere che vivere in montagna costa di più. Con queste parole alla stampa, Conte ha ammazzato l’economia di montagna». E a invocare un passo indietro sono anche i maestri di sci.

Il premier
Da parte sua, il premier ieri sera ha indirettamente risposto a tutti. Lasciando pochi margini: «Non possiamo concederci vacanze indiscriminate sulla neve — ha detto Conte su La7 —. Anche per gli impianti da sci, il problema del protocollo è un conto ma tutto ciò che ruota attorno alle vacanze sulla neve è incontrollabile. E con Merkel e Macron stiamo lavorando ad un protocollo comune europeo. Non è possibile consentire vacanze sulla neve, non possiamo permettercelo».

Sindacati e politica
Invitano alla prudenza intanto i sindacati. «Lo sci è un settore economico fondamentale, ma per aprire serve garantire sicurezza», avvertono i segretari di Cgil, Cisl e Uil Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti. Che chiedono di «evitare dichiarazioni demagogiche e irresponsabili fughe in avanti». E proseguono: «Politiche sanitarie, protocolli stringenti e l’Rt stabilmente sotto 1 sono fondamentali per dare un’opportunità vera alla ripresa delle stazioni sciistiche. Servono comunque sostegni al reddito per i lavoratori». Luca Zeni (Pd) ha depositato un’interrogazione per chiedere conto anche dell’organizzazione ospedaliera.

 

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