Il T – Giovedì 28 Agosto 2025
«Più occupati ma precari, manca visione d’insieme»
I sindacati sulla crisi del commercio: «Senza contrattazione sono penalizzati i lavoratori e le piccole imprese»
COMMERCIO
di Gabriele Stanga
«Manca una visione di sistema che tenga conto dei cambiamenti nel mondo del commercio e allo stesso tempo offra garanzie ai lavoratori». Dopo la diffusione dei dati della camera di commercio relativi alle chiusure dei negozi in Provincia di Trento, i sindacati lanciano l’allarme. Nell’ultimo anno in Trentino hanno chiuso i battenti 116 negozi (881 dal 2010 ad oggi), eppure tra 2023 e 2024 l’occupazione, invece di diminuire è aumentata (da 15.807 addetti a 15.977), di pari passo con la dimensione media degli esercizi (da 141 a 146 metri quadrati) e con l’esplosione del commercio online (in 10 anni da 55 a 320 attività). Ma di che tipo di occupazione si tratta? Secondo le sigle sindacali di settore Uiltucs, Filcams Cgil e Fisascat Cisl, all’aumento nominale dei posti di lavoro non corrisponde un aumento qualitativo: la maggior parte dei contratti sarebbero di somministrazione, part time o a tempo determinato.
Uiltucs
«Il commercio come tutte le cose sta cambiando – commenta il segretario della Uiltucs Stefano Picchetti – Si va verso metrature sempre più grandi e verso le catene di grande distribuzione e l’e-commerce. I problemi fondamentali sono due: il primo è che non c’è una politica economica che difenda il piccolo commercio, né a livello nazionale che provinciale. E il secondo è che non c’è una contrattazione territoriale che tenga conto della capacità di spesa. Molti lavoratori vanno via dal Trentino e tornano nei luoghi di origine perché qui il costo della vita è troppo alto». E se quest’ultimo problema tocca sia le piccole imprese locali che le grandi catene, sono soprattutto le prime che trovano difficoltà ad assorbirne l’impatto. «La grande distribuzione – spiega Picchetti – può permettersi di assumere due part time al posto di un tempo pieno, ha una struttura più solida e più facilità nell’assorbire i costi. La piccola impresa fa più fatica. Se manca contrattazione, si crea una lotta selvaggia in cui alla fine ci rimettono prima i lavoratori, che non sono pagati bene e finiscono anche per non avere orari e poi le piccole imprese. Se miglioriamo le condizioni, invece il commercio diventa più appetibile e i lavoratori rimangono nelle piccole imprese». Manca inoltre una formazione elastica: «Spesso le persone non vengono formate, ma sono lasciate a sé stesse e viste come forza lavoro e basta. Dopo aver lavorato nel commercio se una persona volesse cambiare lavoro, difficilmente potrebbe reinventarsi in un altro settore». Su questo scenario si inserisce anche la tematica del commercio online: «C’è stata una scarsa capacità di adeguarsi e trovare soluzioni che non fossero vendere in negozio quello che già si può trovare online e di gestire la specificità del territorio». E qui il commercio si lega anche al settore del turismo: «Un turista quando viene qui cerca competenze e cerca un prodotto che sia legato al Trentino, che può comprare solo qui. È mancata una politica industriale generale, una visione che non sia solo corporativistica ma che metta in rete le cose per valorizzare il territorio e offrire anche lavoro qualificato».
Fisascat Cisl
Una visione simile a quella di Fabio Bertolissi, segretario della Fisascat Cisl: «Manca una visione d’insieme e un coordinamento tra parte politica, datoriale e organizzazioni sindacali. Una visione che porti a mappare il nuovo mondo del lavoro che avanza e intercettare le istanze dei lavoratori e dei commercianti». Secondo Bertolissi infatti «non stiamo governando fenomeni come il passaggio dal commercio nei negozi fisici a quello online, non abbiamo flessioni e anzi l’occupazione aumenta ma di che tipo di occupazione stiamo parlando? Servono strumenti per regolarla».
Filcams Cgil
E qui interviene Luigi Bozzato, segretario della Filcams Cgil: «Il Trentino presenta già da un po’ dati record per quanto riguarda gli acquisti online, il commercio sta male ma saremmo bugiardi a dire che siamo sorpresi. L’occupazione è aumentata nell’ultimo anno ma dal mio osservatorio risulta che sono aumentati soprattutto la somministrazione, i contratti a temine e i part time. Non si tratta di occupazione stabile e con una grande contrattazione di secondo livello». Senza contare il problema dei bassi salari: «Le buste paga spesso non sono molto alte e questo di certo non aiuta a fidelizzare i lavoratori», conclude Bozzato.
Scarica il pdf: IL T ART commercio 280825
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