Il T, Corriere del Trentino – Mercoledì 28 Maggio 2025

«Povertà, la Provincia intervenga»

 

L’appello di sindacati e Camera di commercio, chiesti sgravi fiscali e incentivi

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Bassi salari
De Zordo: «Puntiamo a ridurre il part time obbligato per le donne
Servono più asili nido»

di Gabriele Stanga

«I dati sulla povertà in Trentino non devono essere sottovalutati e per contrastarla servono interventi da parte della provincia», Questo il pensiero che arriva sia dalle categorie economiche, rappresentate dalla Camera di commercio di Trento, che da parte dei sindacati, rispetto ai dati sul rischio di povertà sul territorio provinciale. Dati che pur in calo negli ultimi quindici anni e migliori in rapporto a quelli nazionali, sono peggiori rispetto a quelli dell’Alto Adige ed evidenziano diverse criticità. Si va dall’alto ricorso al part time da parte delle donne, fino ai bassi stipendi dei giovani laureati, questi ultimi sotto la media europea e nazionale (vedi il T di ieri).

La Camera di commercio
Il primo a commentare è il presidente della Camera di commercio, Andrea De Zordo: «Il rischio di povertà tra i trentini, pur essendo migliorato negli ultimi dieci anni ed essendo migliore rispetto alla media nazionale e del vicino nord est, è peggiore rispetto a quello del vicino Alto Adige e va monitorato», osserva. A ciò si aggiunge la considerazione che «la percezione della povertà è maggiore nelle zone in cui la media è migliore». Per questi motivi, secondo De Zordo, «è importante fare qualcosa per attenuare questo fenomeno», a cominciare dalla questione dell’occupazione femminile: «Serve uno strumento che permetta una riduzione del numero di part time concessi alle lavoratrici, perché spesso per le donne la scelta del part time è obbligata, a causa della mancanza di strumenti alternativi per la gestione dei figli o degli anziani. L’incidenza dei compiti di cura è straordinariamente più importante sulle lavoratrici che sui lavoratori». Ecco, quindi che, afferma il presidente, «è necessario avere un piano serio che possa ampliare la disponibilità di asili nido in modo che le donne che vogliono lavorare di più lo possano fare nella serenità di poter affidare i figli ad un costo conveniente e con una fascia oraria ampia e agevole». Una riflessione poi sui bassi salari dei giovani laureati: «Dobbiamo pensare di più a come attrarre i nostri giovani, in modo che, pur facendo un percorso all’estero, poi rientrino e siano nelle condizioni di dare risposta sia al passaggio generazionale che al tema del difficile reperimento di manodopera qualificata». Tutte queste risposte devono arrivare dalle istituzioni: «L’imprenditore ha già oneri pesanti, la politica locale deve studiare prodotti che possano sgravare oneri contributivi che rendono i nostri salari poco appetibili al lavoratore o immaginare altri tipi di benefit».

I sindacati
Non si è fatta attendere anche la risposta da parte dei sindacati: «Il Trentino deve continuare ad affrontare il tema della povertà con misure strutturali e lungimiranti. Sarebbe un errore sottovalutare questa questione sociale, limitandosi a confrontare il dato provinciale con la percentuale nazionale», commentano i tre segretari provinciali di Cisl, Cgil e Uil, Michele Bezzi, Andrea Grosselli e Walter Largher. Al contrario bisogna «lavorare per sostenere i 60mila trentini che oggi sono a rischio di povertà e esclusione sociale, facilitando la loro uscita da condizioni di marginalità economica e sociale».

“Chiediamo alla giunta incentivi fiscali sulla contrattazione collettiva e misure a favore dei giovani lavoratori laureati. Servono misure eque e innovative sulle case.”
Largher, Bezzi e Grosselli

Povertà Sono 60mila i trentini a rischio di esclusione e molti altri versano in condizioni di marginalità economica e sociale

Secondo i segretari, dunque, la giunta provinciale deve rafforzare gli interventi a sostegno delle famiglie di dipendenti e pensionati, anche in considerazione dei ricchi bilanci pubblici chiusi ogni anno con avanzi di centinaia di milioni di euro. Stride quindi con questo ricco scenario finanziario il fatto che la Giunta abbia deciso di tagliare del 4% le misure di sostegno alle famiglie». I sindacati sono dunque disposti a discutere di riforma dell’Icef, ma mettono le mani avanti. «Nessuna riforma è possibile a saldo zero».

Accanto al welfare il tema lavoro: «Bisogna concentrarsi sulla qualità del lavoro e delle retribuzioni. Per questo chiediamo alla Giunta di scommettere sulla contrattazione collettiva incentivandola fiscalmente come fa Bolzano. Accanto a questo intervento serve investire in politiche di formazione e industriali che traghettino il Trentino nei comparti ad alto valore aggiunto, mentre le imprese sono chiamate a fare la loro parte sulla valorizzazione del capitale umano, sui contratti e sulle retribuzioni».

Le tre sigle concentrano l’attenzione sui settori dove il lavoro povero è più diffuso, gli appalti e i servizi, ambiti in cui molto spesso lavorano donne e giovani con contratti precari, part time involontari e stipendi da fame. «Se non vogliamo continuare a vedere i nostri giovani laureati cercare occasioni di realizzazione fuori provincia è ora di invertire la rotta. Abbiamo presentato da tempo le nostre proposte alla Giunta provinciale e siamo pronti a confrontarci». Una variabile che incide sui redditi è indubbiamente la casa. «Se veramente l’Autonomia sta a cuore a questa maggioranza, allora ne valorizzino le competenze sperimentando misure eque e innovative, come già fatto in passato», concludono i tre segretari.

 

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