05 maggio 2022 – Corriere del Trentino

Premi ai prof, l’idea non piace La Uil: la qualità non si ingabbia

TRENTO La riforma della carriera dei docenti che la giunta sta elaborando non convince il mondo della scuola. Il segretario della Uil scuola Pietro Di Fiore è netto: «È una proposta di immagine, che mira a controllare i docenti più che a valorizzarne la qualità». Per Giovanni Ceschi, docente del liceo classico Prati e presidente del consiglio del sistema educativo, il nodo è invece la poca chiarezza: «Se davvero vogliamo introdurre incentivi premianti nella carriera di un docente, al centro dell’attenzione dev’esservi la didattica. Se al centro vi è altro, significa che la carriera è un pretesto per perseguire obiettivi diversi rispetto alla qualità dell’insegnamento».
«Quando il gruppo tecnico ci ha illustrato questa proposta i contenuti erano molto generici e vaghi: dare un parere dunque rischiava di essere molto complesso e fuorviante», ragiona Ceschi. Al netto di questo bisogna anche capire se davvero sia giusto valutare un docente: «Ammesso e non concesso che sia giusto valutare un insegnante, se dobbiamo farlo, secondo me, andrebbe fatto solo sull’aspetto specifico della sua professionalità, ossia la didattica. Che poi un insegnante debba anche saper gestire aspetti organizzativi a corredo del suo lavoro è ovvio, ma questi non devono costituire elementi premianti. Noi non siamo ostili a prescindere, sia chiaro, ma sono piuttosto critico su una logica che pone al centro l’elemento burocratico. Prima di tutto questo però andrebbe rinnovato il contratto dei docenti: quelli italiani sono tra i peggio pagati di Europa. Ma, e ci tengo a precisarlo, non è una mera rivendicazione sindacale, quanto piuttosto questione di dignità del lavoro. Se si vuole riqualificare la carriera dei docenti si deve, prima di tutto, partire da qui».
E dal contratto parte anche Di Fiore: «Davvero non ha senso che il rinnovo contrattuali arranchi e si parli di questo. Siamo stati coinvolti solo all’inizio di questo iter, in un incontro piuttosto confuso in cui ci è stato detto che così come gli enti locali e gli uffici pubblici hanno un’articolazione interna fatta di impiegati, capi ufficio e direttori così si vorrebbe fare a scuola. Ignorando però del tutto il fatto che la scuola non funziona così, noi non abbiamo insegnanti semplici e caporali». Per il segretario della Uil immaginare un dialogo su questa proposta come auspicato dall’assessore Mirko Bisesti è molto difficile: «La qualità dell’insegnamento è una cosa che nessuno, nemmeno i migliori pedagogisti, sono riusciti a ingabbiare in procedure e marker certi — ragiona — Se guardiamo poi ai sistemi europei, quelli che funzionano sono improntati sull’autovalutazione a livello di istituto, dove cioè ci si confronta con le famiglie e con gli studenti e tra colleghi per vedere quali sono i punti di forza e debolezza; altri sistemi, come quello britannico, non funzionano, e infatti in Gran Bretagna stanno tornando indietro. Ciò che andrebbe valutato sono gli insegnamenti e l’apprendimento ed è una questione di rara complessità. Il punto — prosegue Di Fiore — è che invece l’assessore, con questo progetto, vuole semplicemente porre una bandierina e più che innalzare il livello qualitativo punta a controllare i docenti e limitarne la libertà». Per Di Fiore non si capisce bene nemmeno il fine della riforma: «Non è ben chiaro cosa vogliano fare, se potenziare strumenti da dedicare alla funzionalità della scuola o se si vuole rafforzare la qualità didattica». E se l’obiettivo è il primo per Di Fiore si potrebbe agire «potenziando un po’ l’organico funzionale e quello dell’autonomia, che stanno invece tagliando. Per questo — conclude — insisto nel dire che si tratta di un’iniziativa più di immagine che di sostanza».
Il segretario della Uil scuola invita poi l’assessore a mettere la mani davvero sulla formazione professionale: «La riduzione dei numeri per classe alle professionali e l’equiparazione del contratto sono impegni che l’assessore ha preso e che il consiglio ha approvato all’unanimità: bisogna passare ai fatti concreti e se davvero vuole ci mette cinque minuti, noi siamo pronti a sederci al tavolo anche domani pomeriggio» conclude.

 

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